Si usano troppe parole per non dire niente. La matita e la Leica sono silenziose. Henri Cartier- Bresson. Henri Cartier-Bresson usava la sua Leica come un album da disegno, sempre alla ricerca del “momento decisivo”, l’imprevisto da immortalare, l’alchimia straordinaria di conservare ciò che sta per sparire. Al più iconico fotografo del ‘900, definito l’occhio del secolo, Palazzo Grassi dedica la splendida mostra: “HENRI CARTIER-BRESSON: LE GRAND JEU”, realizzata con la Bibliothèque nationale de France in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson.
Henri e Palazzo Grassi
Dopo il lockdown che ha interessato tutti i musei internazionali, Palazzo Grassi a Venezia riapre al pubblico nel mese di luglio conquistando come sempre lo spettatore. L’evento Cartier-Bresson (1908-2004) è indubbiamente un’occasione strepitosa, soprattutto per l’idea originale, un progetto ideato e coordinato da Matthieu Humery. Consiste nell’invitare cinque personaggi famosi a scegliere le loro immagini preferite, partendo dalla Master Collection, una selezione che il grande fotografo aveva individuato negli anni Settanta. Protagonisti d’eccezione: il regista Wim Wenders, la fotografa Annie Leibovitz, lo scrittore Javier Cercas, Sylvie Aubenas direttrice Dipartimento Stampe e Fotografia della Bibliothèque nationale de France, il collezionista François Pinault che gioca in casa.
Un doppio regalo
Doppio privilegio quindi per il visitatore, osservare il mondo di Cartier-Bresson, con gli occhi di artisti autorevoli: lo sguardo di Wim Venders, che ci ha regalato “Il cielo sopra Berlino” capolavoro di immagini entrate nella storia del cinema, o quello di Annie Leibovitz celebre per scatti noti a livello planetario come quello di John Lennon che abbraccia nudo Yoko Ono del 1980. È l’ultima immagine di Lennon vivo, qualche ora dopo il servizio fotografico verrà assassinato. Sempre della Leibovitz, la copertina “Born in the USA” con Bruce Springsteen.
Henri e i talenti
Storie di talenti universali che si intrecciano nel tempo, occasione per riscoprire la modernità di un maestro come Cartier-Bresson, tra i fondatori della storica agenzia Magnum, ispiratore per tutti i fotografi di reportage, molto vicino al movimento surrealista. Una vita rocambolesca, entra nella resistenza francese, fugge alla prigionia da parte dei nazisti riuscendo anche ad immortalare la liberazione di Parigi. È in India per la morte di Gandhi, in Cina per la nascita della Repubblica Popolare, primo fotografo occidentale a documentare liberamente l’Unione Sovietica del dopoguerra.
Il Moma e la finta morte
Annotazione suggestiva: Il MoMA di New York, credendolo morto in guerra, decide di dedicargli una mostra postuma. Lui “si fa vivo” allestendola e inaugurandola nel 1947. Tipico atteggiamento dei grandi personaggi, ci porta alla mente il telegramma che Mark Twain scrisse dalle Bermuda all’Associated Press, dopo aver appreso che era stato pubblicato il suo necrologio: “Spiacente di deludervi, ma la notizia della mia morte è grossolanamente esagerata”.
HENRI CARTIER-BRESSON. LE GRAND JEU
PALAZZO GRASSI
11/07/2020 – 10/01/2021
La mostra sarà presentata alla Bibliothèque nationale de France, a Parigi, nella primavera 2021.