La dichiarazione andava proprio fatta a 6.171 chilometri di distanza da Cortina e dalle Dolomiti, per dire addio al bob a Cortina alle Olimpiadi 2026. Così tanto per coprire l’imbarazzo. “Solo due giorni fa – esterna lo scorso 14 ottobre, da Mumbai-India, con cipiglio, Giovanni Malagó, presidente Coni – il Governo ci ha informato che sta valutando l’opzione migliore. Di conseguenza Milano-Cortina 2026 deve individuare un’altra sede fuori dell’Italia”. Amen. Le gare non si svolgeranno dunque a Cortina d’Ampezzo dove la prima pista porta la data del 1908, ma all’estero, probabile Saint Moritz in Svizzera o forse Innsbruck in Austria. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha immediatamente esternato che Saint Moritz va bene, così creeranno il villaggio olimpico nella vicina Livigno che è in Lombardia, o quasi.
Zaia e la rabbia per il Bob a Cortina
Subito arrabbiato come una iena il presidente del Veneto, Luca Zaia: “…chiederemo una redistribuzione delle gare…”. E poi rincara: “Cortina sia risarcita oppure ne trarrò le conseguenze…”. Ma sia il sindaco Giuseppe Sala (Pd) che il presidente della Lombardia Attilio Fontana (Lega per Salvini) proprio non ci stanno. Sarà battaglia politica all’ultimo sangue.
E pensare che nel dossier “Losanna 2019”, dove assegnavano all’Italia le Olimpiadi invernali, la Simico, società governativa per l’evento sportiva, era pronta l’anno successivo a garantire i lavori per la pista di bob. Costo, euro più, euro meno, 120 milioni. Nemmeno la pista di Cesana, luogo olimpico piemontese del 2006, andava bene. Circa venti anni fa costò 100 milioni. Oggi non è più utilizzabile. Ma i piemontesi sperano in un riciclaggio patriottico.
Luca Zaia, di solito molto contenuto nelle sue dichiarazioni politiche, si sbilancia ancora: “Ricordo che c’è una forza politica, I Cinquestelle, che allora governavano con il presidente Giuseppe Conte, che ci hanno detto che se volevamo le Olimpiadi, dovevamo metterci le garanzie! Unico caso nella storia italiana dello sport. Tant’è vero che le Olimpiadi di Roma non si sono fatte”.
Niente Bob a Cortina ma anche Saint Moritz e Innsbruck non sono messe bene
Ora con le sedici specialità olimpiche invernali, il Cortina Sliding Center (questo il nome) si troverà con una sola specialità e mezza: curling e sci alpino femminile. Una bella presa in giro che porterà sicuramente a delle conseguenze politiche, almeno a livello regionale. Perché dare i nostri soldi per impianti svizzeri o austriaci? Innsbruck non ha la pista di bob omologata e Saint Moritz è una fossa di erba naturale, non prevista più da anni, secondo i canoni olimpici. Da ricordare che le piste di bob al mondo sono in tutto 15, ben sette figurano quelle dismesse per gli alti costi di gestione. Sarajevo, Chamonix, Cesana, Cervinia, Cortina, Garmish, Hammatstrand in Svezia.
Nelle comiche finali c’era anche l’ipotesi Pechino
In fondo le Olimpiadi “MICOPE”, Milano-Cortina-Pechino erano proprio un acronimo divertente.
Ricapitolando tutte le sedi olimpiche sportive 2026: Milano (quasi tutto), Bormio-Valtellina (sci alpino maschile e sci alpinismo), Livigno (freestyle e snowboard), Anterselva-Val Pusteria, (biathlon), Baselga di Piné-Tesero Val di Fiemme (Tn) pattinaggio di velocità, salto con gli sci e sci nordico e infine Cortina: curling e sci alpino femminile. In pratica la Cenerentola olimpica.
Il Bob a Cortina miete la prima vittima
La prima vittima delle Olimpiadi 2026 é però l’imprenditore cortinese Mirko Gardini, 62 anni. Aveva la concessione dell’Adrenalin Center presso il Bob Bar. Da oltre 20 anni gestiva nel mezzo ettaro di larici, attorno alla pista di bob abbandonata, un parco avventura frequentato da bambini, ragazzi e adulti. Aveva investito circa mezzo milione e attrezzato piattaforme in legno negli alberi per simulare Indiana Jones. Nel 2019 il Comune lo informò che la concessione veniva meno per supremo interesse pubblico. Gardini poi spese 50 mila euro per smantellare i giochi del parco avventura. La palla passerà agli avvocati.
…E siamo solo all’inizio…
Comunque vada, il fuoco dei giochi verrà spento all’Arena di Verona, con cerimonia di chiusura.
Scommetto che per le polemiche da qui al febbraio 2026, siamo appena all’inizio.
Non vorrei fare la facile Cassandra. Lombardia e Veneto sono in lotta, nella politica di supremazia leghista, da almeno 40 anni.
La Liga Veneta di Franco Rocchetta e Marilena Marin nel 1983 fece eleggere i primi parlamentari leghisti. Ma la Lega Lombarda di Umberto Bossi, appena nata, in pratica divenne forza politica egemone nazionale (e non federale…) mettendo i veneti in disparte. Ora eccoci giunti agli attriti (mondiali) per le Olimpiadi 2026.
Tra Veneto e Lombardia, tra Zaia e Salvini, siamo ad una resa dei conti epica.