Il nostro vagare, lo sapete, è spesso notturno, e comunque a margine degli eventi, sportivi o meno a cui interveniamo, raccontiamo quanto cattura la nostra attenzione. A Parma, dopo il derby di calcio, con il Modena, prima di fare ritorno nella città dove viviamo, ci siamo fermati a Evolution, lungo la via Emilia, locale accanto a una concessionaria. Anzi, speravamo che il punto auto fosse aperto anche la notte. Comunque ne è valsa la pena, perchè il titolare ci ha concesso una bella esclusiva di rilievo. Si chiama Roberto. “Avevo – racconta – la droga come ragione di vita, per anni, a Parma. Ora da quasi 12 non mi drogo più. Sono amico dei calciatori”.
Nella città ducale è molto noto, aveva a suo tempo patteggiato un paio d’anni
Amico di tanti calciatori e anche di allenatori, uno che andava spesso a Milano. Ha aperto il locale da poco e il mondo Parma è spesso ospite da lui e lo era già nell’era Tommaso Ghirardi, poi con l’allenatore D’Aversa.
“Ho pagato il milione di euro di debiti che avevo, per droga, grazie anche alla famiglia, sono figlio unico. Andare in comunità mi ha cambiato, adesso guai se vedessi stupefacenti nel mio locale. Come ne sono uscito”.
Nega di avere spacciato: “Consumavo 10-20 grammi al giorno. Avevo fatto il militare in un corpo specialistico. Non dormivo praticamente mai”.
L’altro reportage che proponiamo in esclusiva è di mercoledì notte, a Reggio Emilia, nella sala giochi Macao.
Anche la ludopatia è una droga
Per capire cos’è la ludopatia, basta passare una notte qualsiasi in questo bellissimo locale. Mi affaccio per scrivere, per titolare i miei racconti in video e una signora: “Prestami 10 euro”. Magari sì, se mi fa intervista, sul suo lavoro di operaia metalmeccanica, sulla sua storia. Riccioli, non magra: “Ma senza il mio viso”, il videoracconto. Ovviamente, lo chiedo sulla ludopatia.
“Ma dentro non si possono fare video, neanche se lei fosse d’accordo”, dicono in coro il gestore della notte, giovane, che ha un altro di fianco, e la guardia.
Racconto poco sulla ludopatia come droga, senza immagini neanche delle slot
Dura 5’, il countdown. “Ha vinto 250 punti”, poi “Hai vinto 750 punti”. Commento a mezza voce, ma Anna deve divertirsi: “Questi soldi sono miei, vero?”.
Insomma, non le guasto il suo momento più bello della giornata. Non è una cosa che mi entusiasma. Personalmente ho tante passioni ma un’unica dipendenza, i racconti, il mio esibizionismo significa reportage, coraggio. In questo senso https://www.enordest.it per me vale Report e Striscia La Notizia, Lucignolo e Le Iene, speciale tg1.
Quando Anna finisce, riprendiamo la gag. Era in bicicletta, faceva freddo.
Esilarante quando il giovane gestore dà l’aut aut. “Avete 15’ per giocare – diceva – o sennò uscite”.
Avevo preso una cedrata, mica è vietato restare senza giocare, è anche bar, basta pagare la consumazione.
Minacciato per il reportage su droga e ludopatia
Dico che mi stanno pigliando per il naso, la signora e la guardia e il capo della notte e allora il capo della notte convince la guardia a farmi uscire. Poi torno per raccontare in video la vicenda fuori dal Macao, sono lì ad ascoltare tutti e tre. Prima chiudono la porta poi la riaprono per ascoltare.
Compassione è l’unico sentimento, la stessa che ho io per me stesso in questi reportage.
Il giornalismo vero che spaventa, fatto con i passanti. La privacy. Dei marchi. Cioè “non parlare di noi, il tuo giornalismo fallo fuori da qua, ma lontano, anzi non parlare di noi”.
Questo, dunque, è il viaggio nella sala giochi cult della città del primo tricolore, fra le più attente alle dipendenze d’Italia.