Il prossimo 10 ottobre il grandissimo poeta trevigiano Andrea Zanzotto avrebbe compiuto cento anni. Una ricorrenza centenaria molto importante per la letteratura italiana e soprattutto veneta che ha visto in Zanzotto un interprete maestoso sempre ad un passo dal premio Nobel, che, oltre a lui non ha premiato altri illustri italiani come Giuseppe Ungaretti e Mario Luzi.
Il poeta venuto da Pieve di Soligo
Nonostante ciò il poeta nato a Pieve di Soligo il 10 ottobre del 1921 è stato riconosciuto come uno tra i più grandi del Novecento. La sua grande “identità” è stata più volte impressa in ritratti da Mario Schifano a Pierpaolo Pasolini, i quali hanno messo sull’altare il suo sguardo penetrante che era sovente intento ad osservare con serietà il paesaggio e a carpirne le difficoltà della lingua.
Poeta nel dna
Zanzotto era nato a Pieve di Soligo, un ridente paese immerso tra le colline del Trevigiano. Suo padre era un insegnante di disegno e noto decoratore come voleva la tradizione di famiglia. Di estrazione democratica cosa che negli anni duri della dittatura fascista lo portò ad espatriare sovente in Francia. Il “piccolo” Andrea dimostrò subito di possedere delle doti intellettuali superiori tant’è che la sua prima insegnante elementare, la maestra Marcellina Dalto, lo fece iscrivere direttamente alla seconda elementare essendo già in grado di scrivere con una certa padronanza.
La storia
Negli anni a venire si avvicinò molto a sua nonna paterna ed in particolare alla zia Maria che lo coinvolse in varie attività culturali del paese. Finita la scuola elementare nel 1931 iniziò la scuola media inferiore nel collegio Balbi-Valier puntando sull’indirizzo magistrale. Tre anni più tardi, infatti, s’iscriverà all’Istituto magistrale “Duca degli Abruzzi” a Treviso dove inizierà la sua grande passione per la letteratura.
La prima poesia del poeta trevigiano
Non a caso nel 1936 venne pubblicata su un’antologia una sua poesia. S’iscrisse al liceo classico dopo aver superato l’esame d’ammissione un anno prima e studiando il greco da solo e così dopo il diploma magistrale conseguito nel collegio Balbi-Valler ottenne la maturità classica nel liceo Antonio Canova di Treviso. S’iscrisse nel 1938 alla facoltà di lettere a Padova, dove tra gli altri ebbe come docente Diego Valeri che gli fece scoprire i grandi poeti francesi Baudelaire e Rimbaud.
Il poeta e Grazia Deledda
Nel frattempo scoppiò la seconda guerra mondiale e nel 1941 andò a fare una supplenza in una scuola media di Treviso. Nell’ottobre del 1942 a soli ventuno anni si laureò con una tesi su Grazia Deledda nell’università di Padova.
Durante il periodo bellico fu dapprima scartato alla visita militare per insufficienza toracica e per una forte patologia riconducibile all’asma, successivamente nel 1943 ricevette la chiamata alle armi per frequentare il corso AUC (allievi ufficiali)ad Ascoli Piceno, dove non rimase per molto tempo in quanto gli fu riscontrato un grave problema bronchiale.
Il ritorno del poeta
Dopo varie vicissitudini Zanzotto riesce a tornare a Pieve di Soligo con l’intento di aiutare la famiglia e inizierà a dare lezioni private nel collegio Balbi-Valler. Durante l’inverno tra il ‘43 e il ‘44 si formarono le prime brigate della resistenza alle quali aderì occupandosi in particolare del settore propaganda.
Non fece mai uso delle armi, ma si occupò esclusivamente della stesura dei manifesti. Durante questo periodo decise di mettere assieme tulle le poesie che aveva scritto nel 1941 e ‘42 e pubblicate di seguito nel 1970. Finita la guerra inizialmente emigrò in Svizzera ottenendo una cattedra come insegnate nel collegio di Villars-sur- Ollon e successivamente a Losanna.
Rientrerà in Italia nel 1947 dopo aver lavorato anche come cameriere e barista. Iniziò a recarsi a Milano dove entrerà in contatto con Carlo Bo, Vittorio Sereni (suo primissimo mentore), Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo. Da sempre soggetto a crisi depressive nel 1952 venne a contatto con Cesare Musatti che gli sarà molto vicino cercando di farlo uscire dal suo disagio psichico.
Il poeta si vede riconosciuto
Arrivarono i primi riconoscimenti importanti e le cattedre d’insegnamento e soprattutto nel 1959 si sposerà con Marisa Michieli, anno in cui vinse il premio Cino Del Duca. Iniziò anche a collaborare con la rivista “Il Caffè” dove figuravano le firme di Volponi, Ceronetti e Calvino.
Mondadori e Fellini
Nel 1962 la casa editrice Mondadori pubblicò il suo volume “IX Egloghe”. Da allora fu tutto un susseguirsi di successi letterari di altissimo livello e collaborazioni con i più grandi intellettuali del secondo Novecento.
Tra questi anche il regista Federico Fellini con il quale collaborò per la sceneggiatura del film “Casanova” del 1976. I due a dir la verità si erano incontrati già nel 1970 durante la presentazione del film di Fellini “I clowns” e nello stesso anno Zanzotto pubblicò “Filò”, che comprendeva una lettera di Fellini il quale dichiarava la sua volontà per i versi in dialetto da inserire nel film “Casanova”.
E’ un escalation nel 1978 la collana “Lo specchio” di Mondadori gli pubblica “Il Galateo in bosco” e l’anno successivo otterrà il Premio Viareggio. Nel 1980 scrisse ancora per Fellini alcuni passaggi per il film “La città delle donne” e nel 1982 l’Università di Ca’ Foscari di Venezia gli attribuirà la laurea ad honorem.
Il male oscuro
Seguì un periodo legato ad una forte depressione che lo costrinse al ricovero e dove iniziò a dedicarsi alla forma di poesia “haiku” che decise di tradurre anche in inglese. Nel 1987 ricevette il premio Feltrinelli. Ricevette anche la laurea honoris causa in lettere dall’Università di Trento nel 1995 e pubblicò un piccolo libro dal titolo “Meteo” con le illustrazioni della pittrice Giosetta Fioroni compagna dello scrittore Goffredo Parise.
Il poeta e i suoi lavori
Vinse il premio Bagutta nel 2000, il premio Dino Campana nel 2001 e ottenne la laurea ad honorem dall’Università di Bologna nel 2004. Si dedicò anche alle storie per l’infanzia in dialetto (lingua) veneto come “La storia del Barba Zhucon”. Nel 2009 uscì un libro edito da Garzanti “In questo progresso scorsoio”, una bellissima conversazione col giornalista Marzio Breda.
Difficile elencare tutti i libri e l’opera di questo grande poeta e letterato che ha sempre dedicato i suoi versi al paesaggio e in primis alla sua terra. La situazione climatica, la povertà, il capitalismo, il conformismo, lo studio della lingua.
Come ha scritto Marzio Breda era un uomo dotato di “complicata semplicità” e questo la dice lunga sulla statura di questo immenso poeta. “In questo progresso scorsoio/ non so se vengo ingoiato/ o se ingoio”. Con questi meravigliosi e profondi versi ci congediamo da Andrea Zanzotto, che non ha ricevuto il premio Nobel, ma più di qualcuno ci starà ripensando…
Super interessante! Grazie
Articolo molto interessante che ricorda un Gigante della Poesia, molto bello ed emozionante il filmato. Grazie!