Luisa Flisi ha 79 anni e dal 1989 svolge attività di volontaria a Goma nella Repubblica Democratica del Congo. E’ nata in un paesino vicino a Parma da una famiglia di contadini che l’ha educata nel rispetto dei valori fondamentali della vita: l’amore della famiglia, il rispetto degli altri, l’onestà, la solidarietà nei confronti di chi soffre, l’attenzione verso i poveri. Laureata in pedagogia, dal 1989 vive a Goma con Antonina Lo Schiavo, altra missionaria laica da oltre 40 anni in Congo.
Chi è Luisa
Nel 1999 Luisa ha iniziato a lavorare a tempo pieno nell’associazione Gram, di cui attualmente è responsabile per il servizio sociale (da quest’anno ha passato il testimone anche se è rimasta nel direttivo). Nel periodo in cui si è manifestata in tutta la sua gravità la piaga dell’Aids, il Gram si è impegnato a stare accanto a questi malati, in costante aumento e in grande sofferenza, non solo per la malattia, ma anche per l’emarginazione e l’abbandono subiti da parte della famiglia e della comunità. Il Gram va a casa di ogni malato per essere di sostegno al singolo e alle famiglie che devono accettare una malattia ancora vissuta, in molte parti dell’Africa, come una colpa o un castigo. Luisa (ha svolto per molti anni) svolge inoltre attività di informazione e formazione sanitaria nei villaggi.
Luisa al servizio di mamme e bambini detenuti in condizioni disperate
La casa, che Luisa condivide con Antonina, è separata solo da una piccola stradina dalla prigione di Goma ed è qui che attualmente svolge un importante servizio di assistenza. I detenuti nel carcere di Munzenzee soffrono la fame e, fra questi, soprattutto adolescenti e bambini incarcerati con le loro mamme. All’interno di questo carcere ci sono oltre 90 ragazzi tra i 12 e i 18 anni e all’interno manca tutto. Vivono in condizioni disperate.
Lo stato fornisce un pasto al giorno fatto solo di fagioli secchi ricotti e mais senza olio né sale, assolutamente insufficiente per adolescenti che crescono, per questo, con gli aiuti dei benefattori, prepara per ognuno un pasto aggiuntivo al mattino molto più nutriente, ma purtroppo non sempre riescono a garantirlo.
Casa Charles De Foucauld di Mestre a sostegno dei progetti a Goma
Qualche settimana fa Luisa è stata ospite dei Volontari terzomondo Magis della Charles De Foucald a Mestre, dove ha incontrato anche un folto gruppo di giovani.
Nell’occasione è stata presentata anche la campagna europea STOP BORDER VIOLENCE, che inizierà a raccogliere le firme dal 10 luglio (https://www.stopborderviolence.org/). Si tratta di un’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) che chiede la fine di torture e trattamenti inumani alle frontiere dell’Europa a cui il VTM Magis ha aderito e nella sede di Casa Charles de Foucauld, in via Monte Grappa 27 a Mestre, ci sarà un punto di raccolta firme.
Luisa, perché si sceglie di dedicare la vita all’Africa?
Fin dalla giovinezza ho sentito che volevo dedicare la mia vita a Dio, ai fratelli e alle sorelle, vivendo nell’amore. L’Africa è stata la diretta conseguenza di questa scelta: amare le sorelle e i fratelli più poveri. Da 51 anni vivo in Africa, in Congo, mi chiamano “Dada”, cioè sorella in swahili.
L’amore è dunque fraternità e sorellanza?
Amore è essere vicini a quelli che soffrono, è un gesto verso chi si trova nel dolore o è malato. Da parte mia sono impegnata nell’associazione Gram, che si occupa dell’accompagnamento sociale e spirituale rivolto ai malati cronici: amare significa accogliere e “stare con chi soffre”, cercare soluzioni a chi è colpito da malattie, ingiustizie e povertà.
Luisa, di fronte a grandi sofferenze, proprie o altrui, a volte si può cedere allo sconforto…
Ci sono sempre momenti di sconforto, perché ci troviamo di fronte a momenti difficili, a circostanze che ci portano a vivere con fatica e anche con dolore.
Personalmente cerco di superare gli ostacoli che trovo, credendo fino in fondo che il Signore è con me e confidando quindi pienamente.
Come essere umano posso avere momenti di delusione e stanchezza, ma so che posso contare sull’aiuto divino: il Signore trasformerà la sofferenza in gioia, cioè in “resurrezione”.
Nella preghiera vi è una grande forza, si tratta di un rapporto intimo e personale con Dio e Gesù, offrendo tutto ciò che siamo ed abbiamo.
Pregare significa dire: “Ho fiducia, Ti raccomando queste situazioni e so che mi ascolterai, perché la preghiera cambierà le cose”.
Quali sono i mali di Goma, una delle più grandi città della Repubblica Democratica del Congo?
I mali che affliggono Goma sono purtroppo moltissimi e davvero gravi. Per prima cosa, la corruzione. Si tratta di una corruzione inserita a tutti i livelli e che riguarda la maggioranza delle persone in ogni settore, in sostanza significa che moltissime persone cercano soltanto il proprio interesse personale e per questo corrompono, in pratica un sistema di questo tipo cancella la giustizia.
Da anni sono impegnata anche con un servizio di volontariato in carcere: la corruzione lì è una terribile piaga: chi paga, esce dalla prigione, gli altri marciscono dentro.
A Goma inoltre potersi curare è un lusso: se una persona è grave e ha bisogno di un ricovero, deve pagare una cauzione onerosa e, se non ha abbastanza denaro, resta in ostaggio all’interno dell’ospedale fino a quando non avrà finito di saldare la fattura!
Come si declina la povertà a Goma?
A Goma non c’è lavoro, pochissime persone hanno un impiego, e anche per insegnanti o infermieri, cioè dipendenti statali, gli stipendi sono bassissimi. La corruzione dilaga anche per questo motivo, perché le persone devono cercare di sopravvivere in tutti i modi o comunque spesso devono aggiungere altre forme di reddito anche a integrazione della paga.
La povertà colpisce le fasce più deboli, mi riferisco ad una povertà estrema: si mangia una sola volta al giorno fagioli e patate, o solo patate, o nulla tanto che è modo di dire comune “abbiamo dormito con la fame”.
Luisa, lei più volte ha lanciato appelli, anche a Papa Francesco, per fermare la guerra in Congo: perché si combatte?
La Repubblica Democratica del Congo è uno dei paesi più ricchi al mondo, perché il territorio nazionale presenta grande abbondanza dei minerali più preziosi: oro, argento, diamanti, etc. La popolazione però è condannata alla povertà estrema, perché molti paesi occidentali e diverse multinazionali fomentano la guerra per mantenere il controllo su queste risorse.
Le miniere sono gestite e sfruttate da gruppi armati, che fanno estrarre i minerali alla popolazione locale e poi vendono le ricchezze in Occidente scambiandole con armi. E così il gioco è fatto: l’Occidente importa minerali preziosi ed esporta le armi, nella completa indifferenza del mondo.
La guerra nasce dalla sete di potere e ricchezze alla base di enormi ingiustizie: il gruppo armato M23 è appoggiato dal Rwanda, che ha invaso il Congo e ha occupato 80% della regione del nord Kivu per avere facile e gratuito accesso ai prodotti minerali del territorio tanto che a livello internazionale è diventato il maggiore esportatore di questi beni preziosi.
Perché tutto ciò può accadere? Perché all’Occidente conviene così, che nessuno parli e che i minerali vengano portati via al diretto controllo del Congo.
Come dovrebbe cambiare la politica?
Ci vorrebbe molta più onestà e partecipazione della popolazione alla vita pubblica: maggiore democrazia significa, maggiore coinvolgimento dei cittadini, non decisioni prese solo ad alto livello per l’interesse di pochi. Il governo dovrebbe essere insediato sulla base di elezioni libere e trasparenti. Ecco serve tutto questo e molto di più. E non soltanto in Congo, ma in ogni paese che voglia essere autenticamente democratico.
Anche l’Europa dovrebbe rispettare molto di più, non soltanto la Repubblica Democratica del Congo, ma tutta l’Africa. Papa Franceco ha lanciato un monito: “Giù le mani dal Congo”, per dire basta con il sistema di sfruttamento che strappa le risorse minerarie dal paese, lasciando la popolazione in estrema povertà.
Luisa, noi cosa possiamo fare?
Rispondo con un’altra domanda: Voi cosa potete e volete fare? Bisognerebbe prima di tutto interessarsi ai problemi dell’Africa, leggendo anche su internet tutte le informazioni.
Poi bisogna avere uno stile di vita più sobrio, noi abbiamo molto di più di ciò che ci serve, ma l’abbiamo portato via a chi ha meno. Dobbiamo quindi restituire con solidarietà: adozioni a distanza, donazioni… e farci carico dei problemi del continente africano che merita una prospettiva di giustizia e libertà.
Cosa le hanno insegnato le donne africane?
A sperare anche contro ogni speranza, sperare sempre che le cose cambieranno, anche perché non siamo soli, ma c’è Dio con noi. Le donne africane sono sempre nella gioia, nonostante tutte le difficoltà, celebrano la vita cantando e danzando piene di vitalità.
Le donne africane pregano molto e hanno un incredibile coraggio, che mantengono di fronte a qualsiasi ostacolo.
Luisa, come potrebbe descrivere l’Africa a chi non la conosce?
L’Africa contiene molte realtà molto complesse, io conosco Goma.
L’Africa è un enorme continente, ricco di risorse naturali (per esempio minerarie) e di risorse umane con una popolazione giovanissima. Il problema è che tutte le risorse naturali non sono valorizzate, è un continente sfruttato dall’Occidente: noi non rispettiamo l’autonomia del continente africano, cerchiamo soltanto di soddisfare gli interessi dei nostri paesi e così l’Africa, con il suo popolo, resta condannata ai margini della realtà internazionale.
Vorrei sottolineare però che l’Africa è anche il continente della gioia e della voglia di vivere, la popolazione vuole saltar fuori dall’abisso e la grande tradizione insegna la saggezza e il rispetto delle persone, soprattutto verso gli anziani, e tanti altri valori importanti, malgrado tutti i problemi
Quali sono le speranze dei giovani africani?
Molti giovani non ricevono una formazione adeguata, perché la scuola non funziona bene a causa della corruzione diffusa; inoltre i programmi educativi non sono correlati alle reali necessità, perché non sono mirati a inserimenti professionali o a formare la nuova classe dirigente.
Molte scuole sono solo a pagamento, soprattutto il ciclo della secondaria superiore.
Sorge dunque una domanda: come si può cambiare il proprio paese e il proprio futuro in queste condizioni?
Fortunatamente conosco anche giovani che sono riusciti ad avere una buona formazione e stanno cercando di cambiare la situazione sia a Goma sia nel paese.
Un esempio positivo
Come associazione per l’accompagnamento sociale e spirituale dei malati cronici, abbiamo sostenuto la formazione di un giovane orfano di due genitori morti di aids: il ragazzo, che è stato poi assunto da noi come contabile, ha 30 anni e sta cercando di fare del suo meglio non solo per sé, ma anche a livello sociale.
Altri giovani, dopo un periodo di formazione specifica di tre mesi, sono stati aiutati ha dare vita a piccole imprese di compravendita di prodotti artigianali, così riescono a vivere con dignità, anche se certamente sono una minoranza. Durante la serata di incontro alla casa Charles De Foucauld a Mestre abbiamo proiettato un video che riporta inoltre le testimonianze di alcuni ragazzi e ragazze di Goma, la cui formazione è stata supportata dai fondi raccolti dal gruppo di volontari veneziani.
Il problema è trattenere i giovani in Congo con un impegno per le loro vite e il loro paese, perché ragazzi più promettenti magari riescono a lavorare anche per qualche organismo internazionale, ma poi quelli che emergono scelgono di andare all’estero, mentre l’Africa si impoverisce sempre di più.
Luisa, di fronte a tanta sofferenza, cos’è la felicità?
Io sono felice quando sono in armonia, quando posso dire di avere la “pace nel cuore”, tutti possiamo essere felici quando siamo in relazione sincera e onesta con Dio e con gli altri fratelli e sorelle. Non sono i soldi a fare la felicità, quanti ricchi si uccidono?
La felicità è essere contenti di ciò che si è e si ha, ringraziando Dio per tutto.
Aprire gli occhi e scoprire la bellezza che ci circonda, nonostante le tante difficoltà e la sofferenza.
Non dobbiamo lamentarci e vedere solo i problemi.
Il segreto della pace interiore è la buona relazione con il creato, la famiglia e gli amici.
Un progetto speciale: guarire mille paraplegici
Un amico con gravi piaghe da decubito, guarisce grazie a un intervento chirurgico
Dada Luisa, a Goma, scopre che un amico paraplegico, ha delle profonde piaghe da decubito.
Cerca come aiutarlo, lo aiuta a ricoverarsi in ospedale, ma le cure non sono soddisfacenti, finché non incontra un chirurgo plastico, bravissimo nelle cure delle piaghe.
L’amico viene operato dal dottor Tshimbila e guarisce.
A Goma mille paraplegici ai margini della società
A Goma abitano circa 1000 paraplegici, vittime di lesioni midollari principalmente dovute a traumi. Il 60% di loro evita di apparire in pubblico e, in generale, la qualità della loro vita è alterata dall’improduttività aggravata da complicazioni quali le piaghe da decubito, la depressione, la trombosi venosa, la discriminazione sociale, l’incapacità di accedere a cure specialistiche.
In città manca una struttura chirurgica adibita alle cure delle piaghe e l’equipaggiamento specifico e gli ospedali non le considerano una priorità su cui intervenire.
Il sogno del dottor Tshimbila
Il dottor Tshimbila comunica a Luisa il suo sogno e le sottopone un progetto da svilupparsi in tre anni e che mira alla cura di circa 1000 malati a mobilità ridotta, di cui la metà paraplegici.
Grazie alla chirurgia delle piaghe da decubito, la clinica Sant’Anna di Goma (CSA), in cui il dottor Tshimbila lavora, è già riuscita a ridurre le spese legate alle cure di alcuni paraplegici: per le piaghe da decubito, che duravano da più di cinque anni, la guarigione è avvenuta due settimane dopo l’intervento chirurgico, evitando le spese dovute alle medicazioni sul lungo periodo e lunghi ricoveri in ospedale.
Obiettivo principale del progetto
Contribuire ad abbassare la morbilità e la mortalità delle persone paraplegiche con un intervento chirurgico locale, avente come obiettivo la cura delle piaghe.
Prevenire e curare le piaghe da decubito, contribuendo al miglioramento della qualità della vita dei paraplegici e dei malati che ne soffrono.
Ridurre le spese legate alle cure delle piaghe da decubito
Per contribuire a questo progetto e ad altre iniziative di Antonina e Luisa a Goma, è possibile fare una donazione:
VOLONTARI TERZO MONDO MAGIS, IBAN: IT07W0708402002000000009632
causale progetto luisa e antonina GOMA
Per informazioni info@vmtmagismestre.org