Un viaggio dalle Dolomiti a Grado, in occasione di oltre mezzo secolo di carriera del Maestro Vincenzo Munaro, nell’Isola del Sole. Con l’apertura della stagione nella galleria di Munaro in via Marina 33, l’Associazione Graisani de Palù ha voluto conferire un riconoscimento all’artista bellunese che è attivo nell’isola da oltre mezzo secolo. Una cerimonia che ha visto la partecipazione sia delle autorità civili e militari gradesi, sia di una rappresentanza bellunese con il sindaco di Chies d’Alpago, Gianluca Dal Borgo e il presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, Oscar De Bona. Dispiaciuto per non esserci il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia che ha voluto, però portare tramite missiva i suoi auguri, insieme alla speranza di un ritorno alla scultura di Munaro per un grande progetto in vista delle Olimpiadi Invernali Milano – Cortina 2026.
Cultura, arte e letteratura sotto il segno di Munaro
Un incontro che è proseguito all’insegna della cultura e dell’arte con la presenza di diversi artisti e letterati riuniti nell’occasione da Munaro. In particolare nel proseguo presso l’isola Safon, lato Ovest della laguna, che a suo tempo fu donata a Pier Paolo Pasolini, quando presentava i suoi film a Grado e oggi gestita dall’Associazione Graisani de Palù. A raccontare la storia del luogo, il presidente dell’associazione, Giorgetto Guzzon: “ci troviamo a Mota Safon. Ha di particolare che nel 1969-1972 vedeva la presenza di Pierpaolo Pasolini.
Lo spazio era molto ridotto, il casone non era come lo si può osservare adesso. Era fatto in canna palustre, pali di acacia, di castagno, alla vecchia maniera, con il materiale che si poteva recuperare in quegli anni all’interno di questo territorio”. L’associazione è nata nel 1983 da un gruppo di 5 persone che si sono trovate in un bar, tutti amanti della natura, dell’ambiente, ma soprattutto amanti della salvaguardia del territorio lagunare, nonché delle tradizioni locali del luogo. Piano piano è aumentato il numero di soci, per arrivare, dopo 40 anni a 350.
Svettini introduce la storia artistica di Grado
Ad entrare più nel dettaglio della storia artistica del luogo e dei suoi cimeli è stato Tullio Svettini, direttore artistico dell’Associazione Grado Teatro: “Siamo nel 1969 e Pier Paolo Pasolini ambientò qui parte del suo film Medea, la famosa tragedia di Euripide, che vedrà come interpreti Maria Callas, Giuseppe Gentile, Massimo Girotti e tanti altri. È luogo della memoria, perché noi ricordiamo, oltre a Pasolini, la Callas, lo stesso Ninetto Davoli, che fu un po’ l’interprete di alcuni suoi lavori, ma soprattutto ricordiamo gli artisti di Grado. In primis Nico Gaddi, ottimo fotografo di cui vediamo molte fotografie in questi ambienti. E’ stato anche un pittore e uno scultore, purtroppo scomparso recentemente, ma veramente ha lasciato una traccia indelebile. E abbiamo altri reperti, fra cui liriche di Biagio Marin, Domenico Marchesini, Sebastiano Scaramuzza. Insomma, c’è un compendio di poesia, di letteratura e di ambiente di profumo tipicamente lagunare”.
Raffaella Marin e lo sposalizio tra Grado e Munaro
Mentre a rappresentare il Comune c’era l’assessore alla cultura di Grado, Raffaella Marin, che si è detta orgogliosa di poter mostrare le bellezze della laguna: “la perla del Friuli Venezia Giulia, con un’isola straordinaria e con tante altre piccole isole. Infatti Grado ha un arcipelago e quella dove siamo oggi è proprio un’isoletta molto particolare, che ha visto passare la storia. La storia non solo dell’isola ma anche la storia del cinema, perché su quest’isola sono venuti celebrità e personaggi importanti. Non di meno Vincenzo Munaro, per il quale siamo qui oggi”.
Per Munaro, in tanti anni, è il giorno più bello nel suo rapporto tra le Dolomiti e Grado
Un rapporto evidenziato anche dal presidente De Bona: “grazie a questa sua presenza qui nell’isola di Grado, negli ultimi trent’anni abbiamo potuto fare tantissime iniziative tra Grado e la montagna bellunese. Perché Vincenzo Munaro in diverse iniziative ha portato i cuochi di Grado a Cortina, ha portato i vini di Cormons e il Vino della Pace in diverse città in Italia e anche a Belluno. E ha cercato di far collaborare le istituzioni. Via Marina 33 è conosciutissima a Grado ormai da decenni, perché c’è l’atelier del maestro Vincenzo Munaro. Lo devo anche ringraziare, perché è nello spirito dei Bellunesi nel mondo, perché costruiamo rapporti e con essi costruiamo la pace”.
Grazie a Munaro anche da Chies
“Una bella giornata di contaminazione tra la montagna di Chies d’Alpago e Grado grazie al nostro paesano Vincenzo Munaro” sottolinea il sindaco Dal Borgo. “Un uomo, un artista che ha donato la sua vita per l’arte. Devo ringraziare Vincenzo, perché alla sua età riesce sempre ad organizzare bellissimi eventi, a mettere associazioni, persone insieme, a contaminarli per creare nuove idee, per creare un nuovo futuro per Grado e per il territorio della Conca dell’Alpago e della Valbelluna”.
Munaro dall’aria più leggera di Chies alle isole della laguna di Grado
Mare e montagna unite da una forte vitalità. Cos’è questa città e questa laguna lo spiega bene Mario Bressa, comandante Polizia Locale: “Grado non è solo terraferma, non è solo mare, non è solo ciò che si può vedere al di là di un piccolo ponte che la collega alla terraferma. E’ anche una grande laguna con tutte le sue tradizioni e la sua storia. E’ un villaggio di pescatori di circa 8.000 abitanti d’inverno, per arrivare anche a 60-70.000 abitanti durante l’estate, con tutte le problematiche che ci possono essere durante una stagione estiva. La laguna cos’è? La laguna è un grande punto d’incontro della comunità gradese e vita per il territorio di Grado”.
Nel clima conviviale di mota Safon, Munaro ripercorre la sua storia e le sue esperienze. Dai primi anni a Funes di Chies d’Alpago, al periodo più bello della sua vita, quello dell’Accademia a Venezia insieme agli amici inseparabili come il collega Gianni Stiletto e Oscar De Bona, allora studente di architettura. “Poi sono finito a Belluno, la mia città, l’ho dipinta in tutte le salse. Penso alle mie fontane negli anni 70, penso alle opere romantiche, ma penso anche alle opere di cattiveria, da un punto di vista culturale”. Fino a ricordare i suoi incontri con Pasolini sull’isola: “oltre alle riprese per il film, qui disegnava. Metteva i fogli a terra e come Pollock girava attorno e faceva i suoi disegni. E non ho mai visto un disegnatore come Pasolini, pazzesco!”.
Nel segno di Pasolini, Marin e Buzzati
Sempre grazie a Munaro, e alle tante figure artistiche e letterarie che ha saputo attrarre vicino a sè negli anni, si sono potute vedere idealmente unite figure importanti, dallo stesso Pasolini a Biagio Marin e Dino Buzzati, per citarne alcune. In questa occasione a Safon, di alcune poesie di Marin e Buzzati opportunamente accostate, la lettura a due voci con Svettini e l’umanista Dagmar Bernardis.
Per lei, da Vienna a Grado rappresenta un viaggio che tanti viennesi hanno fatto, non solo per Josef Maria Auchentaller, che qui all’isola di Grado ha fatto grandi lavori tra cui un fortino dove ha portato tutti gli artisti e la nobiltà viennese. Bernardis, laureatasi a Vienna con una tesi su Buzzati, lo apprezza in particolar modo come scrittore, giornalista e pittore. “Buzzati ha uno stile che non si può paragonare con nessuno, né con Kafka, che era la sua croce, come dice lui, né con Krak, né con Camus. Per Buzzati si dovrebbe aprire una pagina di letteratura buzzatiana, perché lui scriveva come giornalista qualcosa come oggi si potrebbe definire un docudrama. E poi il suo romanzo, il suo Deserto dei Tartari è un’opera grandissima”.