Alberto Laggia è il nuovo direttore del settimanale diocesano di Belluno “L’Amico del Popolo”. Primo direttore non bellunese nella storia del giornale fondato nel 1909 e da allora pubblicato ininterrottamente. Mestrino, nato nel 1958, Laggia vanta una lunga esperienza prima come cronista dell’Ansa, l’agenzia di stampa più importante d’Italia, e poi come inviato del settimanale cattolico “Famiglia Cristiana”, attento a temi d’attualità come l’immigrazione e chiamato a seguire sempre come inviato i viaggi del Papa nel mondo. Tra le sue esperienze anche quella nella scuola di scrittura giornalistica “Chiodi” di Mestre dedicata al famoso giornalista che è stato tra i primi docenti.
Laggia, era più spaventato o emozionato quando hai accettato l’incarico da Direttore?
“Spaventato! Il giorno prima si è bucata la ruota della macchina e la mattina seguente, primo giorno da direttore, ho allagato il bagno della camera presa in affitto. Come sarebbe potuta proseguire la giornata?”
Come è proseguita?
“In modo incoraggiante: il precedente direttore lasciava, dopo 19 anni, una redazione di cinque persone con le quali siamo entrati subito in sintonia. Non era necessario rimarcare i ruoli, importava solo confrontarsi, comprendersi e fare squadra”.
Laggia erano spariti tutti i dubbi e le preoccupazioni?
“Non proprio: io sono di Mestre, la redazione di Belluno. Ci saremmo sentiti troppo distanti? Anche questa si è rivelata una paura che non aveva senso di esistere. I limiti, quando ci sono, sono solo nella testa. Ho capito che potevo occuparmi di più di cronaca civile ed è uno dei motivi per cui ho accettato. Sono qui a Belluno tre, quattro giorni a settimana; però posso dire di non essermi pentito della scelta, anzi. È la soddisfazione che cercavo e arriva quasi a fine carriera, un modo molto degno per me di concludere”.
Nell’epoca dei giornali digitali si legge ancora il giornale di carta? E l’intelligenza artificiale?
“Si, i numeri delle copie vendute lo dicono: le persone vogliono conoscere le storie delle comunità, magari conservarle; è un modo concreto di coltivare il senso di appartenenza alla comunità di cui si è parte. Quanto all’intelligenza artificiale lo vedo come uno strumento di lavoro: per esempio, aiuta tantissimo nella correzione della scrittura ottimizzando i tempi, ma non può sostituire l’abilità umana di chi scrive”.
La storia più bella che avete raccontato finora?
“Quella di Silvia: due lauree, Teologia e Psicologia, un lavoro come educatrice; ha cambiato per vivere totalmente al servizio degli altri. Così semplice, così straordinaria: sono storie in cui identificarsi, o dalle quali trarre ispirazione. E siamo solo all’inizio!”.
Ma chi è l’Amico del Popolo?
“Un giornale fortemente radicato nel territorio bellunese, non a caso nella testata c’è scritto ‘Il giornale delle Dolomiti bellunesi’ che tra l’altro sono anche patrimonio Unesco. E’ un giornale in qualche modo atipico rispetto ad altri settimanali diocesani, ha una sua laicità che si rispecchia nell’attenzione alla vita sociale, politica ed economica del Bellunese. E’ il giornale più letto nella provincia con 8.000 abbonamenti. Certo i 115 anni di storia contano qualcosa”.
Laggia, come caratterizzerà la sua direzione?
“La prima cosa da affrontare è il potenziamento della piattaforma digitale, occorre fare in tempi brevi questo passaggio dalla carta al digitale. Nel frattempo, è stata potenziata la redazione anche con l’assunzione di una praticante. Siamo presenti dappertutto, specie nelle Valli ed è un vanto. Ci conoscono tutti, quando dici l’Amico, qui sanno chi è davvero l’Amico, ovviamente del Popolo”.