E’ in pieno svolgimento l’ottantunesima edizione della Mostra internazionale del cinema di Venezia, inaugurata con squilli di tromba e presenze di grande effetto scenico sotto tutti i punti di vista. A cominciare dall’arrivo dell’elefante (non ce ne voglia il leone) che l’illustratore Lorenzo Mattotti ha preparato come immagine per il manifesto ufficiale di questa edizione che si concluderà venerdì 7 settembre.
E’ la prima edizione per il neo presidente Pietrangelo Buttafuoco, fortemente voluto al ponte di comando da Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, ma non è la prima edizione (per fortuna) del direttore Alberto Barbera, che ha saputo “allestire” ancora una volta un programma con film di alto livello dove non mancherà lo spirito di denuncia e l’erotismo a trecentosessanta gradi. Tra l’altro, ormai da diversi anni le proiezioni passate per Venezia con il successo del Leone d’oro sono successivamente andate a ritirare anche l’Oscar a Hollywood (Roma, Joker, La forma dell’acqua).
Mercoledì sera
La giuria è presieduta dall’attrice francese Isabelle Huppert, che coordinerà un gruppo di nove giurati quali il regista americano James Gray, il collega britannico Andrew Haigh, il nostro Giuseppe Tornatore, la polacca Agnieska Holland, il regista mauritano Abderramane Sissako, l’ungherese Gabor Reisz, il brasiliano Kleber Filho, l’attore cinese Zhang Ziyi e la regista tedesca Julia von Heinz. Questa la giuria, ma è doveroso citare la madrina e quest’anno questo “ruolo” inventato alcuni anni fa , spetta alla modella e attrice Sveva Alviti. Che ha dato il via alla cerimonia d’apertura con la consegna del Leone d’Oro alla carriera alla bravissima attrice statunitense Sigourney Weaver apparsa molto emozionata. Come ha detto il presidente Pietrangelo Buttafuoco “adesso in punto di poesia, in punto di memoria, io vado via”. E sono apparse le immagini sul maxi schermo di Alain Delon, Gena Rowlans e Roberto Herlitzka.
Alla Mostra del Cinema Tim Burton
Il grande protagonista, però, chi è? Ma è ovvio il tappeto rosso o se preferite il “red carpet”, dove i primi a sfilare sono stati il regista Tim Burton e la sua compagna Monica Bellucci Accolti da un turbinio di flash e applausi quasi da far spellare le mani (un giorno ce ne faremo una ragione…). Con loro Michael Keaton, Wynona Rider e Jeanne Ortega, la famosa Mercoledì della serie tv di Netflix dedicata alla famiglia Addams. I primi in passerella perché Tim Burton è sbarcato in laguna per presentare fuori concorso in anteprima il suo “Beetlejuice Beetlejuice” che uscirà nelle sale cinematografiche mercoledì 4 settembre.
A proposito di presentazioni ieri sera è stato proiettato “Campo di battaglia” di Gianni Amelio, primo film italiano dei cinque in concorso, che vede nel cast Alessandro Borghi e Gabriel Montesi. Per Amelio si tratta dell’ennesimo ritorno a Venezia. Solo due anni fa era presente in concorso con “L’uomo delle formiche”. Ma nel lontano 1998 vinse il Leone d’oro con “Così ridevano” e tre anni prima il Leone d’argento con “Lamerica”.
Il Cinema protagonista
Una storia lunghissima, ricca di protagonisti che hanno segnato la storia del cinema. Nel 1947 la mostra venne addirittura ospitata nello splendido cortile di palazzo Ducale, la sede più nobile della città. Vinse il cecoslovacco “Sirena” di Karel Stekly, ma molto applaudito fu “Il diavolo in corpo” di Claude Autant Lara con Gerard Philip. Gli anni scorrono e in laguna arrivano anche i grandi maestri come il giapponese Akira Kurosawa che vinse nel 1951 con Rasho-mon. Nel 1955 l’immenso danese Carl Theodor Dreyer che si aggiudicò la prestigiosa statuetta d’oro con “Ordet”. L’anno successivo il premio non venne assegnato.
Nel 1959 una “doppietta” tutta italiana in quanto la giuria decise di assegnate il Leone d’oro ex aequo a “Il generale della Rovere” di Roberto Rossellini e “La grande guerra” di Mario Monicelli. Grande polemica ci fu invece un anno dopo e precisamente nel 1960 quando vinse “Le passage du Rhin” di Andrè Cayatte”. Lasciando un po’ tutti (critici e pubblico) esterrefatti in quanto tutto faceva pensare al successo di “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti. Che invece dovette “accontentarsi” del leone d’argento.
All’epoca in molti dissero che “pagò” il successo ottenuto l’anno prima da due film italiani. Altri invece sostennero che la vicinanza di Visconti alla sinistra non era cosa gradita. Cosa che però non ebbe alcuna certezza in quanto nel 1965 vinse finalmente il Leone d’oro con “Vaghe stelle dell’orsa”. Tra l’altro non uno tra i suoi migliori film, ma sembrò quasi un ripiego per riparare al torto subito cinque anni prima.
Il 1968 fu un anno di grande contestazione che colpì anche le grandi manifestazioni culturali
Ad iniziare dalla Francia dove si registrarono scioperi a catena e lo stesso festival di Cannes subì le conseguenze, vedendo l’occupazione del Palais da parte di registi. Uno tra i più facinorosi fu il grande Francois Truffaut (esponente di spicco della nouvelle vague). Che impugnò un rasoio e fece un taglio netto sul grande schermo e successivamente la mostra venne annullata. In Italia le contestazioni iniziarono alla mostra del cinema di Pesaro. A Venezia un gruppo di autori iniziò la contestazione contro lo statuto della mostra che risaliva ai tempi del fascismo. Nacque così in quell’occasione il “Comitato di coordinamento per il boicottaggio”. Dopo giorni di discussioni con interventi del sindaco, prefetto, questore e dello stesso direttore della mostra Chiarini, la manifestazione prese il via il 27 agosto, ma con una scarsissima affluenza di pubblico.
Dopo quell’edizione ci furono ripercussioni tali che dal 1969 al 1979 non vennero assegnati i premi e addirittura nel 1973, 1978 e 1979 non venne organizzata. Si riprese a pieno ritmo nel 1980 e vinsero “Atlantic City” del francese Louis Malle e “Gloria” dello statunitense John Cassavetes ex aequo.
La storia ovviamente prosegue con tantissimi registi e attori che sono “sbarcati” a Venezia, ben sapendo che nel bene o nel male si tratta della più bella “passerella” cinematografica del mondo e non c’è Oscar che tenga. Anche se, come ha detto di recente il nostro Matteo Garrone, se vinci a Hollywood sei a posto per tutta la vita. Noi intanto godiamoci questa ottantunesima edizione lagunare e speriamo in un successo italiano, magari da esportare oltre oceano.
Alla Mostra del cinema Campo di battaglia
Come anticipato ieri sera è stato proiettato “Campo di battaglia” di Gianni Amelio poi a seguire nei prossimi giorni entreranno in gara “Queer” di Luca Guadagnino (si parla già di un suo probabile successo e a proposito del regista siciliano è presente a Venezia anche come curatore della mostra “Homo Faber” organizzata nella Fondazione Giorgio Cini dedicata alle eccellenze dell’artigianato artistico mondiale)), “Iddu” di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza (con Toni Servillo e Elio Germano), “Vermiglio” di Maura Delpero e ultimo ma non ultimo “Diva Futura” di Giulia Steigerwalt dedicato alla figura di Riccardo Schicchi.
Che dire per chiudere buona mostra a tutti e speriamo che la nuova presidenza targata Pietrangelo Buttafuoco, giocando scherzosamente sul suo cognome, getti talmente tanto fuoco da illuminare il cinema italiano che, nonostante tutto rimane il più bello del mondo.