C’è chi è nato per la penna e si fa leggere con piacere, chi è nato per raccontare alla gente con la voce e la faccia cos’è successo. Maria Luisa Vincenzoni ( ma l’ho sempre chiamata Luisa ) era una giornalista da telegiornale, la più brava conduttrice che ho mai conosciuto. Di lei ho letto tante cose, tutte belle, ma pochi possono sapere di che stoffa era fatta dentro. Una volta accesa la luce rossa della telecamera il video era tutto suo, poteva spegnersi un faro, crollare una parte della scenografia, partire un servizio al posto di un altro, ma lei avrebbe continuato imperterrita. Perché, sembrava dire, il bello della diretta sta proprio qui: sono cose che capitano e tanto vale andare avanti senza preoccuparsi troppo . Insomma, c’è rimedio a tutto. Facile da dire, però e molto più complicato da fare se non si hanno nervi saldissimi, una padronanza del mezzo assoluta, un’immagine che dà sicurezza e tranquillità insieme.
Chi era Maria Luisa Vincenzoni
Lei era fatta così e le veniva tutto naturale, senza nessuno sforzo e studi a tavolino. Per questo, una sera di tanti anni fa, quando il direttore di tutti i tg regionali di allora, Piero Vigorelli, si era messo in testa di far partire un altro telegiornale alle 23, avevo subito pensato a lei. C’era da fare un numero zero e non le avevo detto niente apposta, volevo vedere come se la sarebbe cavata in un’emergenza simile. Insomma, ero curioso, ma sapevo di avere un asso nella manica. E infatti, partita la sigla di chiusura del classico tg prima di cena, spente le luci in studio, mentre mi stava salutando per tornare a Padova l’avevo bloccata: “Puoi rimanere per un altro tg? Lo costruiamo insieme.”
Un’altra collega come lei (soprattutto con tre figli – il quarto arriverà più tardi – ad aspettarla a casa) avrebbe sicuramente risposto di no, che insomma bisognava avvertirla prima. Tutto giusto, ma non era da Maria Luisa Vincenzoni, che sapeva sacrificarsi e aveva nel dna l’inquietudine e la curiosità del grande giornalista . E andò così che, in tre ore, saltò fuori un telegiornale nuovo di zecca. Tanto fresco e pulito per merito suo, da lasciare a bocca aperta, dieci giorni dopo a Palermo, i responsabili di tutti i tg regionali, convocati apposta per una verifica di fattibilità. Ricordo ancora il silenzio con cui era stato seguito, poi il commento del grande Tonino Carino , caporedattore delle Marche: ”Con una così in conduzione, sfido chiunque a non fare bella figura. Sembra seduta nel salotto di casa e che classe…”
Non si tirava mai indietro
Ecco, Luisa era fatta così, non si tirava mai indietro. Molti hanno ricordato il suo lavoro con Enzo Biagi nella redazione milanese de “Il Fatto”, pochi però la sua esperienza romana ancora più importante, al tg3 nazionale di Sandro Curzi. Arrivare da Venezia in un ambiente tanto effervescente e competitivo era di per sé già una scommessa. Lei era riuscita a vincerla in pochissimo tempo, non solo con la sua abilità di grande conduttrice, ma anche come grande inviata. Ruolo – come si sa- che si addice soltanto ai giornalisti più completi.
Qui, però, mi fermo perché, anche se un giornalista non deve esserlo mai, parlando di lei sono un po’ emozionato. L’ultima volta che l’ho vista, è stato a Mestre, pochi mesi fa. Ed è stato un onore, in quella occasione, abbracciare una delle rare colleghe insignite del “Premio alla carriera Guido Gonella”.
Ciao Luisa, te lo sei meritato tutto.
Ci mancherai tanto buon viaggio 🙏