A Venezia e in Italia, tutti a ricordare i 700 anni dalla morte di Marco Polo. Mostre, libri, celebrazioni. E ora il suo viaggio lo porta dalla Cina al Foscarini.
L’idea di Calenda e Fiano
Io vorrei invece sottolineare una iniziativa, nata giusto venti anni fa, nel 2004, per volontà di due dirigenti scolastici veneziani: Enrico Calenda e Rocco Fiano. Si inventarono con i cinesi, in tempi non sospetti, l’iniziativa “Progetto Il Milione” tra istituti scolastici. Gli studenti cinesi sarebbero stati ospitati in Italia, a Venezia, per imparare lingua e cucina veneta. Gli studenti veneziani avrebbero avuto l’occasione straordinaria di conoscere il mitico Cataio, come si chiamava ai tempi di Marco Polo.
Le difficoltà per “portare” Marco Polo al Foscarini
Nel 2001 i primi e difficili contatti diplomatici con Pechino, per organizzazione, costi, assicurazioni, ospitalità per gli studenti. “Ricordo – dice l’allora preside Enrico Calenda dell’Istituto per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera A. Barbarigo, con sede nel sestiere di Castello – che i funzionari cinesi erano molto diffidenti e complicati. Le riunioni, estenuanti, duravano parecchie ore. Dovevano documentare per il Governo di Pechino, ogni modalità di spesa e didattica, al centesimo”. Finalmente nel 2004, grazie al contributo linguistico di alcuni studenti di Ca’ Foscari e alla docente Enrica Rubino, parte “Il Milione”. Sessanta studenti dell’Istituto di Chang Zhou, sono pronti a venire a Venezia. Ma c’è posto solo per 30 al Liceo convitto Marco Foscarini. Doverosa una selezione linguistica di italiano. Il dirigente degli Affari internazionali del ministero, Antonio Giunta La Spada, firma il protocollo.
Non fu semplice l’ambientazione per i convittori cinesi
Alimentazione, abitudini, cultura totalmente diversa, crearono dei problemi. Anche minimi. Per esempio non erano abituati (anzi detestavano e non sopportavano) i formaggi. Il Gorgonzola, per loro, aveva il gusto delle…feci. Ma per educazione ricevuta, i piatti non potevano essere rifiutati. Interveniva così l’ambasciata a Roma per sciogliere gli equivoci. Per esempio un lettore di cinese, fresco arrivato, denunciava crampi quotidiani, mal di pancia e condimento insostenibile. Mangiava, diceva, per sopravvivere, solo verdure. Poi si scoprì che l’olio che lui comprava al supermercato, non era olio di oliva o di semi, ma quello che costava meno e dava garanzie come marca internazionale. Peccato fosse “Olio Fiat”. Quello per i motori…
Il progetto Il Milione, poi si ingrandì in tutta Italia, con il coinvolgimento di ben 40 istituti italiani. Ai tempi del ministro dell’istruzione Letizia Moratti (2006) il governo avviò il progetto internazionale Italia-Cina, e il consolidato progetto veneziano di Calenda e Fiano, fece un figurone. Oggi si parla di circa mille studenti cinesi “italianizzati”.
I ricordi di Calenda e il Festival della cucina veneta al Foscarini
“Il ricordo più bello – ammette Enrico Calenda – fu quando ci inventammo a Chang Zhou il Festival della cucina veneta. All’entrata del grande ristorante avevano costruito un immenso Ponte di Rialto di cartone!”. Ma non era l’unica soddisfazione. I numerosi funzionari e tecnici dell’Iveco, facevano centinaia di chilometri per venire a mangiare da noi…
Il problema burocratico principale da superare fu di far passare alla dogana cinese i nostri cibi. Controlli e dazi surreali
“Avevamo un pullman e un autista tutto per noi – ricorda il prof. Rocco Fiano – quest’ultimo si affezionò così tanto che quando tornammo in Italia, pianse come un vitello. “Forse – ricorda invece malizioso Carlo Calenda – lo avevamo un po’ viziato. Durante una gita ci proposero scarabei caramellati e scorpioni fritti. Il ghiotto autista fece quasi una indigestione, ma fu per la nostra salvezza”.
Foscarini più forte del covid
L’attuale dirigente scolastica dell’Istituto Barbarigo, Rachele Scandella, oltre 800 studenti tra Venezia e Mestre – ci tiene a mantenere questa tradizione con l’Oriente. “Abbiamo subito l’interruzione Covid, ma il progetto “Il milione” resta valido – precisa la prof. Scandella – soprattutto per i nostri ragazzi. Oggi parlare cinese, vale quasi come l’inglese e apre a grandi opportunità lavorative.
Il viaggio di Marco Polo continua nel mondo, tanto più ristretto, del 21esimo secolo.