Per la prima volta nella storia del nostro Paese, la produzione di energia da fonti rinnovabili ha superato quella da fonti fossili: un record storico, raggiunto nel primo semestre del 2024! La “green energy” ha soddisfatto quasi il 44% della domanda, soprattutto a seguito dell’aumento di poco inferiore al 65% della produzione idroelettrica; ma non solo: anche fotovoltaico ed eolico sono cresciuti. Il bello di questo stato delle cose sta nel fatto che, contestualmente, la produzione di energia elettrica da fonti fossili, in particolare quella prodotta con il carbone, è crollata di oltre il 77%.
La crescita nel primo semestre 2024
Le rinnovabili hanno rappresentato una produzione netta di 22,9 miliardi di kWh e la migliore delle performance si è avuta con l’idroelettrico, che ha raggiunto i 25,92 TWh, un aumento del 64,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Ma anche le altre fonti rinnovabili hanno visto crescite significative:
– energia eolica: +29,2%
– fotovoltaica: +18,2%
– energia idrica: +29,4%
L’energia geotermica è stata l’unica a registrare una leggera diminuzione: 2,8%.
Aumento della capacità rinnovabile
La capacità rinnovabile in esercizio è aumentata di 3.691 MW, di cui 3.341 MW di fotovoltaico, segnando un incremento del 41% rispetto all’anno precedente.
Tra giugno 2023 e giugno 2024, la capacità installata di fotovoltaico ed eolico è cresciuta di 6.831 MW (+17,3%), raggiungendo un totale di 46.321 MW. Il 22 giugno, durante l’ora di punta (13:00-14:00), è stato registrato un record storico di produzione oraria da fonti rinnovabili: 33,2 GW.
Andamento della domanda di energia
A giugno, la domanda di energia elettrica è stata di 25,7 miliardi di kWh, in crescita dell’1,5% rispetto a giugno 2023, anche se ancora non è bastato a colmare il divario con l’anno precedente, che è stato del -9,7%.
I consumi sono aumentati dell’1,1% al Nord, dell’1,9% al Centro e del 2,2% al Sud e nelle Isole. Altro dato estremamente soddisfacente è che l’88,5% della domanda di energia ha trovato risposta nella produzione nazionale, riducendo al solo (!) 11,5% quella importata, così che il saldo mensile è calato dell’8,6% rispetto a giugno 2023.
Il settore industriale
L’IMCEI (Indice Mensile dei Consumi Elettrici Industriali), ha calcolato che i consumi delle imprese energivore si sono incrementati del 2,7% rispetto a giugno 2023, con una variazione del 3,1%.
Di seguito, l’elenco dei settori più performanti.
– Siderurgia
– Cemento, calce e gesso
– Cartaria
– Chimica
In calo, invece, ceramica e vetrario, metalli non ferrosi, alimentari e mezzi di trasporto.
L’indice IMSER (Indice Mensile dei SErvizi) comunica che, ad Aprile 2024, si è registrato un aumento del 2,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Chi si è comportato meglio:
– attività professionali, scientifiche e tecniche
– trasporto e magazzinaggio
– settore immobiliare
E chi si è comportato peggio:
– servizi veterinari
– finanza e assicurazioni
– settore alberghiero e della ristorazione.
Diciamo che gli esperti, in qualche modo e in più di un’occasione, avevano anticipato questa inversione di marcia dato che, nel primo semestre 2024, le rilevazioni ufficiali certificavano che i giorni in cui si era andati oltre il 50% di copertura del fabbisogno elettrico con le fonti rinnovabili erano stati pari a quasi un terzo del totale (58 giorni su 182), mentre invece, nel 2023, il conteggio si fermava a meno di un decimo.
Risultati, questi, dovuti anche ma non solo da una buona produzione di solare ed eolico, perché il più l’ha fatto l’idroelettrico.
I mesi che, fino a oggi, hanno avuto più del 50% di energia prodotta da fonti rinnovabili, dato calcolato sulla domanda nazionale, sono stati: Aprile, Maggio e Giugno.
Se non consideriamo maggio 2020 con il 52,6%, questa è la prima volta che si registrano dati di questa portata negli ultimi dieci anni, eccezion fatta nel periodo della pandemia da COVID-19 che, per ovvi motivi, è stato un periodo lungo e caratterizzato da una domanda molto bassa, a causa della cessazione di moltissime attività produttive e commerciali.
È di tutta evidenza che non possiamo aspettarci questi stessi risultati a Luglio, per il semplice motivo che il forte aumento delle temperature ha abbassato sensibilmente la percentuale di copertura da rinnovabili.
Questa mi affermazione ha il sapore del paradosso ma, in realtà, un’estate come quella che stiamo vivendo, caratterizzata da temperature eccezionali, non favorisce la produzione di energia solare ma, anzi la fa diminuire, perché l’estremo calore ha un effetto perturbante sull’efficienza delle celle solari e, nonostante la presenza costante di un sole rovente, i pannelli producono di meno.
Il paradosso del troppo Sole
L’efficienza energetica delle celle solari dipende dalla temperatura: più questa aumenta, più l’efficacia si riduce, per colpa dell’agitazione termica all’interno del materiale.
In verità, in periodi caratterizzati da temperature atmosferiche molto elevate, la corrente aumenta leggermente in termini di quantità, ma la tensione diminuisce; di conseguenza, l’energia e la potenza che ne risultano sono ridotte.
Questa estate, in molte località, sono stati raggiunti picchi di temperatura che sono arrivati ai 40°C (e oltre!), senza contare l’alto tasso di umidità che ha reso il clima insopportabile, con temperature di 8°C al di sopra delle medie stagionali e che hanno portato a una riduzione del 10% nella produzione di elettricità solare.
Al problema del surriscaldamento interno dei pannelli fotovoltaici si aggiunge, poi, l’effetto della foschia nell’atmosfera: se i primi giorni di eccessivo caldo rendono l’aria più secca, i seguenti provocano una forte evaporazione d’acqua e si forma così una foschia che riduce il livello di soleggiamento.
L’ideale per la produzione di questo tipo di energia rinnovabile è, invece, il soleggiamento senza troppo calore, come avviene in autunno o in primavera.
Per invertire questa tendenza, è necessario puntare di più sull’efficientamento energetico degli edifici. Spesso, infatti, le fonti rinnovabili sono viste come integrate nell’efficienza energetica, mentre in realtà il fatto di ricorrere a una fonte di approvvigionamento “rinnovabile” non garantisce che l’energia venga meglio impiegata o gestita.
A volte l’investimento stesso in rinnovabili distrae dal vero obiettivo, che è quello di razionalizzare i consumi, eliminando gli sprechi e le inefficienze, evitando di consumare allo stesso modo energia diversamente prodotta.