Sabato 28 ottobre il Coordinamento Veneto ha chiamato in piazza, ancora una volta, tutte persone sensibili al tema della sanità pubblica. Dopo Padova e Vicenza, è stata scelta la città di Belluno per portare all’attenzione dell’opinione pubblica le sofferenze del Servizio Sanitario Nazionale nelle zone periferiche della Regione Veneto e i problemi che chi abita in montagna è costretto ad affrontare. All’iniziativa del Coordinamento Veneto Sanità Pubblica (CoVeSaP) hanno risposto migliaia di persone e decine e decine di associazioni, sindacati, partiti politici e liste civiche, parlamentari, consiglieri regionali e comunali. Hanno partecipato alla mobilitazione anche un gruppo di sindaci e la vice-presidente della Provincia di Belluno.
Abbiamo incontrato Orianna Zaltron, che fa parte del Coordinamento Veneto Sanità Pubblica. Dal 2021 avete organizzato manifestazioni a Vicenza, Padova e adesso anche a Belluno, con una partecipazione che ha superato anche le 10 mila persone: quali sono i temi su cui trovate tanto riscontro?
I temi della manifestazione, che si è tenuta a Belluno, sono stati quelli già affrontati anche nelle precedenti iniziative, diventati sempre più pressanti in assenza di azioni concrete per risolverli.
Ecco l’elenco: il definanziamento del Servizio Pubblico a favore del privato; le mancate assunzioni di personale dipendente, con i tetti di spesa fermi da 20 anni; la situazione deficitaria di ospedali e servizi territoriali, che si evidenzia con lo sproporzionato aumento delle liste di attesa; una gestione della sanità accentrata in regione, che non tiene conto dei bisogni dei territori; la mancanza di percorsi di reale presa in carico delle persone fragili o non autosufficienti.
A Belluno è sfilato un lungo e vivace serpentone, pacifico ma critico verso l’attuale gestione della sanità.
Lei ha lavorato a lungo nella sanità, perché ha deciso poi di partecipare al Coordinamento Veneto per la Sanità Pubblica? Anche la sanità veneta, una delle migliori d’Italia, è in crisi?
Purtroppo sì. La sanità veneta è stata un ottimo modello di funzionamento del sistema sanitario: negli anni passati erano stati ben sviluppati ospedali e servizi del territorio, compresi quelli socio-sanitari. Quando si parla di eccellenze adesso ci si riferisce invece solo a particolari esperienze, che per fortuna permangono in alcuni ospedali, ma complessivamente il Servizio Sanitario Regionale è decisamente peggiorato. Lo vediamo nel fenomeno delle liste di attesa, ma ancor di più nell’incapacità di prendere in carico e seguire con continuità le persone con malattie croniche. É stata l’indignazione verso questo declino della sanità pubblica, il dispiacere di veder “evaporare” il lavoro di una vita, a farmi decidere di impegnarmi nell’attività dei comitati in difesa della sanità pubblica, sia a livello locale, nell’Alto Vicentino, sia assieme agli altri comitati nel Coordinamento..
Per realizzare un monitoraggio sull’accesso al sistema sanitario, il coordinamento veneto, nella primavera scorsa, ha distribuito un questionario ai cittadini? Com’è nata l’idea?
Il CoVeSaP ha promosso il 15 aprile scorso a Vicenza la seconda manifestazione regionale (dopo quella tenutasi a Padova) in difesa della sanità pubblica, alla quale hanno partecipato oltre 10mila persone. In concomitanza sono state realizzate diverse iniziative che ci hanno permesso di incontrare tante persone e di ascoltare le loro peripezie per ottenere una prestazione. Visto che nello stesso periodo le Aziende Ulss dichiaravano invece sulla stampa di aver raggiunto buoni risultati nell’abbattimento delle liste di attesa, ci è venuta voglia di capire meglio cosa stava succedendo realmente.
Abbiamo così pensato ad un questionario che descrivesse proprio il percorso dell’utente, a partire dalla visita presso il Medico di Medicina Generale fino all’ottenimento della risposta. Proposto inizialmente nel territorio dell’Ulss 7 Pedemontana e poi esteso a tutta la Regione, il questionario era compilabile in cartaceo recandosi ai banchetti organizzati dai comitati, oppure online su una piattaforma dedicata.
Cosa avete chiesto nel questionario? Quali erano i temi trattati nelle domande?
Premetto che si è trattato di uno strumento che definiamo “artigianale”, in quanto redatto e utilizzato da semplici cittadini e non da professionisti, senza pretese di scientificità.
La domanda iniziale puntava a capire a quale soggetto si fosse rivolto il cittadino, se al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) , al Privato o ad entrambi. Le domande successive erano mirate al SSN per rilevare: tempi di attesa per la visita dal Medico di Medicina Generale, modalità di prenotazione, tempi di attesa per l’erogazione della prestazione, soggetto erogatore (SSN o privato convenzionato).
Si chiedeva poi a tutti i partecipanti notizie sull’utilizzo di servizi sanitari a completo pagamento. Più marginalmente, con una domanda generica, si indagava infine sulla soddisfazione per la prestazione ricevuta e si raccoglieva un’opinione su come migliorare il servizio sanitario.
Quante persone hanno risposto al questionario? Possiamo descriverne alcune caratteristiche?
Abbiamo raccolto 1700 questionari compilati: le persone che hanno risposto sono in maggioranza donne (68%); la fascia di età più interessata al tema si è rivelata quella compresa tra i 50 e i 69 anni (59%), seguita da quelle 30-49 (23%), sopra i 70 (13%), e infine sotto i 30 (5%).
Poiché la partecipazione non è stata omogenea nei vari territori, abbiamo preferito non fornire i risultati suddivisi per Azienda ULSS, per non incentivare inutili confronti su differenze non sostanziali: i dati in possesso, difatti, ci restituiscono chiaramente una dimensione regionale delle problematiche.
Quali sono stati gli esiti del vostro sondaggio? Quale ritratto della sanità pubblica veneta fanno i cittadini intervistati?
Le risposte raccontano che accedere ai servizi per una valutazione clinica di un problema sanitario diventa sempre più una corsa ad ostacoli.
La complessità inizia con l’identificare il soggetto a cui rivolgersi: la maggioranza delle persone continua a vedere nel servizio sanitario nazionale il più importante ed autorevole riferimento, ma nella pratica poi deve relazionarsi anche con diversi soggetti privati (convenzionati o non) che si sono affacciati sul “mercato della salute”. É un primo messaggio di frammentazione del servizio sanitario, che può generare insicurezza in quegli utenti che necessitano di una presa in carico continuativa e prolungata.
Risulta difatti dalle risposte che nell’ultimo anno solo il 34% si è rivolto esclusivamente alla sanità pubblica, mentre il 54% ha dovuto rapportarsi sia con il sistema pubblico che con quello privato. Il 12% dei cittadini intervistati inoltre si è rivolto direttamente ad una struttura privata.
Appare di tutta evidenza, quindi, che i cittadini veneti stanno di fatto utilizzando un sistema misto. Questo indipendentemente dalla volontà e dalla libertà di scelta che dovrebbe esistere anche in un sistema misto.
I cittadini apprezzano ancora la sanità pubblica o preferiscono i servizi offerti dal privato? Qual è il rapporto con il medico di medicina generale?
É ormai assodato, anche da ricerche ben più autorevoli della nostra, che sono soprattutto i lunghi tempi di attesa ad indurre le persone a rivolgersi al privato, naturalmente per chi può pagare, perché purtroppo questo produce anche la rinuncia alle cure. La mia opinione, non oggetto dello studio, ma ricavata dai racconti delle persone, è che la sanità pubblica sia ancora molto apprezzata da chi riesce ad entrarci. Il problema è proprio l’accessibilità.
Anche per il Medico di Medicina Generale, altra figura ritenuta insostituibile dalle persone, si registrano purtroppo aumenti dei tempi di attesa: anche se la maggioranza afferma di poter vedere il proprio medico di famiglia entro una settimana (70%); c’è però una fetta consistente di popolazione che deve aspettare un tempo davvero inaccettabile: l’8% riferisce addirittura fino ad un mese e più.
E rispetto al sistema di prenotazione di visite ed esami nella sanità pubblica, cosa è emerso?
Sostanzialmente che ha una funzione di rallentatore nell’accesso ai servizi. Il Call Center, indicato prioritariamente dalle politiche ULSS, risulta il mezzo preferito (lo sceglie il 53%), ma l’attesa al telefono è davvero estenuante: solo il 5% ha una risposta entro i 5 minuti, il 22% entro i 10 minuti, mentre il 55% aspetta da 11 a 30 minuti e davvero troppe (18%) sono le persone che non riescono nemmeno a prendere la linea. In questo scenario le persone più giovani preferiscono fare la prenotazione on-line (30%), quelle più anziane (17%) vanno più volentieri allo sportello.
Veniamo alle liste di attesa, cosa riferiscono i cittadini? In media qual è il tempo di attesa registrato?
Questo è il vero problema: il 74% delle persone affermano di essere state messe in lista di attesa. E quanto hanno aspettato? Le risposte sono sorprendenti: solo il 25% di loro ha avuto una risposta nei tempi indicati dal medico nella ricetta (le priorità U, B, D, P), mentre la maggioranza (75%) ha dovuto attendere. Quanto? Solo per il 5% l’attesa è stata irrisoria (1-2 settimane), il 70% ha aspettato da 4 settimane a oltre 3 mesi in più, e una percentuale molto consistente (25%) ha rinunciato, perché stava passando troppo tempo.
Questi ritardi nella diagnosi si traducono spesso, purtroppo, in un aggravamento della prognosi, con prolungamento delle cure, maggiori disagi per la persona e maggiori costi per la spesa pubblica.
Si parla molto anche di sanità convenzionata, quale quadro emerge dal vostro sondaggio?
Il nostro questionario voleva capire se le prestazioni a carico del SSN (con pagamento solo del ticket, se dovuto), fossero state erogate dallo stesso servizio pubblico o dal settore privato convenzionato. Anche in Veneto quest’ultimo sembra aver acquisito un notevole spazio: solo il 35% difatti ha ottenuto le prestazioni in strutture del sistema sanitario nazionale, il resto o in sistema misto (51%) o esclusivamente in strutture convenzionate (14%).
É ben visibile quindi il frutto della scelta della Regione Veneto di abbattere le liste d’attesa puntando sull’acquisto di ingenti quantità di prestazioni dal privato.
In questa situazione di grave difficoltà, c’è quindi chi alla fine si rivolge al privato e chi non riuscendo ad accedere alla sanità pubblica, rinuncia alle cure?
Purtroppo sì, ne accennavo anche prima. Anche il nostro questionario rileva questi dati inquietanti: tra coloro che non sono riusciti ad ottenere la prestazione dal SSN, ben il 73% ha pagato di tasca propria la prestazione rivolgendosi al privato. Ma a preoccupare molto è il restante 27% che ha rinunciato alle cure.
In questo modo il diritto alla salute diventa esigibile solo se c’è una capienza economica, ed è chiaramente in contrasto con quanto espresso nella Costituzione Italiana.
E chi può permetterselo, quanto spesso usufruisce di prestazioni a totale pagamento?
Dai questionari compilati emerge che nell’ultimo anno: il 30% degli intervistati ha usufruito una volta di servizi sanitari a pagamento, il 50% almeno 2/3 volte, il 15% fino a 4/6 volte, e il 5% anche 7 e più volte: questi dati confermano l’espansione del ricorso alla sanità privata. Resta da chiedersi se questo fenomeno sia occasionale, dovuto cioè all’emergenza Covid, che ha rallentato l’erogazione delle prestazioni pubbliche, o se questo diventerà strutturale. Fattori come la comparsa di servizi privati a pagamento per la Medicina Generale o il Pronto Soccorso, nonché la previsione in calo degli investimenti statali, fanno pensare a questa seconda ipotesi. Ma se questo è il quadro che si sta delineando, quante famiglie potranno sostenere anche in futuro spese aggiuntive così elevate?
Qual è il grado di soddisfazione dei cittadini a seguito di visite ed esami effettuati?
Potrebbe sorprendere il risultato sul livello di soddisfazione delle prestazioni ricevute, perché le persone esprimono generalmente un giudizio di positività: il 52% infatti si dichiara “abbastanza soddisfatto”, il 32% “poco”, l’11% “per niente” e il 5% “molto soddisfatto”. Questo è dovuto (come raccontato nei molti appunti lasciati nei questionari) alla valutazione non tanto del sistema complessivo di offerta, quanto piuttosto della prestazione fornita dal medico che hanno incontrato. D’altronde, la mancanza di punti di riferimento nel servizio pubblico disorienta l’utente che, di conseguenza, pur di avere una valutazione, si aggrappa a chi riesce a dargli una risposta in tempi brevi, anche se frammentata e a pagamento. Spesso, poi, nel privato le persone ritrovano i professionisti che avevano già conosciuto nel pubblico e di cui avevano fiducia.
I cittadini cosa chiedono alla politica? E’ unanime la richiesta di maggiori risorse per il sistema sanitario nazionale?
Abbiamo chiesto ai cittadini come migliorare il SSN,ed è un plebiscito: il 97% ha espresso la necessità di “aumentare le risorse per il pubblico”, solo il 2% ha indicato come soluzione fare “maggior ricorso a prestazioni da parte dei privati” e l’1% ha risposto “é già adeguato ai bisogni”.
I desideri dei cittadini tuttavia non sembrano incontrare le azioni della Regione Veneto, che invece di puntare su obiettivi strutturali di medio-lungo periodo, capaci di modificare l’assetto dei servizi, continua a trattare il problema come fosse una temporanea emergenza, destinando risorse che andranno principalmente ad acquistare prestazioni dal privato. Sulla stessa linea anche gli ultimi stanziamenti governativi, ma senza le necessarie modifiche di sistema, ed in particolare gli indispensabili stanziamenti per le assunzioni di personale dipendente del SSN, paradossalmente essi non serviranno a diminuire le liste di attesa, ma solo ad ingrossare il già fiorente mercato privato.
La speranza è che i decisori politici prendano atto di quanto vivono e pensano i cittadini, cosa che esce molto chiara da questo questionario e da altre indagini, condotte con mezzi più scientifici e da personale più competente, e che tornino a sostenere la scelta di un Servizio Sanitario Nazionale unico, pubblico, universale, equo ad accessibile, capace di garantire cure appropriate a tutta la popolazione. Il Coordinamento continuerà la sensibilizzazione e la mobilitazione su questi temi.
Per informazioni sul Coordinamento Veneto Sanità Pubblica: mail.covesap@gmail.com
Ottimo articolo