Maddalena e Francesca, le protagoniste del romanzo d’esordio di Beatrice Salvioni, La Malnata (Einaudi, 2023), tornano sugli scaffali delle librerie nella seconda prova narrativa della giovane autrice. Ambientata sempre a Monza, nel 1940, quindi a quattro anni dalle vicende oggetto del primo romanzo, questa storia, dal titolo La Malacarne (Einaudi, 2024), si avvale di un incipit folgorante: una giovanissima ragazza, in piena notte, con addosso solo una sottoveste, scalza, i piedi sanguinanti, corre disperata, stringendo tra le braccia una cappelliera, per le strade della città deserta, in cerca di un rifugio. È Francesca, scappata di casa, dopo aver scoperto un inaccettabile tradimento da parte del padre. Tutte le lettere che ha scritto a Maddalena, richiusa in manicomio, non sono state mai spedite e scopre così perché l’amica non le ha mai risposto, dopo aver creduto, invece, che il suo silenzio fosse determinato da un risentimento nei suoi confronti.
Maddalena e Francesca ritornano
Riprende così l’amicizia di due ragazze ribelli e inseparabili, che le vicende umane tentano di tenere distanti. Questo secondo atto della loro storia viene raccontato sempre in prima persona da Francesca, che porta su di sé il peso di un tragico evento: l’uccisione di Tiziano Colombo, un ragazzo che le aveva usato violenza, quando aveva solo dodici anni e che aveva messo incinta sua sorella Donatella, per poi abbandonarla. Le due amiche, insieme, hanno nascosto il cadavere nel fiume, ma è Maddalena ad assumersi tutta la responsabilità dell’omicidio. «Maddalena, serissima, aveva giurato di aver chiesto al diavolo di mangiargli il cuore e che lui aveva obbedito, fermandogli il battito. Perché a chiamare il demonio, a tentarlo, sono la disperazione e la rabbia; l’impotenza di una creatura che si è stufata di starsene al proprio posto» (p. 14). Viene ritenuta dunque pazza. «È tipica della donna, la predisposizione alla follia. Per la complessione fragile, la tempra instabile. Ne erano concordi gli psichiatri, i medici condotti e gli uomini riuniti ai tavoli dei caffè del centro o delle osterie di periferia» dice Francesca e Maddalena commenta «Siamo folli non appena diventiamo d’incomodo o diciamo cose che li imbarazzano» (p. 162).
La fuga con cui si apre il romanzo finisce a casa di Noè Tresoldi, un uomo buono, che già in passato l’aveva aiutata e Francesca si stabilisce da lui, suscitando l’ennesimo scandalo in città, venendo subito bollata con l’epiteto di la Malacarne, vale a dire la degenerata.
Le due amiche si riuniranno dopo poco, quando Maddalena esce dal manicomio, molto cambiata: è piccola come se per lei i quattro anni di segregazione non fossero mai esistiti, sembra ancora una bambina, non è cresciuta. Ma ha mantenuto tutta la sua forza sovversiva e ribelle.
Maddalena e Francesca e la guerra
Quando l’Italia entra in guerra, una guerra che dovrebbe essere “lampo”, accolta con entusiasmo da troppi Italiani, e che durerà invece a lungo insanguinando il mondo intero, portando fame, bombe, morti e distruzione, Francesca capirà subito da che parte stare e darà il suo contributo alla Resistenza. Diventa staffetta partigiana, «Nel portapacchi della bici, tra sacchetti di zucchine, spinaci avvizziti e cipolle viola un po’ tocche, avevo cinque chili di esplosivo. Tritolo. […] Smontai dalla sella, sfilai in mezzo ai tedeschi. Uno di loro teneva al guinzaglio un cane da pastore, un animale bellissimo ma incattivito. […] Sistemai la sporta della spesa su una spalla, le foglie di spinaci strabordavano. Il pacco pieno di esplosivo nella carta della drogheria e legato con uno spago, lo infilai sotto un’ascella, aderente al fianco con un gomito. Salutai e augurai buona giornata.» (p. 341-342).
L’autrice nella nota alla fine del volume scrive: «Il paradosso di un romanzo è che niente di quello che si racconta è vero, ma nello stesso tempo niente è falso»: la storia è inventata, ma gli eventi narrati si basano su una precisa e ricca documentazione storica sulla lotta partigiana a Monza, che viene restituita tra le pagine e attribuita ai vari personaggi animando una storia appassionante. Una storia che si avvale della scrittura tersa e furiosa di Beatrice Salvioni. Una scrittura attenta ai dettagli, estremamente visiva e materica, sensoriale, già molto apprezzata sia dalla critica che dai lettori dopo il suo esordio con il romanzo La Malnata, pubblicato soltanto un anno fa.
Il libro sarà presentato alla Libreria Coop, in Piazza Ferretto a Mestre, lunedì 18 novembre, alle ore 18.00.
L’autrice
Beatrice Salvioni(Monza, 1995), ha praticato scherma medievale e ha scalato il Monte Rosa. Nel 2021 si è diplomata alla Scuola Holden e ha vinto il Premio Calvino racconti. La Malnata (Einaudi 2023), il suo primo romanzo, è tradotto o in corso di traduzione in tutto il mondo e diventerà presto una serie tv. Per Einaudi ha pubblicato anche La Malacarne (2024).
Beatrice Salvioni, La Malacarne, Torino, Einaudi, 2024.