L’ho cercato ed alla fine l’ho trovato! Tutte no, ma la maggior parte delle sfide sono maniacalmente registrate su un librone di prima nota modificato alla bisogna! Era il 1980, avevo 13 anni, Giorgio, mio cugino oramai “molto grande” (aveva 19 anni) si era disinnamorato del Subbuteo, gli interessavano di più le ragazze, (vai a capirlo) e quel panno verde su cui ogni tanto lo vedevo giocare con dei suoi amici era li, in un angolo a prendere polvere. Non mi erano chiare le regole, ma era un’autentica figata! A punta di dito lo avevo visto far scendere in campo giocatori come Bettega, Savoldi, Pulici, Gentile, Scirea, Zoff e tanti altri, azioni di rimessa, girelli, salto dell’uomo e tiri all’incrocio dei pali. Era come vedere 90° minuto dal vivo, solo che le azioni le facevano dal vivo lui ed i suoi amici.
Il mio approccio al Subbuteo
Giorgio abitava in Viale Garibaldi zona che poi ho scoperto essere genesi territoriale per il gioco del Subbuteo, in ogni caso quando con i miei genitori, facevamo visita agli zii, il campo era li, destinato all’oblio.
Evidentemente qualcuno deve aver visto il mio interesse trasognante nel rimirare quel panno verde e quelle miniature che non mi era concesso toccare e come d’incanto con il beneplacito di Giorgio quel panno steso sulla tavola di compensato è diventato mio. Pistole dei cowboy, soldatini, macchinette e giochi vari sono d’incanto spariti dai miei interessi primari e mi sono ritrovato catapultato in un mondo di sogni dove ero diventato il super mega allenatore di una formazione di campioni, che scendevano in campo per vincere ad ogni partita la “mia” Coppa dei Campioni.
Il colpo di fulmine
Fortunatamente con il mio “fratello” dell’epoca Davide, di un anno più piccolo di me, ci si vedeva tutte le settimane, non era impossibile che ci si vedesse sia i sabati che le domeniche, ed ogni tanto anche durante la settimana, grazie alla grande amicizia dei rispettivi genitori. Innamorarsi del Subbuteo fu un attimo anche per lui e qui iniziarono le nostre sfide che iniziavano al pomeriggio e continuavano interrottamente per tutta la sera.
Per quello che riguardava le regole, c’era molta confusione diciamo che una piccola base era stata a me tramandata da Giorgio, il resto era una nostra invenzione, ma tutto sommato funzionava bene, tant’è che riuscivamo a fare un’ intera serie di sfide che coprivano tutta la “Coppa Italia” in una giornata.
Eravamo impazziti per il Subbuteo, ma il bello doveva ancora arrivare
Davide era venuto a sapere che dei ragazzi “grandi” giocavano a Subbuteo ed un giorno imprecisato credo del 1981 c’era un torneo in una Villa ai Quattro Cantoni, era la “famosa” Villa Elena.
Ricordo quel giorno come se lo vivessi ad occhi aperti oggi! Non sapevamo esattamente chi fossero ne’ cose stessimo andando a vedere, in ogni caso, inforcate le biciclette ci siamo diretti verso questa Villa. S’entrava per un cancello di ferro battuto, dopo il vialetto c’erano queste grandi vetrate che davano di fatto l’ingresso alla villa ed a quello che noi volevamo vedere, con un fare circospetto, non sapendo neppure se avessimo potuto entrare ci avvicinammo. Era una giornata calda e da dentro arrivava solo silenzio, guardammo da fuori ed intravvedemmo una serie di ragazzi intenti a giocare, ad un tratto un urlo!
L’emozione
Terrore? No Gioia! Qualcuno aveva segnato un gol. Quell’urlo anziché spaventarci ci diede coraggio ed entrammo nel salone, non rammento quanti campi ci fossero, ma vidi quelli che dopo poco tempo sostituirono i miei idoli calcistici, c’erano questi ragazzi “grandi” che avrei conosciuto meglio e poi bene da li a poco.
Il primo ad avvicinarci fu uno spilungone magro, era Vittorio Nencioni, che già all’epoca era un “buono” e questo buono lo sottolineo come elemento qualitativo, poi c’era Bruno Beltrame da subito individuato come il “folle” del gruppo, ma anche in questo caso l’aggettivo è qualitativo. A seguire che ricordi, c’erano Nicola Di Lernia il più riservato e lui, il “vate” del panno Verde, sua immensità Edoardo Bellotto.
I tornei
Sebbene impegnati nel loro torneo, questi ragazzi “grandi” (avevano dai 7 ai 10 anni più di noi) ci dedicarono del tempo vedendoci così interessati e grazie a loro, venimmo illuminati sul regolamento, fu come aprire le tavole dei 10 comandamenti; una nuova via era stata aperta e da li per molti e molti anni sarebbe stata una via che avremmo seguito.
Il caso vuole che da li a poco in Via Fiume (vicinissimo a dove abitava Davide) venne aperto il Club Serenissima e li eravamo in tantissimi, si giocava anche tutti i giorni e grazie ai “grandi” vennero organizzati i campionati di Serie A, B e C.
Quello fu il momento che chiesi a Pà e Mà un grande regalo!
Le due squadre ricevute in eredità da Giorgio erano decisamente ammaccate, era l’ora di mettere in campo una nuova formazione. Il negozio più fornito di squadre di Subbuteo all’epoca era in Via Lazzari, rammento ancora quel giorno! Premetto che all’epoca almeno per me, chiedere un “giocattolo” in regalo ai miei genitori in un periodo che non fosse Natale o compleanno era una cosa assai fuori dal normale, sicuramente non è come oggi dove tutto è molto più “capitalistico/consumistico” quel regalo era “tanta, ma tanta roba”.
Con i soldi in portamonete entrai dalla porta principale, il negozio aveva due stanze e per vedere le tantissime squadre dovevo andare nella stanza di destra. C’era una parete di scatole contenenti tantissime formazioni, tutte con colori differenti.
Maniaco del Subbuteo
Non so quante ne ho aperte, guardate, rimirate, soppesate e valutate, alla fine la scelta! Base sotto bianca e sopra blu, calzettoni bianchi, pantaloncini bianchi maglia blu con polsini e colletto bianchi, per certi versi semplicissima, ma era l’unica squadra che aveva 8 miniature di giocatori bianchi e tre di colore e quella cosa la rendeva almeno per me unica. Era il Cruzeiro, squadra brasiliana che molti anni dopo, diede i natali a Ronaldo (quello originale)!
Inizia l’avventura
Ebbene si potevo iniziare la mia avventura (dalla serie C) dal più bel negozio che esistesse a Mestre, che non era un negozio, ma il “circolo club” di Subbuteo.
Da quel giorno e per moltissimi anni il quadernone della prima nota vide segnati nell’ordine:
Data, Nome Avversario, Nome squadra, T/A che stava per Torneo o Amichevole, se era T c’era la specifica di che torneo si trattasse, Risultato 1° tempo, Risultato 2° tempo, Risultato Finale, Marcatori primo tempo e marcatori secondo tempo, dove per i gol avversari mettevo una X, mentre per i miei specificavo il numero del giocatore che aveva segnato, Totale Gol fatti, Totale Gol subiti, Differenza.
In un’altra pagina avevo la tabella dei marcatori dove per ogni gol segnato aggiungevo una X sulla riga del marcatore. Fossi stato cosi preciso anche a scuola, forse sarei andato meglio con i voti!
Scacchi e subbuteo
Di quegli anni, c’è un aneddoto che mi piace ricordare, all’epoca ero un bravo giocatore di scacchi, ai campionati Italiani Juniores svoltisi a Venezia nel 1982 (avevo 14 anni) sono arrivato 9° su tantissimi partecipanti, avevo scalato le graduatorie ed ero arrivato ad una categoria molto interessante. Tutti gli addetti ai lavori del Club Casablanca di Mestre mi guardavano come ad un giovane molto promettente, avevo vinto svariati tornei di categoria ed oramai dovevo giocare con persone adulte per stare alla pari, i miei coetanei non mi stavano dietro tranne un paio.
Perulli, il preside delle medie anche lui giocatore un giorno mi fece chiamare in classe.La scena fu questa:
Entrò la bidella: “Agirmo dal Preside!” Notoriamente non ero uno stinco di santo e qualche “marachella” la combinavo, però sul momento non ricordavo d’aver fatto qualche cosa di così grave da essere chiamato in presidenza! La professoressa Pezzali, era quella d’arte, mi guardò ed esclamò: Cosa hai combinato? Non sapevo che dire! Mogio mogio, accompagnato dalla bidella mi sembrò di fare il famoso “ultimo miglio verde”, stavo per andare al patibolo e non sapevo neppure il perché! Arrivato di fronte alla porta del preside, un sussulto positivo! Non ero solo li c’erano anche altri tre ragazzi e tutti e quattro giocavamo al circolo di scacchi!
Dai forse non era l’ora della mia fine! Entrati nel mega ufficio fronte a noi l’immensa figura del preside ci accolse con un gran sorriso e questo mi calmò immediatamente. Le sue parole: bene ragazzi, so che giocate tutti e quattro al Casablanca, ditemi c’è uno di voi più forte degli altri? I tre immediatamente indicarono me! Tu sei Agirmo vero? Già mi hanno detto che sei bravo! Vai anche bene a scuola immagino! Insomma! Com’è possibile? Se sai giocare bene a scacchi dovresti essere anche bravo a scuola! E ovvio! Non so come mi usci la risposta, ma tant’è: Ma giocare a scacchi mi piace, la scuola no!
Ricordo che il preside prima si rabbuiò, poi si fece una risata e continuò a porci delle domande sugli scacchi
La settimana dopo, era una domenica, (in concomitanza ci sarebbe stato un torneo di Subbuteo a Bologna) mi ritrovai di fronte il preside. Questa volta era ad una partita di un torneo interno al circolo, dove di fatto io ed un altro paio di ragazzini giocavamo assieme a molti “adulti”, fino a quel momento avevo vinto 3 partite su 4; sapevo che avrei potuto batterlo, ma l’incontro con lui la settimana prima mi aveva destabilizzato e la partita con lui fu un vero disastro. Giocai malissimo, dopo le prime mosse ero già perdente, avevo completamente sbagliato l’apertura, di fatto avevo fatto una figuraccia, considerando che pochi giorni prima altri avevano decantato le mie capacità scacchistiche.
Quella fu l’ultima mia partita a scacchi al circolo Casablanca, la mia carriera scacchistica s’interruppe da un giorno all’altro!
Volevo essere a Bologna
Mi ero stancato di giocare con gli “adulti”, la passione per gli scacchi era svanita con quell’ultimo incontro, un incontro dove mentre giocavo pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto essere a Bologna a giocare a Subbuteo!
Ricordo ancora che un paio di Maestri vennero a casa mia a cercare di convincermi di tornare a giocare a scacchi, ma ero irremovibile, il tavolo del Subbuteo troneggiava nel centro della mia cameretta sorretto da due sedie, era quello il mio presente “sportivo”!
Dopo il primo anno di Serie C venni subito promosso in Serie B ed il libro di prima nota iniziava a prendere forma e sostanza, dato che annotavo tutte le partite, sia quelle dei tornei che quelle casalinghe; su quest’ultime capeggiavano incontrastate le amichevoli tra me e Davide ed a noi si era aggiunto Walter, l’amico di una vita di ieri e di oggi , insomma in due o tre andavamo avanti ore ed ore a giocare a Subbuteo!
Uno dei ricordi più indelebili di quegli anni fu un torneo a Trento, dove il Club, organizzò la trasferta con un autobus Gran Turismo, da tanti che eravamo
Ero un ragazzino ed a tenerci “d’occhio” erano dei ragazzi poco più grandi di noi, ma il bello del gioco del Subbuteo era anche questo, i genitori, avevano la certezza che saremmo sempre stati tra “bravi ragazzi”, l’amicizia mischiata a sana e sportiva passione era il collante tra tutti noi. L’importanza di questa certezza positiva non la capivo all’epoca, ma oggi con i lustri che mi porto sulle spalle, posso sicuramente affermare che il mondo del Subbuteo ha aiutato tanti ragazzi a restare sui binari corretti della vita.
Per tornare alla trasferta di Trento mi piace ricordare un aneddoto!
Come dicevo c’erano questi ragazzi più grandi che erano diventati per noi ragazzini dei “miti” da raggiungere, Vittorio era un istrione, ed in quel mentre aveva deciso d’organizzare una specie di schedina delle scommesse, dove bisognava ipotizzare i propri piazzamenti ed i possibili vincitori o la classifica del torneo, andammo avanti per molti chilometri e tutti proposero le proprie classifiche, fu divertentissimo. Non ricordo il risultato finale, ma non era quello che m’importava, la bellezza del tutto era essere assieme a tanti amici a divertirsi e poi, almeno per quello che mi riguarda non ero ancora a livello di putare a grandi traguardi.
Gli anni passarono, il Club di via Fiume chiuse, ma la passione rimaneva anche se più diluita.
Subbuteo ancora di salvezza
Arrivò a 17 anni il mio trasferimento per esigenze lavorative di papà in quel della provincia Bolognese. Abitavo nella zona artigianale, di una frazione di un paese che era sperso nella bassa bolognese, talmente sperso che quando c’era la nebbia era difficile trovare anche casa!
Mi si era stravolto il mondo, ciò che non mi fece “trasalire” fu proprio il Subbuteo, un ancora nel mare del caigo! (caigo = nebbia).
In quel dei Giardini Margherita c’era un personaggio istrionico, super organizzato ed organizzatore, era tale Matteo Mottola, oggi giornalista specializzato in Basket ed ancora organizzatore di qualunque cosa! Di lui serbo un grande ricordo, non solo per la stazza, sempre abbondante, ma principalmente per il suo modo d’essere, persona squisita e gentile.
Sebbene avessi un’po’ mollato il gioco prima d’arrivare a Bologna, proprio ai Giardini Margherita sede del club Felsineo, ripresi a giocare e questo mi diede modo di farmi nuovi amici in un territorio “lontano” da casa.
Un panno verde e due squadre sempre con me
Anche qui c’era il campionato di Serie A e di serie B, ma grazie alla scuola Mestrina, il mio livello in terra romagnola s’attestava ad un livello superiore, tant’è che al primo campionato di serie A al quale partecipava tra gli altri anche un altro “dio” del Subbuteo tale Renzo Frignani, già campione del mondo, mi classificai sul terzo scalino del podio, consacrandomi in territorio “straniero” come uno dei giocatori ostici per chiunque in qualunque torneo di fascia regionale.
Per tre anni quindi ho calcato i panni verdi romagnoli, togliendomi via molte soddisfazioni. Rammento ancora le trasferte in Lancia beta marron (8 km con un litro) il mio primo bolide. Le trasferte più difficoltose erano a Reggio Emilia, anche lì come a Mestre c’era una fucina di ottimi giocatori, poi rammento con particolare soddisfazione un torneo vinto a Faenza dove a seguire ho fatto fuori Guerra, Marinucci, Mottola in semifinale e Scipi in finale, non che fosse un torneo particolarmente prestigioso, ma stavamo giocando in una fiera ed a vedere la finale c’era tantissimo pubblico, forse quella è stata la prima volta che non ho pensato al Subbuteo come gioco ma come ad uno sport!
(I/ Continua)