A volte succede che la cronaca si intrecci con la letteratura, e quello che sorprende è che non si elidono a vicenda ma si con-fondono. Allora è una lotta fra la Realtà (giornali, tv…) e la Memoria (nella forma di scrittura creativa…) del sottoscritto. Semplificando: nei giorni dominati dal clima natalizio, mentre nelle chiese si cantava “Astro del Ciel”, nelle cronache giornalistiche si è parlato di astri… artificiali: così abbiamo saputo che in Veneto esiste un consorzio d’imprese aerospaziali e astronautiche con ambizioni che è lecito definire cosmiche.
I giornali parlavano del cielo e dei suoi confini (lo spazio interplanetario) non come habitat delle angeliche schiere, ma di una concreta frontiera alla cui conquista pensano industrie chiamate Stellar Project, Irsa e T4i fra le altre della filiera, con progetti milionari e orizzonti senza limiti.
E la letteratura? Stessi orizzonti sconfinati… In quei giorni di festa, un collezionista veneziano di “storiche” pubblicazioni fantascientifiche, Gianni Fatutto, mi ha regalato undici fascicoli della rivista Oltre il Cielo degli anni 1958-59, che avevo perduto.
Si tratta di un quindicinale di tecnica aerospaziale che lanciava una novità, cioè apriva alla narrativa una sezione di “fantasie scientifiche”: un laboratorio di scrittura fantastica sulle cui pagine ho pubblicato – con altri giovani italiani e veneziani – una serie di racconti e romanzi brevi. Oltre il Cielo, là dove l’immaginazione vagabonda fra le stelle, la fantascienza italiana faceva i suoi esperimenti, e Venezia ne tenne a battesimo parecchi.
L’orchidea Natalina o della luce
Nel suo saggio La luce, pubblicato dal grande editore tipografo Alberto Tallone nel 1992, Elémire Zolla, afferma:
“Vivere è assorbire luce. Si guardino le verdure negli orti. Prima di verdeggiare erano celate, virtuali, nel seme. E cosa rende seme un duro e ruvido granello? Che cosa rende seme il seme? Il bisogno di luce, il quale, per poco che possa, esplode fuori da quella scorza. Il seme è un bisogno di luce, la verdura è quel bisogno che si appaga.” (pag. 15)
Ora, sostituite la parola verdura con la parola fiore e capirete l’emozione della signora N. quando, la mattina della vigilia di Natale, ha aperto la finestra dove cura sette orchidee, e la prima, la bella Variegata, aveva generato un fiore. Una forma bianca traslucida, dai petali screziati di rosa, era vicina al vetro e la luce la inondava.
Quella fioritura era attesa perché la Variegata fa il fiore ogni anno, con precisione da calendario, verso il 25 dicembre, e perciò è anche chiamata la Natalina. Oggi, le “sette sorelle alla finestra” sono tutte fiorite, ciascuna bella e luminosa disegnata da madre Natura, artista fedele…
Tiro al bersaglio
Che i professori siano vittime, a volte, di scherzi da parte dei loro studenti è qualcosa di prevedibile anche se inaccettabile per principio (quello del rispetto reciproco). Anche la caricatura, per dire, aveva e ha dei limiti. Non era nemmeno pensabile, però, che dallo scherzo si passasse al reato, al gesto minaccioso, all’”atto ostile” e addirittura che si potesse trasformare un professore in bersaglio per un’arma impropria ma pericolosa. Oggi si sa che l’agguato, cioè l’incredibile nel contesto scolastico educativo, è accaduto a Rovigo dove un’intera scolaresca di un istituto superiore ha partecipato allo “spettacolare” tiro al bersaglio contro l’insegnante di Scienze, colpendola al volto con alcuni proiettili di gomma (pericolosi per gli occhi).
Cosa si può dire che non sia amarezza e disgusto per questi studenti aggressivi che hanno inscenato il “tiro al bersaglio”? Pensieri amari si affollano: l’azione bullesca – per non dire altro – è passata sotto un silenzio omertoso per intere settimane; i compagni dello sparatore hanno filmato la scena (in due atti…) per diffondere “l’impresa” e gloriarsene; i 48 genitori muti o pronti a bloccare la sospensione dei figli; l’istituzione Scuola assente quando avrebbe potuto difendere sé stessa…
C’è qualcosa di oscuro nella scuola italiana, qualcosa di patologico. L’odio per le istituzioni e i simboli della società è passato dalle azioni “dimostrative” degli ambientalisti contro l’Arte, all’attacco diretto a una persona-simbolo: è forse qui la motivazione, la spiegazione dell’atto brutale: far violenza alla società per interposto personaggio quasi a vendicarsi di un potere che li ignora?
L’episodio di Rovigo, asserisce l’insegnante-bersaglio in un’intervista, è solo la punta dell’iceberg: le aggressioni avvengono nel silenzio: come dire che la polvere viene nascosta sotto il tappeto della normalità.
P. S.: La settimana scorsa si è avuta notizia di scuse arrivate alla vittima dal pistolero e da qualche adulto.
La quinta stagione
(poesia)
L’anno che dicono nuovo
è da poco all’orizzonte
e somiglia a un albero
che ha perso le foglie, nudo
e triste. Ma forse, tu dici,
spetta a noi rivestirlo
come per l’abete di Natale
col suo iridato fogliame.
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Il cuore sa che c’è un tempo
che viene e va, e ci affida
il seme del possibile. È
il frutto futuro, e maturerà
nella quinta stagione dove
abita il vento della speranza.
Anonimo, 2023
Anch’io oggi ho imparato che in Veneto c’è un consorzio dimprese aerospaziali ed aeronautiche.
Ho pensato spesso a quella prof. di Rovigo.
La ringrazio per inviarmi i Suoi scritti. Mi piace leggere quello che scrive e come lo scrive.
Un abbraccio a Lei ed alla Sua signora