L’arte è dono, ma è anche donazione come sanno tanti musei nel mondo, arricchiti da facoltosi mecenati o dalla generosità degli stessi artisti. Un caso recente è quello di un amico e collega, il critico d’arte e scrittore Luigi Lambertini, già noto al pubblico del nordest per i suoi articoli pubblicati per anni nelle pagine culturali del Gazzettino. Di recente ha donato la sua raccolta di opere d’arte contemporanea alla Biblioteca civica di Rovereto che ha “ricambiato” con la pubblicazione di un affettuoso e bel catalogo (copertina di Giulia Napoleone) che ha l’intrigante titolo di Persistenza dell’effimero.
“Rovereto per me” ha scritto il donatore, che in anni lontani in Trentino ha vissuto e lavorato prima di approdare a Roma, ai programmi culturali della Rai, “rappresenta una cerniera ideale tra il mondo delle pagine scritte dell’arte, della cultura e la vita reale”. Il suo è un gesto generoso ma anche, aggiungo, di responsabilità civile: un patrimonio privato – 148 fra dipinti, disegni, incisioni e gouaches di artisti protagonisti del ‘900 – è diventato gratuitamente pubblico, cioè a disposizione di tutti.
E proprio il catalogo – insieme all’esposizione delle opere nello spazio della Biblioteca – racconterà la sua storia esemplare che testimonia la “persistenza dell’effimero”, cioè la continuità del valore artistico nel tempo. Per dirla con la voce dello stesso Lambertini: “Solamente una Biblioteca è in grado di tener vivo il lavoro di questi artisti e creare cultura, unico antidoto contro l’arroganza e la violenza”.
Bravo Gigi.
Nel nome di San Marco
“Ah, i turisti. Dove li mettiamo?
Alla porta!?”
“Nossignore, Venezia val bene un ticket d’ingresso.
Basta con il tipo di visitatore velociraptor!”
Più o meno così potremmo riassumere la vexata quaestio (come direbbe un professore) del contenimento della marea turistica che, alla fine del discorso, si rivela nociva come una anomala acqua alta. “In fondo,” dice una voce isolata, gli spettacoli si pagano perché avvengano, e Lei è spettacolare…”
No, non solo spettacolare: Venezia è una scena vivente realizzata dai padri, e noi oggi dobbiamo sentire il nobile peso dell’eredità in cui viviamo. Per meritarla, ragiona il saggio, dobbiamo trattenerla, non lasciarla andare in rovina.
C’è del buono nella decisione del Sindaco di disciplinare gli ingressi dei visitatori: “L’obiettivo” continua a dire Brugnaro, “non è chiudere la Città, ma non farla scoppiare”.
Più che andare in frantumi, Venezia potrebbe morire di consunzione, potrebbe addirittura affogare in se stessa, come narrato in un romanzo utopico dello scrittore veneziano Renato Pestriniero: la minaccia, però, non è nella fantasia fantascientifica, nel domani, ma già operativa adesso. Così nel prossimo 25 Aprile arriverà la medicina, una specie di Mose chiamato ticket. Nel nome di San Marco.
Citazione d’autore
Gian Luigi Beccaria, In contrattempo, Einaudi 2022.
“Gli scrittori non sono dei predicatori, dei pensatori, ma coloro che hanno affrescato per noi il mondo che stava loro attorno nel modo più efficace: al punto, che spesso sembra più utile leggere in un romanzo la storia di un uomo corrotto che non, in un saggio, un intervento etico-politico sulla corruzione.
Dunque, a scuola leggiamo e commentiamo di più la letteratura. Riflettiamo su che cosa può rappresentare per un giovane, o aver rappresentato per un adulto, la narrativa, la poesia. Soltanto uno svago, una parentesi, una raccolta di perle colorate? I libri di letteratura sono tutt’altro che un’evasione, un lusso piacevole e superfluo. Al contrario, sono spesso un fatto dirompente”.
L’attesa
(poesia)
Nella notte, in casa, ci è nato
un fiore, bianco a disegni rosa:
l’ha fatto un’orchidea, quella
a destra delle cinque
nei vasi sul davanzale
schierati come tante culle
d’una nursery vegetale nella luce
della finestra che si apre
verso il cortile condominiale.
(e il verbo più intenso
che le riguarda non è sbocciare
ma nascere: i fiori nascono).
L’abbiamo attesa, quella fioritura,
come la sentinella attende l’aurora
o come un vagito nel silenzio.
Siamo stati impazienti, abbiamo
spiato ogni piantina, l’avventura
dei boccioli in retta d’arrivo:
crescere, gonfiarsi quasi a sfida,
i più turgidi prossimi all’evento.
Così la gestazione si è compiuta:
il piccolo fiore ci ha sorpresi
tessendo i suoi colori nel buio,
miracolo universale di Natura
sotto il cielo di una stanza.
Anonimo ‘24