Il Diario Liberale gioca ancora le sue carte e analizza i fatti della settimana. Passando per le riflessioni sul mestiere di insegante arrivando a ponderare su come la democrazia sia come una bella ragazza
Si apre una grande possibilità per insegnanti terroni di guadagnare di più. Senza emigrare, basta trasferirsi al Nord
Finalmente si sono ricordati di noi. È valsa la pena votare per la Lega, che, senza i consensi del meridione, si sarebbe estinta. Gli elettori della Padania, ingrati, le hanno girato le spalle. Ora la loro riserva di voti siamo noi . Ecco perché, grati ci consentono un aumento di stipendio se insegniamo da loro, dove si guadagna di più. Ne soffriranno le scuole e anche le nostre famiglie per i disagi del trasferimento. Ma, tanto, al Sud chi studia più? Perché pagare tanti stipendi inutili. Un tempo ci aggregavamo alla catena di montaggio dell’industria oggi a quella della elementari e della media.
Ma non si era detto che non si prendono in giro gli elettori? Nel retro degli autobus a Roma c’è una foto della Meloni
Come se fosse lei a candidarsi a governatore della regione Lazio. invece, poi, in piccolo c’è scritto “Rocca Presidente”. Questo signore vuole vincere barando, mettendo la faccia della Premier, non la sua. Lo dica, Signora, allo sconosciuto cui lei presta il nome e il viso per raccattare voti che non merita. È pubblicità ingannevole. La faccia togliere al più presto. Noi di destra diamo lezioni di morale agli altri. Alla fine queste piccolezze si pagano. Meno male che quelli di sinistra non se ne sono accorti. Ma il popolo, che sembra ingenuPilo e un po’ rincoglionito, si fa fregare una sola volta.
Mi chiedo che fastidio diano i due minuti di Zelensky al Festival di Sanremo. Vuole informare chi non legge giornali
Cerca di coinvolgere chi non si rende conto della tragedia che il popolo ucraino sta vivendo e che potremmo subire noi. La protesta è, per la prima volta, bipartisan, non ideologica. Nasce il sospetto che molti ce l’abbiano con gli USA e, quindi, con gli ucraini. È vero che non c’entra nulla con le canzonette, ma l’hanno ascoltato? Il suo non è un paese in guerra, ma aggredito che difende la propria indipendenza e libertà da uno più grosso e prepotente. Ecco perché l’Italia e l’Europa cercano di aiutarlo a difendersi. E pensare che un tempo si tifava per i più deboli.
Il PIL è alle stelle, ma non per merito degli ultimi governi. È il lockdown che ha consentito agli italiani di arricchirsi
Grazie al Covid. Dopo tanti anni da fanalino di coda, finalmente siamo i migliori. Non solo in Europa, ma nel mondo intero. Abbiamo superato Germania, Giappone, Stati Uniti e persino la Cina. L’economia è in crisi in tutto il mondo a causa della guerra in Ucraina, tranne in Italia dove abbiamo trasformato il problema della pandemia in una risorsa. Dovendo starcene a casa, abbiamo risparmiato su tutto e fatto giusti investimenti. Non potevamo uscire nemmeno per andare al ristorante sotto casa, che era chiuso come tutti i locali. Non abbiamo comprato nulla, né usato l’auto.
La democrazia è come una bella ragazza in cui risaltano all’occhio i difetti. La dittatura, invece, è bruttina
E si notano le poche caratteristiche positive . Nella libertà e nel benessere, che la democrazia produce, gli elettori notano tutti i difetti del sistema. Tanto che sono più le critiche che gli apprezzamenti. Nei regimi totalitari, che si accettano senza poterli criticare, si apprezza qualche lato positivo. Si dice che “allora” si dormiva con le porte aperte, ma si omette che la povertà era così diffusa che nelle case non c’era nulla da rubare. Si dice pure che i palazzi non crollavano. Erano per i gerarchi mentre gli altri vivevano in catapecchie.
Tre suore coraggiose contestano la decisione del Vaticano di chiudere il Monastero di Rovello e si barricano dentro
Rifiutano il trasferimento. Quando arrivano i carabinieri non aprono. Sono suore clarisse di clausura. Erano più di 50 le devote di Santa Chiara. Ora sono ridotte a sole tre, una delle quali ha 97 anni e ha trascorso lì tutta la sua vocazione. Non conosce altri conventi e vuole finire dove è cominciata la sua vita spirituale. Il monastero, però, che da oltre sette secoli è il simbolo della città, è stato valutato 80 milioni per la posizione e la sua storia. Venderlo potrebbe rimpinguare le scarse risorse dell’obolo di San Pietro. Le suore e la cittadinanza non permettono che sia sconsacrato. Ci riusciranno?