Il momento è duro. E non facile da superare. Questo lo sappiamo tutti. Il Covid ha di fatto bloccato interi settori, ma senza nulla togliere alle ingenti problematiche che ciò comporta per tutti, io, come presidente di una squadra di calcio di Eccellenza, devo ovviamente pensare alla nostra realtà. Noi dilettanti stiamo affrontando un periodo difficile, che spaventa molti per le sorti che potrebbe loro riservare, ragion per cui, ora più che mai, ci serve una Guida. Che sia presente e solida. Che faccia sentire forte il proprio coinvolgimento. Stiamo rischiando di vedere scomparire il 50% delle società dilettantistiche dall’Eccellenza alla Terza categoria. E questo non possiamo permetterlo. Sarebbe la fine del calcio.
Non possiamo scomparire
Perché anche il più grande campione di Serie A ha iniziato a giocare e farsi valere sui nostri “campetti”. Noi dilettanti non abbiamo il giro di affari dei professionisti, non godiamo dei diritti televisivi. Viviamo la nostra realtà per passione e con il cuore. Eppure qualcosa manca. Manca un vertice decisionale, capace di intervenire con celerità anche in momenti difficili come questi, che sappia anche andare controcorrente, contro i poteri forti a Roma pur di salvare il “vero spirito” del calcio; che non sono i soldi. Constato però a malincuore come non sempre da parte degli organi competenti siano giunti interventi tempestivi nelle risposte e nel prendere la “palla” in mano. L’impressione è che si sia più che altro atteso che giungesse la decisione da qualcun altro.
Scomparire? Ma per colpa di chi?
Provvidenziale è stata infatti quella del Governo di fermare tutto, decisione che, forse, ha levato dall‘impaccio di doverlo far fare a chi, a livello regionale in ogni regione d’Italia, avrebbe dovuto intervenire prima e battere i pugni sul tavolo. Ho la sensazione che viga una sorta di immobilismo sia a livello regionale che nazionale che non fa del bene a nessuno. E allora credo che, nel rispetto del ruolo che gli organi che ci rappresentano rivestono, abbiano il dovere di far sentire la Nostra voce attraverso le loro Parole!
Dilettanti in attesa
Nel Nordest e non solo sono nati gruppi chat, facebook, whatsapp di presidenti che si sono confrontati, provincia per provincia, per far sentire la loro voce ai vari presidenti dei diversi CR. Così in Lombardia, Sardegna, Piemonte. Abbiamo, hanno, mandato lettere, chiesto incontri ma il silenzio delle risposte delle istituzioni è stato più assordante di un muro che crolla. Oggi, purtroppo, questo ultimo DPCM, tanto atteso e tanto temuto, non ha portato alcuna novità e, men che meno, beneficio. La situazione rimane la stessa ed i dubbi, ahimè, anche.
Ci fermiamo per scomparire o per giocare?
Quindi siamo ancora in attesa di capire come riprendere l’attività. Gli allenamenti non possono ricominciare, non nel vero senso della parola, non come sono a noi necessari per poter pensare di mandare i nostri ragazzi sul campo, eventualmente, dopo il 15 gennaio. Le condizioni rimangono quindi non chiare e, di certo, complicate, sia dal punto di vista della sicurezza che della preparazione atletica. Molti di noi sono spaventati: vanno ascoltati e tutelati. E ciò significa sbrogliare la matassa ed organizzare un piano di fuga da questa realtà statica in cui siamo confinati. Continua poi ad aleggiare su tutte le nostre società lo spettro della crisi economica, della paura di non farcela: questi interrogativi non vanno ignorati e disattesi.
Le tante paure
Rimango infatti molto perplesso, a tal proposito, relativamente all’attuale decisione di non sospendere il “mercato” dei ragazzi: non ritengo abbia senso discutere di spostamenti da una squadra all’altra in un momento in cui non ci sono le condizioni per prendere decisioni equilibrate. I problemi economici, così come quelli di gestione ed organizzativi, anche se dopo quelli della salute e della sicurezza, vanno affrontati: sono seri e contingenti.
Presidenti manager per non scomparire?
Ho sentito parlare di presidenti manager. Bene, io mi reputo uno di questi. Ma per me ciò significa conciliare sport e bilanci ed, in un momento del genere, tenere in piedi una società! Io lo sto facendo e, come me, tanti altri presidenti, e io, vivendo la mia esperienza nel calcio dilettantistico, mi trovo a farlo, ahimè, sempre più spesso con l’ausilio del mio portafogli. Per cui non ritengo che investire in una squadra, far quadrare i conti, e, quando serve, chiedere ristori ed aiuti a chi di dovere sia da considerarsi svilente per il nostro calcio.
Lottare per non scomparire
Io non sono un presidente “religioso”, (se mi si consente il termine in senso lato) ossia che confida sempre nell’aiuto dall’alto. Io posso anche definirmi presidente manager, ma non perché io veda una possibilità economica nel calcio, ma semplicemente perché investo sulle mie conoscenza e sulle mie possibilità, perché la mia società sia competitiva, ma, soprattutto, perché sia viva, risponda ai grandi cambiamenti in atto, funzioni e sia un posto dove lo sport possa essere amato e praticato. E come lo sto facendo io, lo stanno facendo i miei colleghi di Padova, Vicenza, Venezia, Pordenone, Trento e non mi dilungo.
Un patrimonio inestimabile
Per cui ritengo che in questo momento storico, contraddistinto da incertezza e dubbi, ci debba essere un interesse (che vada oltre ogni ambizione e velleità personale) mirato in via esclusiva alla conservazione di questo patrimonio insostituibile che è il mondo del calcio dilettantistico, bacino e fucina di giovani promesse (ma non solo), senza il quale il calcio è destinato a morire. E levo il mio grido in tal senso, sperando di essere ascoltato!
Cambiare per i nostri ragazzi
Come disse una volta Churchill: “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”. Ecco, forse ora è il momento di rischiare. Non per noi presidenti ma per i nostri ragazzi, soprattutto i più giovani, per i quali la squadra dilettante rappresenta la “riscossa” e li allontana dalla cattiva strada. Non lasciamo i nostri ragazzi in un angolo. Non lasciamoli soli e facciamoli tornare a sentire il profumo dell’erba e l’adrenalina della sfida.
Forse il Covid una lezione la può insegnare a tutti noi, presidenti di squadra, presidenti di Comitati Regionali, ragazzi; avere la forza di capire quando è il momento di rischiare il cambiamento.