“Venezia capitale mondiale della sostenibilità è all’avanguardia anche nei progetti volti al recupero delle acque reflue depurate a fini industriali e agricoli”, Simone Venturini, assessore alle attività produttive del Comune di Venezia, ha inaugurato così l’iniziativa promossa da Veritas in collaborazione con Water Europe, tenutasi a Mestre, nell’ambito del progetto europeo B-WaterSmart (B-WS).
Water Europe per la società ‘Water Smart’
Water Europe è la piattaforma tecnologica dell’Unione Europea finalizzata alla promozione dell’uso ‘intelligente’ della risorsa idrica nel contesto, sempre più difficile, dei cambiamenti climatici in corso, per contrastare i quali resilienza e innovazione sono strumenti essenziali.
Entro il 2030 metà domanda mondiale di acqua non soddisfatta
“Entro il 2030, metà della domanda di acqua nel mondo, non potrà essere soddisfatta!”, è il grave allarme lanciato da Andrea Rubini, direttore operativo di Water Europe, che ha scelto di realizzare a Mestre il confronto tra governance e innovazione tecnologica nel settore idrico, valorizzando così il caso-studio Venezia del progetto europeo B-WS, (unico in Italia) coordinato da Veritas.
Nel forum Water Market Europe Roadshow (evento locale del Water Market Europe), oltre al caso studio Venezia B-WS, è stato presentato anche il caso studio del progetto Ultimate a Rosignano, e il confronto ha visto la partecipazione di Unioncamere e di varie aziende che applicano tecnologie innovative nel settore idrico: Galdi Spa, Spinlife, Anodica Trevigiana, BM Tecnologie industriali, Checkup Spa, White Rex.
Il caso – studio Venezia B-WS coordinato da Veritas
“Veritas ha già sperimentato tre progetti pilota, installati al Depuratore di Fusina e finalizzati al potenziale riuso delle acque reflue depurate e recupero delle risorse collegate, ma se si vuole dare gambe all’innovazione sono urgenti e necessari anche snellimento, razionalizzazione ed aggiornamento delle normative per facilitare l’applicazione delle soluzioni individuate” -ha dichiarato Andrea Razzini, direttore generale di Veritas.- Vorrei ricordare infatti che attualmente l’acqua di riuso, a causa di prescrizioni molto severe, non è ancora accettata, anche se, stando ai dati dei monitoraggi effettuati, la qualità delle acque reflue depurate è ben superiore a quella dei fiumi”.
A Fusina potenziale di riuso di 39 milioni metri cubi di acque depurate
Patrizia Ragazzo (responsabile R&S progetti europei servizio idrico integrato Veritas e coordinatrice del caso studio Venezia B-WS, nonché dell’iniziativa del 5 e 6 dicembre) è intervenuta spiegando che “il potenziale di riuso derivato dalle acque reflue trattate dal depuratore di Fusina é di circa 39 milioni di metri cubi anno. Si tratta di un’opportunità strategica per imprese e agricoltura: i fondi europei ci hanno permesso di sperimentare con successo soluzioni tecnologiche ed informatiche molto innovative per il territorio”.
Venezia B-WS: tre impianti pilota per il riuso delle acque reflue
Nell’ambito del caso-studio Venezia B-WS (di cui è mentore Rita Ugarelli, responsabile ricerca di Sintef leader internazionale nel campo dell’innovazione idrica) è stato attivato un impianto pilota per il riuso industriale delle acque reflue (tramite ultrafiltrazione, osmosi inversa ed elettro-deionizzazione) sviluppata da HYDROTECH. Il recupero dell’azoto, come sale fertilizzante, ha messo a confronto invece due diverse tecnologie di stripping dell’ammoniaca realizzate rispettivamente da DEPURACQUE e da ETRA.
“Le piattaforme informatiche (sviluppate da ENGINEERING) -ha aggiunto Patrizia Ragazzo- serviranno invece come supporto per le opportunità di riuso e valorizzazione di effluenti e fanghi, utilizzando tutte le informazioni territoriali necessarie ed integrando anche i risultati degli impianti pilota”.
Utilitalia: “servono normative adeguate alle esigenze dei gestori”
Anche per Utilitalia il nodo da sciogliere, evidenziato da Tania Tellini, coordinatrice attività settore acqua della federazione nazionale delle utilities, resta l’adeguamento urgente delle normative nel settore idrico, in particolare per quanto attiene il riuso delle acque reflue, ma anche una corretta pianificazione che si basi su solidi bilanci idrici, senza la quale, per i gestori locali, non sarà possibile vincere le sfide dei cambiamenti in corso che presentano complesse conseguenze legate alla scarsità d’acqua in aree sempre più vaste del paese associata a fenomeni meteo estremi.
Le 5 R dell’acqua: recupero, riuso, raccolta, ripristino e riduzione perdite
“Tra settembre 2021 e luglio 2022 sono state registrate anomalie delle temperature con 2, 3 gradi (ma talvolta anche 5 gradi) in più rispetto alle medie di riferimento – ha ripreso Tania Tellini.- Per quanto riguarda i deficit di precipitazioni accumulati tra settembre 2021 e maggio 2022, al Nord risultano del 50-60%, con una flessione del 20-30% anche nel Meridione; poi da ottobre 2022 a giugno 2023 si è registrato un lieve miglioramento generale. A fronte di questa delicata situazione Utilitalia ritiene fondamentale la transizione circolare di tutto il sistema di utilizzo della risorsa idrica adeguandosi ai principi delle cinque R: raccolta delle acque piovane, riduzione delle perdite idriche, recupero dei fanghi di depurazione, riuso acque reflue depurate e ripristino con avanzamento del sistema di depurazione per il ritorno alla fonte di acqua di alta qualità.
Secondo stime condotte da Enea e Utilitatis, in Veneto il potenziale di riuso si attesta tra il 59% e il 79% del fabbisogno irriguo, ma perché i gestori possano implementare adeguati sistemi di recupero, sono urgenti gli aggiornamenti normativi e gli interventi infrastrutturali già richiesti da Utilitalia”.
Dal caso studio B-WS, la conferenza dei portatori di interesse
Per creare un contesto condiviso di valutazione (e di supporto ai cambiamenti in corso), nell’ambito del caso-studio Venezia del progetto B-WaterSmart, è stato dato avvio alla Comunità di Pratica (CoP) territoriale. Si tratta di un tavolo di lavoro multidisciplinare di cui fanno parte istituzioni ed organizzazioni del settore idrico che condivide gli obiettivi strategici del progetto B-WaterSmart: Regione Veneto, ARPAV, Città Metropolitana di Venezia, Consorzio di Bonifica Acque Risorgive, ANBI Veneto, Consiglio di Bacino Laguna di Venezia, Viveracqua (consorzio dei gestori pubblici del servizio idrico integrato del Veneto e Friuli Venezia Giulia), Veneto Agricoltura, Confindustria Venezia, Università Ca’ Foscari di Venezia e Università di Verona.
Una governance partecipata da tutti gli attori chiave della filiera acqua, opportunamente supportata ed informata, è quindi un elemento cruciale per risolvere le disomogeneità, riconoscere le reali criticità e trovare soluzioni di razionalizzazione e valorizzazione mediate, valutando i reali rischi e la direzione delle opportunità sostenibili.
Le richieste dei gestori idrici del Veneto alla Regione
Nel corso dell’iniziativa promossa a Mestre da Veritas e Water Europe, tutti i rappresentanti della CoP hanno avuto occasione di fare il punto sullo stato di sviluppo dal caso-studio Venezia del progetto B-WS e sulle opportunità di valorizzazione nel nostro territorio. Su questo ed altro sono intervenuti Paolo Giandon, Direzione Ambiente della Regione Veneto che ha dato ha avviato ai lavori in apertura e Carlo Bendoricchio che ha parlato delle opportunità di riuso diretto dell’effluente a valle delle acuzie siccitose dell’estate del 2022.
Sul tavolo anche la richiesta avanzata da Massimo Cornaviera, direttore operativo del Consorzio Viveracqua, (presente insieme alla presidente Monica Manto), che ha elencato criticità ed opportunità del settore, sollecitando la Regione ad intervenire a livello normativo, sulla base di una visione di medio lungo termine per permettere ai gestori idrici di realizzare strategie e programmi operativi articolati in prospettive di ampio respiro.
La richiesta di interventi strutturali per affrontare la crescente crisi idrica è stata sostenuta anche dai rappresentanti del mondo agricolo che partecipano alla CoP B-WS.
Water Europe: Venezia modello per l’Europa
Per Andrea Rubini, direttore operativo di Water Europe, che ha partecipato al confronto con rappresentanti delle istituzioni locali e di aziende pubbliche e imprese private del settore, il caso-studio Venezia è un modello da esportare a livello europeo perché si avvicina ai Water Operative Living Lab (WOLL) EU, laboratori viventi multidisciplinari dove accademia, governace, imprese e cittadino lavorano insieme per favorire l’implementazione di soluzioni innovative ed arrivare alla Smart society.
Completato al 75% il piano integrato Fusina per il disinquinamento della laguna
Non resta che attendere quindi il 2024 sperando che il nuovo anno possa celebrare il tanto atteso completamento del PIF (Piano Integrato Fusina) che, tra le varie opere di risanamento a Porto Marghera -come ha illustrato Cristiano Franzoi, amministratore delegato presso SIFA s.c.p.a. Gruppo Veritas- prevede interventi finalizzati al potenziale recupero di circa 30-40 milioni di metri cubi di acque reflue depurate, da riutilizzare nell’ambito degli impianti industriali e delle zone agricole dell’area.
Vale la pena sottolineare che la Regione Veneto, anche mediante i finanziamenti della legge speciale per Venezia e Chioggia, ha potuto fortemente sostenere questo progetto che ha alla sua base la politica di disinquinamento del bacino scolante nella laguna di Venezia, così come indicato dal piano direttore del 2000. Il piano è, a poco più di 20 di distanza, attuato per una percentuale di circa il 75% il che definisce uno dei principali successi di disinquinamento ambientale, oltre che di politica attiva di protezione dell’ambiente e del territorio.