È il trionfo della falsificazione: non ci bastavano le grandi bugie delle fake news, ormai si può dire che la “realtà alterata” non è più un tabù per i sempliciotti, perché è stata sdoganata in un preciso giorno di settembre e, ridotta a scherzo da avanspettacolo (esistono ancora?), recitata a Roma all’interno di Palazzo Chigi: trasmessa, infine, ai cittadini inconsapevoli in… differita.
L’eco dello “scherzetto russo” al capo del governo ci turba, relativamente, ancora oggi. Anche perché siamo in tempo di guerre in cui l’informazione è pura propaganda ovvero deformazione del messaggio: destinato al nemico, arriva a tutti noi iper connessi, affollati davanti agli schermi parlanti di casa nostra.
Qualcuno ha parlato di verità truccata, e – pensando in grande – viene da dire che l’istinto alla falsificazione fa parte della cattiveria umana e si nutre dell’ignoranza e della credulità della gente: ma oggi non siamo più ai tempi di Bertoldo, oggi l’istinto malvagio ha a disposizione una tecnologia sofisticata che consente di manipolare fatti, parole, immagini e quindi c’è una certa facilità a far credere vero e reale ciò che vero non è, e non può essere.
I lettori più attempati ricorderanno le sigarette di Breznev: gran fumatore, il famoso leader sovietico appariva nelle fotografie ufficiali a mani vuote: la censura aveva eliminato le sigarette, cioè aveva ”ripulito” l’immagine, cancellando il vizio del Capo: per la morale comunista, il fumo doveva stare nel privato? Sempre al tempo dell’Urss, il regime comunista riscriveva ogni tanto la storia del Partito in sintonia con i nuovi padroni del vapore: era la manipolazione della storia, l’alterazione della realtà degli eventi, il trucco totalitario, la censura trionfante. Il tutto, naturalmente, in nome del popolo.
Oggi i despoti e i potenti in genere possono oscurare il vero e sostituirlo non solo con il falso, ma – più sottilmente – con il quasi vero: il che si traduce in una forma di comunicazione tossica. La Tecnica Manipolatrice, nelle mani sbagliate è un potere pericoloso, capace di ingannare milioni di utenti e di orientarne le scelte, politiche o semplicemente di economia famigliare (cosa mangiare per esempio).
Dice il saggio, sconsolatamente: “Gli Azzeccagarbugli del nostro tempo hanno incontrato l’Intelligenza artificiale. È la peste delle fake news. Dobbiamo vivere in difesa”.
Scarabocchi d’autore
Curioso annuncio: i disegni dei bambini saranno presto i protagonisti di un Archivio digitale dedicato. L’iniziativa è del Dipartimento di Educazione e Scienze umane dell’università di Reggio Emilia. Verranno raccolte e studiate migliaia di pagine sulle quali si è scatenata l’immaginazione di bambini fino ai 14 anni, come dire che gli “scarabocchi” saranno considerati nella loro realtà: espressioni di una personalità in via di sviluppo.
L’arte a livello infantile affascina genitori e nonni, insegnanti e psicologi dell’età evolutiva. Ci sono persone che per motivi diversi raccolgono disegni “ingenui” e in certo senso li salvano dall’oblio tenendoli insieme alle fotografie di famiglia: sono i “collezionisti” di queste visioni naif, chiamatele se volete schizzi o sgorbi legati nella loro immediatezza alla vivacità dei piccoli graffiatori di carte e cartoncini armati di colori. Fra quei “collezionisti”, nella categoria nonni c’è anche il sottoscritto.
I di-segni sono un vero e proprio linguaggio non verbale, diciamo pure primitivo, con cui il bambino comunica. Una lingua visiva che ha diversi valori e dotata di una sua bellezza, che è, in parole semplici, il “profumo dell’infanzia”.
Un famoso critico e artista, l’inglese John Berger, nel suo libro Sul disegnare edito da Libri Scheiwiller (Milano 2007), ha scritto: “I bambini vivono il disegno come un gioco. Non sono interessati al risultato. Costruiscono le cose per costruirle, non per averle o possederle in seguito. Sarebbe fantastico se anche noi ne fossimo capaci, ma dobbiamo ammettere che non è così.”
L’impronta dell’identità
“Le differenze che ci sono fra noi”, scrive un’amica, dopo un’osservazione diciamo di stile, “quelle che ci distinguono nell’essere e nel fare, sono una ricchezza incalcolabile. Noi non siamo fatti in serie, ‘pezzi’ di umanità replicati lungo una catena di montaggio, come ci vorrebbe qualcuno”.
È un pensiero che si fa condividere. Basterebbero, a distinguere le nostre identità, le impronte digitali, oltre, beninteso, alla ragione. In realtà, oggi la nostra preziosa differenza è sotto la minaccia delle ideologie livellatrici e del pensiero unico fattosi religione di Stato: siamo ambiti da forze oscure che, nel mondo, avvelenano i rapporti fra le singole persone, i gruppi, le antiche società.
“La nostra personalità”, scrive ancora l’amica dell’Anonimo, “è un tesoro costruito nel tempo: assomiglia a una pianta che ci hanno regalato e dobbiamo coltivare e difendere dai parassiti e dalla siccità: chiamala impronta genetica, se vuoi, oppure, come io preferisco, anima. Un bene ricevuto dalla nascita, un dono che non va sciupato o lasciato in balìa di prepotenze senz’anima.”
Sì, aggiungo solo questo: si nasce singoli, e si diventa plurali. Una certezza è questa: che dobbiamo coltivare noi stessi, la nostra diversità, confidare nella forza liberatrice della cultura.
Luci e sogni
(poesia)
Ascolta, cala in noi la sera
con fragore di serrande,
tutte le luci avvampano
e indorano l’aria stanca dell’ora
mentre si chiude il cielo.
Una radio, finestra aperta
sui fatti del mondo,
riassume il giorno: disastri
ovunque, racconta, umani
e naturali, alcuni “in diretta”.
Così, dici, abbiamo la nostra dose
di realtà da metabolizzare,
nostro viatico per la notte:
gli angeli e i dèmoni dei sogni
hanno già spiccato il volo.
Anonimo veneto ‘23
Informazione – deformazione ! Suona quasi in modo poetico – ma è un confronto terribile e soprattutto attualissimo, e perciò tristissimo. Di chi e di che cosa ci si può ancora fidare? Io sono una di quelle persone noiose che non sanno e non vorranno mai dire cose non vere, o che ritengo tale. E peggio ancora: credo alle cose che mi dicono. Perciò ho già perso da subito … Eppure non mi sento di essere una perdente. Mi dirigo e rivolgo verso temi meno combattuti, ma più intimi, personali, emozionali, dove non ci sono ne malinformazioni e nemmeno contraddizioni, ma solo temi che mi rendono serena e appagata. Sono piccole cose, una bella foto, una poesia, un tramonto o un’aurora; una bella amicizia, un quadro, un bel libro o un bel film, le persone fidate vicine o lontane.
Anch’io faccio parte di quei ” collezionisti” di disegni infantili. Per ognuna delle mie tre nipotine, ormai oltre ventenni, ho raccolto i loro disegni colorati in una grande cartella, osservando e valutando i loro progressi e la loro crescita. Sono preziosi e ogni volta una grande gioia, ormai condivisa con loro stesse!
Ritornando al tema dell’informazione, ho appena sentito dalla mia nipote più grande che fa volontariato all’estero dove si occupa di accogliere degli immigrati disperati, ma dove succede anche questo: un migliaio di disperati cercava di scavalcare un muro altissimo x raggiungere la “liberta”. La polizia li ha tirati giù, picchiati, denudati e, dopo averli bagnati con un tubo d’acqua, li hanno costretti in un pullman per portarli nel deserto per poi abbandonarli … Anno 2023.
Tanti anni fa andammo a Palazzo Grassi, per vedere una esposizione di opere di Picasso e non le capimmo , tanta era la differenza tra i quadri dipinti in gioventù e quelli della sua maturità. In quegli anni ero seriamente presa dai problemi della mia difficile professione d’insegnante . Erano i tempi di Petter , di Piaget di insiemistica , di rinnovamenti
Per mia fortuna, capii che c’era bisogno di cambiare
E mi buttai a capofitto per due fini da raggiungere : educare i sensi per educare la sensibilità ed imparare ad ascoltare le opinioni dei compagni , per farsene una propria. Non potevano mancare le letture serie riguardanti ad es. ” I Bravi , Bon Abbondio , l’Innominato ecc.” Non potevano mancare le opere d’arte ( ad esempio) di Michelangelo e del Beato Angelico. Poi arrivò la tecnologia ,la televisione, i bombardamenti di notizie e , con essi , una nuova lingua ” il politichese ” . Ora miei alunni sono professionisti e , molti di loro lavorano nel campo dell’informatica . Mi vengono a trovare e mi ringraziano per averli educati a ragionare con la loro testa
Non ho notizie di alcuni di loro e temo per la loro incolumità , perché ormai di questo si tratta
Si tratta di come sappiamo difenderci da queste sirene , molto più sofisticate di quelle che Ulisse poté ascoltare , solo perché era legato saldamente all’albero maestro della nave .
Per chiosare il Vostro giornale di oggi trovo la poesia dell’anonimo poeta che scrive
” Ascolta, cala in noi la notte” che trovo di una bellezza struggente, al punto che le affianco ” Dolce e chiara è la notte e senza vento, e queta sovra i tetti e in mezzo agli orti posa la luna…. Grazie a tutti Voi