L’anniversario del settimo centenario della morte di Marco Polo ha prodotto libri di alta divulgazione giornalistica, mostre evocative e studi accademici, non solo nella natìa Venezia. Allo stesso tempo, si è risvegliata la mai sopita attenzione ai viaggi. In particolare, personalmente sono stato colpito dal sottotitolo del volume di Francesco Jori Marco Polo: La vita è viaggio (Editoriale Programma), che non è un semplice racconto “di viaggio”.
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Quelle quattro parole sono state per me come l’apriti sesamo dell’immaginario: per esempio, si sono aperti i sentieri antichi costruiti dal calpestio di milioni di piedi nudi o calzati propri di una umanità in cammino, e ho pensato al mercante diciassettenne Marco che, nel suo viaggio via terra verso la favolosa Cina, ha calpestato quelle piste addirittura preistoriche che sarebbero diventate nella sua memoria “le vie delle meraviglie” percorse a piedi, a cavallo e con carriaggi in lunghe carovane che noi moderni abbiamo visto mitizzate nei film western.
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Quelle “direttrici viarie antiche”, come scriverebbe un geografo, hanno legato il crocevia marittimo di Venezia, che è occidente, con il crocevia carovaniero di Khanbaliq che sta a oriente. Il flusso di civiltà trasportato e scambiato dai mercanti nella storia umana è incredibile: a questo proposito, Francesco Jori ricorda che i tre Polo: Marco, il padre Nicolò e lo zio Matteo, erano solo una minima parte delle schiere di trafficanti che, nella loro epoca e prima ancora, percorrevano la mitica Via della Seta.
Però i veneziani hanno avuto un asso nella manica, quel Marco narratore, quel grande affabulatore che ha dettato la sua pluridecennale avventura nel libro di viaggio più famoso al mondo: Il Milione, nel quale i lettori trovano ancora oggi “tutte le grandissime meraviglie e gran diversitadi” che Marco vide con i propri occhi.
I Capricci di un manager
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Ci sono persone, che a volte sono autentici personaggi, che si fanno conoscere per il modo in cui parlano e dialogano con gli altri, e ci sono persone che si rivelano attraverso la scrittura pur non essendo scrittori di professione. Uno di questi è Franco Guazzoni, ex bocconiano con esperienze internazionali come consulente di direzione che, a 82 anni, non ha ambizioni letterarie ma, piuttosto, desidera intrattenere come in un moderno filò le persone con cui “ha avuto legami d’amicizia, d’affetto”. Ha scritto un libro che si legge con piacere perché leggero e frizzante, proprio come il suo autore, ed è curioso fin dal titolo, che inizia in copertina con “Poche storie,…” e si completa a pag. 91 con “… pochi versi. E qualche scherzo!”
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Affabulatore ironico, le storie che scrive sono tutte ricamate con il filo del narrare fantastico che, va sottolineato, qua e là assume il colore del conte philosophique. Il risultato è che Guazzoni si diverte moltissimo a raccontare storie mirabolanti come il suo incontro con Sua Eccellenza… il Padreterno. O l’avventura che tocca a tanti abitanti di Alatri (Frosinone) ai quali un giorno sono cresciute d’improvviso le ali…
Si può dire che questo manager milanese ha fatto in letteratura quello che i pittori del ‘700 facevano con la pittura di paesaggi trasformandoli in Capricci.
Astratti furori
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(poesia)
Se fossi un albero, vorrei
tanti rami brulicanti di fiori
per profumare il mondo.
Se fossi un albero, vorrei
radici consapevoli perché
la vita sia una fratellanza.
Se fossi un albero, vorrei
foglie dorate e fiori rossi
per trasmettere bellezza.
Se fossi un albero, vorrei
le radici aeree per nutrirmi
con il respiro della Terra.
Se fossi un albero, vorrei
seminare il mio nome
nel vento della primavera.
Se fossi un albero, vorrei
fare dei miei rami un’arpa
e donare musica agli afflitti.
Anonimo 2024
Mi piace il ricordo di Marco Polo . E,come potrebbe non piacere ???
Mi piace la conclusione del giornale , laddove l’ anonimo poeta scrive …se fossi un albero ….
Ringrazio Dio . Il tempo non è passato invano !
Quante conquiste l’ umanità ha saputo raggiungere da quando Cecco Angiolieri diceva ,..se fossi foco arderei lo monno…
Il problema è che l’ uomo è insaziabile ed incontentabile : raggiunta una meta,se ne pone un’altra.
Riuscirà a fermarsi ?
Non credo . Penso che sarà il Creatore a stabilire il punto del non ritorno .
Intanto, godiamoci la miracolosa Bellezza dell’ Universo e l’ amore delle persone speciali che danno un senso alla nostra esistenza . Grazie.
Bellissima la poesia che evoca l’albero. Mi tocca in modo particolare, perchè, proprio pochi giorni fa, un mio caro amico pittore mi ha regalato per l’ennesimo compleanno un suo quadro a olio. Disegna la parte alta della betulla nel suo giardino, un groviglio di rami, ramoni e rametti innevati. Più lo guardo, più mi piace – come le vie della vita che si incrociano, si perdono, si ritrovano. Bello !