Ora che Joe Biden è diventato il 46° presidente degli Stati Uniti d’America, dopo aver prestato il giuramento sulla Bibbia, per quest’uomo ultrasettantenne e di fede cattolica inizia un percorso abbastanza tortuoso. Deve affrontare la dilagante pandemia all’interno del continente statunitense, la questione di massa migratorie che provengono da alcuni Paesi dell’America latina, l’apertura della politica estera con l’UE e via discorrendo. Senza dimenticare la lacerazione creata nel Paese dal recente assalto di non pochi suprematisti al Congresso.
Il lavoro di Joe Biden
Quindi, per il neo presidente della prima Potenza del pianeta inizia una nuova era che denomino periodo di cucitura della tela di Penelope. Corroborato dall’assenza alla cerimonia del giuramento da parte del presidente uscente e sconfitto alle elezioni del 3 novembre scorso. Una scortesia istituzionale che ha un precedente soltanto nel momento dell’elezione di Abramo Lincoln! Si comprende che Trump non ha ancora digerito la decisione di gran parte degli statunitensi di averlo accompagnato fuori dallo studio ovale del cuore esecutivo di Washington D.C. La reazione è stata quantomeno arrogante.
Trump non si rassegna
Dopo le lacerazioni cagionate da Trump e dalla sua sporadica minoranza di facinorosi, tocca a Biden il compito di ricostruire il puzzle che dovrà riunire l’intera confederazione statunitense. Partendo dall’intenzione dello neo Presidente di avviare una dura aggressione al covid-19, che, purtroppo, sta causando tante vittime (già oltre 400 mila, più dei caduti nella seconda guerra mondiale).
Nel suo discorso ha evidenziato che sarà suo impegno superare anche il ciclone provocato dal fenomeno trumpismo che stava colpendo le fondamenta della giovane democrazia. Altro punto dell’obiettivo bideniano è far rimettere in moto l’economia dell’intero Paese.
Joe Biden e il dialogo
Molti osservatori ritengono che Biden potrebbe essere reputato il presidente che riporterà in risalto la politica del multilateralismo attraverso la riapertura del dialogo con gli alleati, compresa l’Italia. E per delineare dei passaggi per favorire una politica di controllo e di decrescita dei conflitti in corso nel mondo. Obiettivo primario, sul piano internazionale, della nuova amministrazione di Biden è il rilancio della interconnessione fra le varie democrazie per contrastare l’espansione della Russia e della Cina.
Joe Biden e l’Europa
Altro aspetto concerne il dialogo che Biden dovrà avere con l’Europa che, di certo, sarà più semplice rispetto all’ex presidente Trump, ma sarà ad ostacoli. Innanzitutto, le relazione dell’UE con la Cina in cui vigono posizioni contrastanti, su cui la stessa Unione dovrà porre in chiaro quali saranno i limiti politici e strategici delle sue relazioni commerciali ed economico con il Paese asiatico.
Non va, inoltre, dimenticata la questione di trovare delle linee guida della governance del web e il comportamento dei colossi come Google, Facebook, etc. Altro problema è il grattacapo del problema di tassare le grandi compagnie che operano nel mondo dell’e-commerce.
Usa e Russia
Col leader russo Putin la gestione dei rapporti necessita di essere compensato dal vuoto lasciato da parte della precedente amministrazione Trump. Soprattutto sul ritiro della presenza statunitense nell’area mediorientale. Lasciando all’Europa il fardello delle crisi in atto, come la questione della controversia tra Grecia e Turchia sulla delimitazione della zona economica esclusiva. O la difficile situazione tra Israele e palestinesi, come pure la questione libica e via dicendo.
Il rischio che corre Joe Biden
La preoccupazione è che alla fine in questi 4 anni di mandato la nuova amministrazione si dedicherà molto a risolvere i problemi interni. E schiverà le questione di crisi regionali internazionali, ponendo in secondo piano gli impegni internazionali. Rischiando di rendere fragili la sicurezza europea e quella degli alleati.