“La porta aperta. Vita e amori prima del web” (Aletti editore) è il nuovo libro di Isabella Albano, già dirigente scolastica a Venezia, scrittrice e poetessa, appassionata anche allo studio dei temi riguardanti la morte. Una autobiografia che tutto intreccia come in un sogno, ma che tesse insieme il mosaico di una vita in cui la realtà trabocca.
“La porta aperta”, un titolo suggestivo, che evoca una “soglia”, è così?
“Il titolo del libro “La porta aperta” è legato ad un mio sogno. Precisamente nell’ottobre del 2015 sognai che parenti ed amici mi facevano i complimenti per un libro che io avevo scritto, tessendone le lodi e rallegrandosi per il successo che aveva ottenuto. Nel sogno mi stupivo di tale situazione in quanto ero sicura di non aver scritto alcun libro, ma le persone attorno a me erano talmente convincenti che pensai che probabilmente che il libro io l’avevo scritto veramente. Come accade in quella che potremmo definire la logica dei sogni, decisi che anche se inconsapevole, io quel libro l’avevo scritto davvero. La sua copertina era a me visibile e lessi il titolo:” la porta aperta”.
La notte successiva al sogno mi svegliai e cominciai a scrivere.
La storia è autobiografica ed il tema ricorrente è il rapporto tra il mondo visibile e quello invisibile. La porta è quella che li separa… Nel testo si intuisce che la porta rimane per lo più socchiusa, ma alcune volte, senza che io lo voglia si spalanca, lasciando che mi possa connettere con quanto esiste oltre”.
Ci spiega come si intrecciano creatività e realtà ne La porta aperta?
“Essendo un testo autobiografico posso dire che la realtà lo pervade. Il mio sguardo, anche quotidiano, è quello poetico, in quanto ho già scritto cinque libri di poesie e il linguaggio a me più congeniale è proprio quello poetico”.
Possiamo dire che memoria e oblio sono il binomio che caratterizza il libro?
“Sono assolutamente d’accordo che la scrittura abbia un valore testimoniale. Il mio libro è proprio basato su questo pensiero: salvare e custodire dall’oblio del tempo le vicende di persone comuni, che rimandano però a temi universali: l’amore e la morte. Si riesce ad intuire dalla lettura del testo come la forza dell’amore riesca a vincere sulla morte fisica e preluda sempre ad una nuova vita”.
Cos’è per lei la scrittura? Cosa la spinge a scrivere?
“Per me la scrittura è stata un atto liberatorio e di profonda connessione con quanto di più prezioso costituisca l’essenza del mio essere persona. Rispondendo alla prima domanda ho in parte toccato il tema proposto da questa…
Il rapporto con il mio sogno e la realtà di quanto poi sia accaduto è la cifra di questa produzione letteraria. È stato un viaggio dentro la memoria, un’operazione quasi storiografica, con momenti legati alla sacralità di una connessione con l’Assoluto”.
Quanto incidono le letture nella sua scrittura?
“Fin da bambina ho dato un’estrema importanza alla lettura. I libri della biblioteca scolastica da me venivano letteralmente divorati e la mia biblioteca è composta da autori classici, moderni e contemporanei, con una ricerca personale di poetesse e scrittrici la cui opera rimane per me fondamentale. Quindi miriadi di autrici ed autori mi si affacciano alla mente e sono state/i compagne/i del mio viaggio esistenziale e lo sono tuttora. L’elenco sarebbe talmente lungo da annoiare chiunque… Preferisco non citarne alcuna/o perché sono certa che ne escluderei qualcuno/a e probabilmente la mia scrittura risulterebbe indegna rispetto alle fonti d’ispirazione”.
Quali altre forme d’arte nutrono la sua creatività?
“Oltre a scrivere io dipingo e sono una fotografa amatoriale. Penso che tutte le Arti possano nutrire l’immaginario di chi scrive e pertanto la mia produzione letteraria si avvale di apporti di mondi artistici che sono strettamente connessi loro ed interdipendenti”.
La sua scrittura include anche la poesia, perché?
“Scrivo poesie e penso che tale genere sia quello più affine al mio sentire”.
Lei ama i libri stampati su carta o apprezza anche le versioni digitali?
“Preferisco di gran lunga il libro cartaceo perché la sua materialità non può essere sostituita in alcun modo da quello digitale. Anche se mi rendo conto che, come diceva Negroponte, sia più agevole trasportare byte piuttosto che atomi…”.
Perché leggere La porta aperta?
“Durante l’elaborazione di questo testo il mio rapporto con la scrittura è stato onirico, di estrema fascinazione, ma al tempo stesso di sofferta produzione. È comunque difficile rispondere a questa domanda perché io non sono una scrittrice conosciuta, se non da una cerchia ristretta di persone che mi hanno incontrato nella mia vita professionale ed istituzionale. Potrei dire che un motivo per comprarlo è immergersi in un tempo abbastanza recente, che l’assenza di tecnologia rende però remoto. Si può così capire che a volte la tecnologia, prendendo il sopravvento sulle nostre azioni, non ci permette sufficientemente di riflettere prima di fare scelte che poi comporteranno esiti irrimediabili. Il tempo che richiede la scrittura di una lettera non è certo quello dell’invio di un messaggio con il cellulare. Eppure in quel tempo c’era tutta la possibilità di riflettere sulle azioni che poi avremmo messo in atto. Mi riferisco, quindi, alla capacità di non essere agiti dalle proprie emozioni ma di capire profondamente la dinamica causa-effetto , alla quale non ci possiamo in alcun modo sottrarci” .
Ci sono nuovi progetti all’orizzonte?
“Ho in fase di elaborazione un romanzo non autobiografico, che per il momento ho accantonato, trascinata dalla mia prevalente passione poetica. In effetti ho partecipato a varie antologie edite da Aletti. Fra qualche mese partirò per un viaggio in Oriente ed è mio desiderio di ultimare il romanzo che ho in sospeso”.