Salinger ne Il giovane Holden ha scritto, probabilmente interpretando il sogno di ogni lettore: “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”. Ebbene, Rosella Lisoni, studiosa appassionata di Pier Paolo Pasolini, il suo autore preferito non l’ha mai incontrato, né tanto meno l’ha mai potuto chiamare al telefono, eppure è riuscita a intessere con lui un dialogo a distanza attraverso il suo nuovo saggio, concepito con una forma narrativa particolare. In Pier Paolo Pasolini. Un’anima divisa in due. L’arte di essere diverso (Orvieto, Intermedia Edizioni, 2024) ripercorre la sua vita e la sua opera in un monologo che prende la forma del dialogo.
Gli si rivolge direttamente, dandogli del tu e riesce attraverso brani tratti dalle sue poesie e/o dai suoi romanzi a conversare, quasi, con lui, come se fossero entrambi piacevolmente seduti uno accanto all’altro in un salotto letterario o sul set di un’intervista televisiva.
Il rapporto vero con Pier Paolo Pasolini
Quello con Pasolini per Rosella Lisoni è un rapporto vero e proprio fatto non solo di studio, ma di comprensione e di affetto, tanto da farle scrivere «sei divenuto per me un caro amico, un amico sincero, del quale mi fido e al quale mi affido. Una presenza importante insomma, costante e indelebile».
Il percorso che l’autrice ha pensato per questo libro non è solo biografico, ma vuole andare più in profondità, fin nel suo intimo, per quanto possibile.
Un Pasolini diverso
I capitoli in cui è suddiviso questo percorso si rifanno ai luoghi e ai diversi momenti della sua avventura intellettuale. L’infanzia e la gioventù nella sua amata e sempre rimpianta Casarsa della Delizia, quel Friuli che rappresentò l’essenza del mondo contadino che Pasolini sentiva arcaico e vero, in armonia con la natura e con la sua sacralità. Ma anche il luogo della vergogna, dove la sua omosessualità si rivelò nel modo più traumatico possibile, con una denuncia per atti osceni che, nonostante l’assoluzione, lo costrinse alla fuga verso Roma. I suoi rapporti familiari, la madre adoratissima e il padre detestabile, il fratello martire della Resistenza in circostanze tragiche e controverse.
La poesia dell’essere diverso
Rosella Lisoni mette in luce come la sua vita sia stata segnata dalla mancanza, che procede per sottrazione in una contraddizione continua che Pasolini risolve e trasforma in presenza febbrile, vita frenetica, vitalità estrema. Molto spazio nel libro è dedicato alla poesia, ma anche al cinema pasoliniano che sembra, a un certo punto, prendere il posto della parola che non ha più valore totalizzante. Perché il cinema «riesce ad assicurare rispetto alla letteratura un maggiore grado di realtà».
Capitoli sono dedicati ai viaggi (che per Pasolini hanno sempre rivestito un’importanza fondamentale e hanno assunto via via un ruolo chiave nella sua esperienza intellettuale), al sentimento del sacro (che rappresenta il fil rouge dell’intera sua opera) e all’universo femminile (le donne che hanno attraversato la sua vita), estremamente ricco e complesso.
Il capitolo finale non poteva che essere dedicato alla Tuscia, la terra che accolse Paolini negli ultimi anni di vita, dove girò importanti scene dei suoi film, la terra che gli ricordava il Friuli.
L’autrice
Rosella Lisoni, nata a Marta (VT) nel 1964, è laureata in Lingue e letterature moderne con una tesi sul cinema di Pier Paolo Pasolini. Ha iniziato la sua attività insegnando lingua francese, dal 1988 lavora all’università degli della Tuscia. Organizza eventi culturali a Viterbo e provincia. È autrice di: Eros e thanatos ne I Racconti di Canterbury di Pier Paolo Pasolini, vincitore del premio Salvatore Quasimodo, menzione speciale al merito di “Aurora una di noi”, di L’ultimo Pasolini tra forma e realtà, e di un saggio nel volume I luoghi di Pasolini a cura di Carlo Serafini e Stefano Pifferi. È presidente dell’associazione culturale La torre della Tuscia.
Un doveroso ringraziamento ad Annalisa Bruni per la sua attenta recensione che mette in luce i tratti salienti del mio ultimo libro “Pier Paolo Pasolini un’anima divisa in due. L’arte di essere diverso”: nel quale, come lei afferma, sembro inttrattenermi in salotto a conversare serenamente con l’intelettluale del secolo scorso. Per uscire poi a fare una lunga passeggiata sul sentiero della sua arte.
Un libro intimo, poetico, non accademico come i precedenti.
Un libro che descrive i temi cari al poeta: il suo pasato, la sua infanzia, le sue tecniche narrative, il suo mondo poetico e cinematografico, ma anche il suo essere un intellettuael irregolare, a tratti contradditorio che stupisce sempre, in grado si trovarsi là dove nessuno immagina che possa essere.
Grazie, Rosella Lisoni!