Come abbiamo detto nell’ultimo articolo https://www.enordest.it/2020/12/20/il-terreno-fonte-di-vita-e-protezione-per-la-natura/, il terreno è alla base di tutto. Non essendo solo un strato superficiale del suolo, costituito da componenti inorganici che derivano dalla degradazione delle rocce e da componenti organici formati da organismi viventi e da residui vegetali o animali, ci sono elementi che, in simbiosi con il terreno permettono di curarlo in maniera green. Parliamo oggi specificatamente di funghi. Per capire la loro importanza abbiamo consultato Danilo Marcer. Laureato in Economia Aziendale nel tempo si appassiona al mondo vegetale. Da anni si occupa di agricoltura biologica e della nutrizione e difesa naturale delle piante. E’ titolare di Hydrogeo che produce e commercializza la linea di prodotti 7Bio.
Funghi micorrizici
Parliamo di una delle componenti essenziali del terreno e cioè i funghi micorrizici (o micorrize), naturalmente presenti nel suolo. I funghi presenti nel terreno si distinguono in 3 tipi: funghi saprofiti che vivono a spese di animali o vegetali morti o in decomposizione; parassiti che colonizzano una pianta viva e la portano alla morte; funghi simbionti che hanno un rapporto buono con i vegetali.
Funghi simbionti
Le micorrize (dal greco mycor: fungo e rhiza: radice) sono funghi simbionti che creano un’associazione mutualistica tra un fungo e una pianta superiore; la simbiosi si stabilisce a livello dell’apparato radicale del vegetale e si estende a mezzo delle ife (le cellule vegetali allungate e filiformi, formanti il loro corpo vegetativo) dei funghi nel terreno circostante.
Grazie a questo tipo di simbiosi, la pianta ha un maggiore accesso alle sostanze minerali in forma organica e/o inorganica, alle risorse idriche e ai nutrienti presenti nel terreno (principalmente azoto, fosforo e microelementi), mentre cede al fungo prevalentemente carboidrati prodotti con la fotosintesi.
La concimazione chimica e l’apporto di fitosanitari e diserbanti hanno nel tempo impoverito e quasi eliminato le micorrize.
Il ritorno ai funghi “buoni”
Oggi quindi la micorrizazione è diventata una tecnica di coltivazione naturale attraverso la quale vengono apportati nel terreno dei funghi “buoni” che colonizzano l’apparato radicale della pianta, ripopolando la rizosfera circostante.
Il vantaggio
Il vantaggio per la pianta è evidente in quanto accrescendo il sistema radicale, diventa più resistente agli stress (es. ambientali come siccità, grandine, elevate temperature), sviluppa una maggiore protezione e competizione nei confronti dei funghi patogeni e dei parassiti terricoli e manifesta un’accelerazione nello sviluppo vegetativo.
Quando usarli
Le micorrize si usano quindi quando si vuole sviluppare l’apparato radicale, accrescere la bio-disponibilità di nutrienti presenti nel terreno, potenziare le difese naturali delle piante e migliorare la qualità e la quantità delle produzioni agricole e orticole.
Funghi e biodiversità
Inoltre le micorrize sono di fondamentale importanza per la ricostituzione e/o il mantenimento della biodiversità microbiologica dei terreni agricoli.
In agricoltura i maggiori effetti positivi si ottengono utilizzando le micorrize alla semina o all’impianto di giovani piante. Oppure su piante frutticole già adulte (es. vite), orticole (piante da orto) e floricole (florovivaismo).