Un teatro gremito, quello di Villa Belvedere a Mirano. Molte le persone ad attendere Gino Cecchettin, per questo evento organizzato dal Comune di Mirano in collaborazione con l’avvocato Stefano Tigani. L’occasione è stata la presentazione del libro dedicato a sua figlia Giulia Cecchettin “Cara Giulia, tutto quello che ho imparato da mia figlia” (Rizzoli), scritto con il supporto dello scrittore Marco Franzoso.
Il sorriso di Giulia Cecchettin
La storia di Giulia – a poco più di 5 mesi da quel tragico 11 novembre, giorno della scomparsa , per scoprirne la tragica fine qualche giorno dopo per mano del suo ex fidanzato Filippo Turetta – non è mai passata nel diemnticatoio , come invece è capitato per moltissimi altri terribili casi di femminicidi. Con il suo sorriso stampato sulla copertina del libro, Giulia sembra stare a guardarci tutti, ricordando e ammonendoci, su quanta violenza ci sia e quanto sia facile trovarla intorno a noi, spesso tra le persone delle quali più ci fidiamo. Il libro racconta la vita di una ragazza aperta a sogni, speranze, ma anche alle paure e alle sofferenze. La storia di una ragazza come tante, una brava studentessa, una figlia di cui essere orgogliosi, perché avrebbe dato ancora tanto se quelle coltellate non avessero interrotto la sua giovane vita, già segnata dalla perdita della mamma.
L’evento
Ad aprire l’evento l’avvocato Stefano Tigani, insieme a parte dell’Amministrazione Comunale che insieme hanno organizzato questo incontro, con il sindaco Tiziano Basso, con l’assessore alla cultura Di Raimondo e l’ assessore Federico Caldura con delega anche alla Famiglia e ai Servizi sociali.
Stefano Tigani racconta sin da subito il contatto avuto con la famiglia Cecchettin sin dal 12 novembre 2023, il giorno dopo la scomparsa, per lui un’ esperienza forte. Tigani ha ricordato, poi, il caso di Lucia Annibali, sfregiata nel 2019 dal suo ex compagno, ricordando le sue parole “ possono esserci tutte le leggi, tutte le pene , ma quando la persona subisce, la sua vita dipende da quella persona, dalla scelta di quella persona”, di rendergliela diversa, difficile , impossibile, portandola a volte anche alla fine.
Il Sindaco ricorda come non si sia scelto il silenzio, per favorire un percorso di parti al fine creare reti e relazioni, ricordando che la moglie di Cecchettin trascorse la sua degenza durante la malattia proprio nell’ospedale di Mirano.
La conduzione dell’intervista spetta al giornalista Tiziano Graziottin, che con tatto e sensibilità ha condotto la presentazione toccando i tasti della vicenda: si è parlato di Gino e di Giulia del loro rapporto, tra padre e figlia.
Gino e Giulia Cecchettin un rapporto speciale
Gino ammette che all’inizio avrebbe potuto scegliere due strade: la vendetta, attraverso la rabbia il dolore, il rancore, l’odio, oppure scegliere di dare un senso ad una vicenda tanto drammatica, ma reagendo. Dialogando sulla positività e non solo sulla negatività, perché pensò a come Giulia rispose quando le venne a mancare la mamma, rispose a se stessa reagendo, andando avanti, che non significa dimenticare la madre, ma facendone tesoro, portandola con sé e nelle cose di tutti i giorni, attraverso quello che ha lasciato, detto, fatto, insegnato e trasmesso.
Gino ha messo in evidenza, grazie al lavoro con lo scrittore Marco Franzoso, il caos interiore, fino a mettere nero su bianco, un racconto, che desse senso al suo dolore, non sapendo ancora se avesse compreso tutto fino in fondo. Racconta di aver elaborato il lutto della moglie dopo otto mesi, per poi ritrovarsi di fronte ad un’altra tragica perdita: che poteva fare un uomo, con due figli e tutto questo attorno.. un lavoro, una casa, una vita da mandare avanti? Elaborare la rabbia, attraverso anche questo libro, che ci dice che con questo ha trovato il modo di dare un senso al suo dolore…
Questo è il racconto di una Giulia Cecchettin, che lui conosce
Ci ha aperto le porte di casa sua , di vedere dei fotogrammi di una famiglia normale, un papà, una mamma e tre figli, ognuno col suo carattere. Un libro che ci fa entrare in una casa, in punta di piedi, dove tutto era allegro, dove si rideva si scherzava, non si guardava la tv mentre si mangiava, ma si parlava, ognuno col qualcosa da raccontare giorno dopo giorno. Scene di una normalità devastante, quella che non c’è più e non ci sarà più, e allora si ripropone la scelta tra odio e felicità, immaginando che il peggio dovrà ancora avvenire. Gino ha messo in atto una strategia: quella di gestire solo le cose belle, la rabbia montava, ma capiva che assorbiva le sue energie che lo allontanavano dai ricordi, e dai figli Elena e Davide, che hanno bisogno di lui, poiché hanno tutta una vita davanti, insieme anche a lui.
Con Giulia solo pensieri belli, la ricorda già da piccola determinata e caparbia, la ricorda come ha superato la perdita della mamma, la ricorda quando si colpevolizzava del fatto che Filippo stesse male a causa sua. Lui che ne ha fatto una cosa sua, lui che non le ha permesso di avere una vita senza di lui, lui che ha esercitato una forma di possesso, lui che ha preteso che fosse solo sua.
Il ricordo di Giulia Cecchettin raccontato dal papà
Gino ritorna al periodo in cui dopo la morte della moglie Monica, su incitamento dei figli, tra cui Giulia ritorna a ballare, una passione condivisa con la madre dei suoi figli da sempre, dove iniziò a partecipare anche alle gare, pur ballando poi con un‘altra donna, che non fosse appunto la loro mamma. I figli spingono anche adesso perché non abbandoni il ballo.La tristezza c’è sempre, la felicità c’è sempre, sono un’altalena di emozioni contrastanti, ma il ballo ha il modo di alleviare il dolore, danzando con il corpo e ritrovando pensieri ed emozioni mai sopite.
Gino si professa ateo, ma mantiene dopo la vicenda di Giulia i contatti con i “Don”, come lui li chiama, due parroci della zona e uno in particolare, molto amante della montagna, come anche Gino, un giorno decide di portarlo a fare una camminata, una scalata. Essendo entrambi esperti, alla partenza ricorda , il tempo era grigio, umido, freddo una coltre di nebbia, quasi buio, iniziano la loro salita, inerpicandosi fino ad arrivare sulla vetta del monte, da dove spunta una splendida giornata di sole e da lassù vedono come una coperta sulla valle, la nebbia ed il buio che si sono lasciati sotto per salire.
Il “Don” con la forza della fede esclama “Vedi ti ho portato nella Bellezza”, la bellezza che puoi trovare ancora nella vita, seppur sotto ci sia quel buio, quel freddo, quella nebbia che sbiadisce i contorni, il sole splende sulla cima e qui sta la Bellezza della Vita.
L’invito di Gino
Gino in occasione dell’8 marzo rilascia una intervista a Repubblica:” dico ai genitori, quando me lo chiedono: non dobbiamo aver paura di violare anche la loro privacy, non dobbiamo fare gli amici o pensare che tutto andrà necessariamente come loro pensano che vada. Dobbiamo perdere tempo, con loro». Rimpiange in parte, sicuramente accompagnato da un senso di colpa, quello di non essere stato attento, come avrebbe potuto esserlo la mamma, dove avrebbe potuto aumentare la comunicazione, ma è pur vero che Giulia, non voleva di certo caricare di preoccupazione un papà già provato e triste.
Giulia era da piccola come Gino ce la descrive “una maestrina”, le sere che andavano a mangiare la pizza radunava i bambini degli altri tavoli più piccoli di lei e si metteva a fare la maestra, insegnava loro disegnare ed i genitori le erano grati per aver mangiato una pizza con così tata tranquillità. Importante fu il sostegno durante il suo percorso di studi, dato da Giulia ad una ragazza con determinate problematicità che, riuscì ad aiutare e a sostenere, fino a darle il modo di recuperare. A fine anno la scuola si congratulò con la famiglia per il lavoro di tutoraggio svolto a fare sostegno e a migliorare le competenze di questa alunna che forse si sarebbe persa.
Scelse poi una facoltà diversa consigliata dalla famiglia, ma giunta alla fine degli studi in Ingegneria biomedica decise di iscriversi visto il talento nel disegno alla Scuola Comix, iniziò il suo percorso il primo ottobre per fermarsi all’11 novembre, ogni giorno disegni e immagini, fino a quella data da cui in poi le pagine rimasero bianche.
Una Fondazione per Giulia Cecchettin
Con il libro ed il sostegno di altre Associazioni ed Enti, Cecchettin vuol dar vita entro l’estate ad una Fondazione «Vogliamo coinvolgere associazioni, Università: fare formazione, costruire consapevolezza, dare borse di studio per studentesse di materie Stem (science, technology, engineering e mathematichs”, per la stimolazione all’innovazione tecnologica.».
Con i genitori di Filippo, Cecchettin, ha mantenuto i rapporti, capendo il dramma nel dramma di quella famiglia, che non ha certamente la vicinanza ed il sostegno che ha invece lui, perché genitori di un omicida, ma vanno comunque capiti e sostenuti, anche per la presenza di un altro figlio.
Per Filippo non ha interesse, ma ammette il dispiacere per un’altra famiglia distrutta.
Come sarà ricordata di Giulia?… Gino dice come la figlia di tutti ed il simbolo di una battaglia.
Ecco perché dopo il suo assassinio, le richieste di aiuto e di denuncia per violenza sono aumentate esponenzialmente, si è rotto un silenzio.