Rammento quando per Tuttosport ebbi un pezzo sul Carpi e il pr della serie C, Stefano Gozzi, mi disse che Giuntoli teneva a fare lui l’intervista. Giuntoli, insomma, è sempre stato molto vicino ai giornalisti. Figurarsi ora che è al vertice della Juventus. Penso alla differenza di reazione fra Allegri e Pioli, nell’essere congedati, lo stile di Stefano Pioli, le escandescenze di Massimiliano. Pioli ha fatto meglio dell’Allegri bis ma è sereno. E anche se consideriamo l’Allegri 1, alla Juve, non è stato così inferiore. Ranieri venne sostituito dal presidente Cobolli Gigli, alla Juve, a due giornate dalla fine, con Ciro Ferrara, che poi come allenatore si perse. Adesso era pronto Paolo Montero, come traghettatore.
Dispiace per Allegri
Dispiace se Allegri venisse licenziato per giusta causa, con l’accusa di “comportamenti non compatibili con i nostri valori”. Ma è probabile che così la Juve risparmierebbe alcuni dei 7 milioni di euro da contratto per la quarta e ultima stagione. La soluzione più probabile è il resto dello staff di Allegri, con Marco Landucci, per la partite con il Bologna e poi con il Monza. E poi arriverà Thiago Motta, incontrato da Giuntoli a Fiorano Modenese, vicino alla sede della Ferrari.
Quello che stupisce è quell’accusa di “non compatibile con i nostri valori” mossa ad Allegri – certo focoso, poco garbato, aggressivo ecc, – da una società che ha preso Allegri per rifarsi una verginità dopo la condanna per illecito legato alle plusvalenze con bilanci che la sentenza di giudici definisce “semplicemente non attendibili” e parla di “plusvalenze artificiali”. Una sentenza che ha portato a una penalizzazione di 10 punti in classifica e alla sospensione della squadra dalle competizioni europee. Troppo per poter impartire lezioni di etica ai suoi allenatori. Troppo se si considera che la stessa società è stata appena condannata a pagare 10 milioni di stipendi a Cristiano Ronaldo.
Allegri non si può comunque giustificare
Insomma, la morale è altra cosa, specie in questo calcio. Ciò non giustifica il comportamento di Massimiliano Allegri, chi fa l’allenatore conosce i rischi che corre, sa che può durare una domenica o cento. Deve sempre farsi trovare pronto. Ma merita sempre e comunque il rispetto: degli impegni presi, degli obiettivi raggiunti. L’annata bianconera era ripartita con Allegri e con due obiettivi: raggiungere la Champion’s League e la Coppa Italia. Entrambi raggiunti. Che la Juventus abbia giocato più o meno bene a questo punto fa poca differenza. Contano in una situazione simile i risultati.
Poi è vero che una società può fare le scelte che crede. Se vuole puntare su Thiago Motta è liberissima di farlo. Ma almeno risparmi la lezione di morale.
Giuntoli ha litigato spesso con Allegri, finchè l’allenatore è esploso
Ha avuto il suo peso anche lo scontro verbale con Guido Vaciago, direttore di Tuttosport. Che è da sempre interlocutore naturale della Juventus e ha scelto di schierarsi contro il non gioco di Allegri, e anche con i non risultati che ha ottenuto dal ritorno a Torino.
Ricordo Paolo de Paola direttore di Tuttosport contro Ranieri, che poi avrebbe vinto un titolo epico a Leicester, e anche contro -Ventura, che peraltro portò il Torino all’unica Europa vera del millennio. Qui lo ricordava Giuseppe Gattino, già ufficio stampa alla Juventus.
I confronti-scontri tra allenatore e giornalisti sono storia vecchia. Fanno parte del gioco. Non si parlerebbe tanto del calcio: e proprio per questo muove miliardi e interessi enormi, anche politici, anche di aspirazioni personali. Tanti sono diventati personaggi col calcio, molti hanno usato il calcio per guadagnare popolarità. I giornali regalano popolarità ai protagonisti del pallone, anche quando li criticano. Grandissimi allenatori sono stati criticati con violenza anche sulla strada dell’impresa eccezionale. Non c’è bisogno di citare Bearzot campione del mondo 1982. Fa parte del gioco, nel bene e nel male. Vale per gli allenatori, vale per i giornalisti.
Siamo andati a Roma ed ecco….
Siamo andati a Roma per la finale di Coppa Italia tra Juventus e Atalanta. Ecco come l’abbiamo vista, il nostro racconto, i nostri filmati. L’avvicinamento all’Olimpico, i tifosi: juventini, soprattutto, arrivati anche da nordest, come poi si vedrà da uno striscione nella curva bianconera
Questa è l’ora di avvicinamento al match che abbiamo trascorso in diretta su Live is life network.
Vista dall’Olimpico, la finale è avvincente ma si decide subito. Con quell’errore di Hien, quasi unico, da quando è a Bergamo, puntualmente punito da Vlahovic.
Allegri decisivo con le sue scelte
Lì Massimiliano Allegri può impostare la partita preferita, tre centrali fisici a fare da schermo a Perin, che non dovrà compiere miracoli, è salvato dal palo giusto nel finale. Senza Scamacca, l’Atalanta gioca come quasi sempre, trame un po’ fini a se stesse, i cross non passano e neanche a terra si riescono a creare palle veramente insidiose. Quella torre servirebbe tantissimo, a prescindere dai gol.
Passa il tempo e nella ripresa ci sarebbe anche un rigore per i bianconeri, stavolta è l’avversaria a non doversi lamentare dell’arbitraggio perchè il contatto di Hien su Vlahovic è gamba contro gamba, punibile anche la spinta, evidente. Abbiamo visto concessi rigorini molto più tali di questo, negli ultimi anni, Maresca non va al Var. Viene in mente un Udinese-Milan di 4 anni fa, quando Donnarumma disse all’arbitro: “Maresca, sempre a fare i protagonisti, siamo”.
Il 2-0 del serbo è annullato per fuorigioco, il popolo bergamasco resta lì, a sperare in un piccolo miracolo, da tempi supplementari.
Qualche effetto sonoro, dell’atmosfera unica, di una finale
Il recupero è infinito, neanche questa finale è di Gasperini. Era la meno complicata, a Dublino fra una settimana contro il Bayer Leverkusen sarà decisamente più difficile.
Ha vinto la Juve e Allegri addolcisce il suo congedo, nelle finali incidono ancora esperienza, attenzione
Atalanta-Juventus è andata più o meno come un anno fa, Fiorentina-Inter, stessa finale, sempre coppa Italia.
I viola a giocare – meglio rispetto a questi nerazzurri – e l’Inter sempre con il match in mano.
Massimiliano Allegri ha sfogato tutta la frustrazione di questi mesi levandosi due volte la giacca e anche la cravatta, prima e dopo l’espulsione decretata da Maresca.
Allegri finisce bagnato di champagne, congratulato anche da Gasperini
Il gioco d’attesa di Allegri è stato premiante almeno una volta in questo triennio, dopo tante brutte figure. Lascia con un trofeo, che merita per la meticolosità nel lavoro. Il suo calcio ha tanto di quello di Fabio Capello e può ancora portare successi. Con equilibrio, con attesa, certo Pep Guardiola sembra fare un altro mestiere.
Poteva finire 2-0, più che 1-1. Resta la differenza di budget tutta a favore dei piemontesi, che avevano faticato quasi di più al ritorno della semifinale, sempre qui, con la Lazio. Il valore della rosa imponeva ad Allegri di vincere. Anche arrivasse quarto, in campionato, dà l’addio con un trofeo che negli anni è diventato più prestigioso. E che premia la Juve per la 15^ volta, analoga superiorità rispetto agli scudetti.
Non meritava un congedo del genere
Ma Allegri al tempo stesso non meritava un congedo del genere. Passi per la minaccia al quarto uomo, per l’applauso a Maresca, ma poi il non volere Giuntoli alla premiazione è un fatto unico. Dal suo punto di vista, Allegri non ha tutti i torti. In una bella intervista di Francesco Saverio Intorcia su Repubblica il ds diceva: “Siamo noi a dover raggiungere i livelli di Allegri, lui ha già vinto 6 scudetti, è arrivato due volte in finale di Champions”.
Noi abbiamo conosciuto il primo Giuntoli dirigente, al Carpi, portato in serie A. E’ un tipo risoluto, il procuratore Vanni Puzzolo, all’epoca collaboratore di vannizagnoli.it, ci confessò quanta pressione fece su De Guzman, nazionale olandese, per fargli accettare il Carpi.