Sono almeno tre gli ambiti d’eccellenza dell’economia nazionale che riguardano il tema green, riportati nell’ultima edizione del dossier annuale della Fondazione Symbola. Vi è evidenziato come i nostri punti di forza siano poco conosciuti all’estero e troppo spesso sottovalutati anche in Patria. L’Italia primeggia per green economy, economia circolare e agricoltura sostenibile. Ponendo su tutti questi temi, una grande attenzione all’ambiente e alla capacità di sfruttare i nuovi percorsi dell’economia.
I tre punti di forza
In tema di green economy, ci sono circa 345.000 imprese italiane, dato che corrisponde a quasi il 25% delle imprese extra-agricole e addirittura il 31% di quelle manifatturiere. Che negli ultimi cinque anni hanno investito sulla sostenibilità delle loro produzioni e l’efficienza dei loro impianti. Ciò ha portato vantaggi competitivi, soprattutto nell’export. Che vede il 34% delle imprese manifatturiere eco-investitrici esportare stabilmente, contro il 27% delle altre. In termini, poi, di innovazione, il 79% delle aziende esaminate ha sviluppato attività innovative. Mentre il 43% è rimasto legato alla vecchia concezione di produzione.
Uno dei tre primati
Un altro “primato” è quello che vede l’Italia leader europeo nel campo della dematerializzazione dell’economia. Per ogni kg di risorsa consumata, il nostro Paese genera 4 Euro di Pil. Mentre la media europea è di soli 2,24 Euro. Di più: l’Italia è il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti prodotti (76,9%), che ci vede virtuosi per più del doppio della media Ue (36%).
Agricoltura tra i tre punti
Ma parliamo di agricoltura e della sua attenzione all’ambiente. Con 569 tonnellate per ogni milione di Euro prodotto, la nostra agricoltura emette il 46% di gas serra in meno della media Europea. Facendo meglio di Spagna (+25% rispetto a noi), Francia (+91%), Germania (+118%) e Regno Unito (+161%). Non solo: l’Italia produce la minor quantità di prodotti agricoli e alimentari, che presentano residui di pesticidi (0,48%). Percentuale, questa, inferiore di 7 volte rispetto a quella francese e di quasi 4 volte rispetto a spagnoli e tedeschi.
Cos’è l’agricoltura sostenibile?
Lo sviluppo agricolo sostenibile prevede l’obbligatorietà di assicurare oggi il benessere a noi, e ai nostri discendenti in futuro. Il tutto senza che si arrechino ulteriori danni all’ambiente e senza depauperamento di risorse, con il rischio del loro esaurimento. In poche parole, dando agli altri le stesse possibilità di cui abbiamo sempre goduto noi. Secondo stime aggiornate, il 40% delle terre del pianeta è dedicato alla produzione agricola e zootecnica.
Una grave perdita
E’ allarmante che ogni anno, causa le erosioni, la perdita di fertilità e, soprattutto, la cementificazione, si perdano terreni da enormi estensioni di coltivazioni. Negli ultimi 40 anni, i suoli destinati all’agricoltura si sono ridotti del 30%. Purtroppo, in questa corsa all’autodistruzione, anche Il nostro paese fa la sua parte. Secondo alcuni studi, l’Italia è uno degli stati europei più esposti all’erosione.
Prima delle tre regole
Ma l’agricoltura sostenibile potrebbe essere una (la) soluzione. La prima regola è che deve essere salvaguardata la biodiversità, come in qualsiasi altro ecosistema. Sia in termini di prodotti, sia in termini di tecniche produttive. Ad esempio recuperando metodi di irrigazione tipici delle aree più aride mediterranee, i pascoli alpini, particolari tipi di rotazione delle colture o coltivazioni tradizionali. Ma, in concreto, quali possono essere le pratiche per un’agricoltura sostenibile? In particolar modo, l’aumento della biodiversità vegetale è strettamente legato a quello della biodiversità animale. Che significa, tra l’altro, incrementare la presenza di insetti e uccelli predatori. Di per sé stessi in grado di arrestare l’avanzata dei parassiti che danneggiano le colture, anziché utilizzare in modo massiccio, pesticidi e altri vari veleni.
La seconda
La biodiversità è indispensabile anche all’interno delle aree coltivate. Così, ad esempio, la rotazioni agraria, cioè cambiare ogni anno tipo di vegetale coltivato, è in grado di rallentare, se non addirittura di bloccare, la crescite di molte piante infestanti. Ma anche di impedire la proliferazione massiccia di parassiti, limitando in questo modo del tutto naturale, gli ingenti danni che questi provocano. Inoltre, le rotazioni agrarie consentono di evitare il sovrasfruttamento dei suoli coltivati. Ristabilendo così il contenuto di nutrienti, minerali e sostanze organiche, prevenendo il deterioramento.
Una delle tre regole più importanti
Tutto ciò che abbiamo fin qui detto, però, non può prescindere da una considerazione. Per avere sostenibilità, bisogna valorizzare le peculiarità del proprio territorio, scegliendo le colture adatte. E in questo nessuno meglio dell’Italia, storicamente maestra, con quasi 300 prodotti tra IGP e DOP. Negli ultimi anni, da un lato i consumi hanno trainato il mercato del biologico che, solo nella GDO ha visto aumentare le vendite di oltre il 10% nel 2019. Dall’altro, sono proliferate le piattaforme di e-commerce, utilizzate anche dai piccoli produttori per vendere i propri prodotti.
I numeri
Le statistiche di settore ci rivelano che gli acquisti del biologico sono concentrati nettamente al Nord (63,9%) contro Centro, Sud e Isole (36,1%). Se vogliamo utilizzare il termine sostenibile nella sua reale accezione però, dobbiamo essere pronti ad accogliere anche tecniche innovative e inusuali. Ad esempio l’idroponica o l’aeroponica, in cui gli ortaggi vengono coltivati senza terreno, creando vere e proprie fattorie verticali. Quindi, quando parliamo di agricoltura sostenibile, possiamo imbatterci in termini tipo: orticoltura urbana, food forest, ecc.. O anche in campi verticali che funzionano in idroponica, con un dispendio di acqua minimo, una grande efficienza produttiva e, soprattutto, assenza di pesticidi.
Sfera Agricola esempio per i tre punti
È il caso di Sfera Agricola, startup italiana che ha costruito una serra di 13 ettari altamente efficiente. La coltivazione idroponica rende possibile creare dei cicli chiusi che permettono di risparmiare il 90% dell’acqua. A fronte di un raccolto che va avanti per 10 mesi l’anno. La raccolta è effettuata a mano e c’è lavoro per più di 100 persone. Proprio l’innovazione diventa sempre più centrale nell’agricoltura, capace di prevenire sprechi e aumentare l’efficienza. L’uso di droni, software e sensori permette di agire in maniera sempre più mirata. Ottimizzando l’utilizzo di energie, acqua e prodotti chimici. Sostenibilità è quindi un termine molto ricco, che ha in sé i più antichi saperi della tradizione. Ma anche le più innovative tecnologie, all’insegna del rispetto per l’ambiente e per la salute.