Giorgio Burlini è un imprenditore veneto che si occupa di e-learning dal 2004. Laureato in Economia e Commercio a Venezia, dopo una breve esperienza di lavoro in Italia si è trasferito a Londra nel 1997. Considerato uno dei migliori del suo campo, racconta la sua esperienza proiettata al futuro sulle pagine di www.enordest.it
Burlini tra Veneto e Londra
Scelsi Londra per due motivi, il primo che mi sembrava una città molto interessante da vivere e poi perché conoscevo già dei cari amici che vivevano li da un anno ed erano entusiasti. Non conoscevo l’Inglese, avevo studiato Francese, quindi i primi 6 mesi furono essenzialmente di studio della lingua. Il primo anno sicuramente è stato quello più intenso come emozioni e cambiamento di vita.
Burlini e il periodo inglese
Per caso conobbi un ragazzo che lavorava nel mondo degli occhiali. Da lì poi una esperienza con una azienda di Padova nella vendita di questi accessori. Ero il loro primo agente nel territorio assieme ad un amico. Non sapevamo nulla di ottica, né del mercato. Era solo voglia di partire e vedere quello che succedeva. Non era il mio lavoro, ma ho imparato tantissimo in termini di rapporti umani e commerciali. Un vero e proprio Master.
Il primo cambiamento
Nei primi anni 2000 a Londra si toccava con mano il periodo delle dotcom. C’erano eventi ovunque, dove tutti parlavano di tecnologia, startup, foundraising. Io non ne sapevo tanto, quindi decisi per un post-laurea al Birbeck College in materia. Ma il vero e proprio cambiamento arrivò nel 2002 quando decisi di fare una scuola estiva di Film Director. Sono sempre stato un amante di fotografia e cinema, è stato un periodo unico. Si studiava e lavorava non stop 12-14 ore al giorno. Lì ho conosciuto quelli che poi sono stati i miei primi partner dell’epoca. Loro erano nel mondo dell’IT e già studiavano come portare le lezioni dal vero al mondo online.
Giorgio Burlini e il ritorno in Italia. Dalla fuga di cervelli a ritorno in Veneto per portare esperienza
Da lì un susseguirsi di eventi buoni e meno buoni. La tecnologia non era pronta, il mercato forse meno. Tutti guardavano Youtube e i primi Social Network sconvolgevano i parametri conosciuti. Andavo a tutti gli eventi di business network possibili. Passavi da conoscere il milionario che investiva in 30-40 aziende diverse a quello che era diventato ricco sulla carta e poi aveva perso tutto. Io ero fissato con l’idea che il mondo dell’education era ancora tutto da esplorare. Ma all’epoca non esistevano piattaforme che ti rendessero le cose facili. Dalla produzione dei video alla loro commercializzazione era pieno di difficoltà. La banda larga era solo in grandi città, ed era costosa. Lo streaming come siamo abituati ora, un sogno.
Burlini e la voglia di Italia
Ma la strada era quella. Io mi ponevo una semplice domanda, è plausibile che tra dieci anni continueremo ad andare in aula come sempre? La risposta ovviamente era no. Ma non era così facile da spiegare, molti vedevano solo Youtube con i suoi video musicali, comici o produzioni strampalate. Le Università con cui parlavamo non volevano mettere le loro lezioni online per paura di perdere studenti.
La decisione finale
In uno di questi eventi di networking conobbi il figlio di una signora che aveva un college di marketing, The Oxford College of Marketing, una imprenditrice che aveva costruito un business di successo partendo dal nulla a 45 anni e con due figli a carico. Ci capimmo al volo e lei decise che l’idea di mettere una serie delle lezioni del College online era la strada vincente.
Il secondo cambiamento di Giorgio Burlini
Diciamo che per qualche motivo ogni 5-6 anni ho cambiato strada. Nel 2009, in piena crisi sub-prime decisi che il mio tempo a Londra era finito. La grande città può stancare alla lunga. Decisi in pochi giorni di fare armi e bagagli e tornare in Italia. Non era un vero e proprio schock, ci tornavo spesso e anche per periodi di qualche mese, quindi avevo mantenuto la mia rete di contatti. Sono stato uno dei primi esempi di smartworking e decentralizzazione, continuavo a lavorare con Londra e Oxford ma da Padova. Da allora ho percorso questa strada, facendo sia il consulente nel settore che mantenendo una posizione nella compagnia Inglese. Non mi sento un vero e proprio imprenditore alla maniera classica, mi piace sia l’aspetto del business che quello di lavorare per altre persone.
La più grande soddisfazione?
Quella di sapere che i nostri corsi, tutti in Inglese, sono andati a finire in mezzo mondo tramite una rete di rivenditori online. Pensare che in questo momento ci siano persone in USA come in Giappone che stanno imparando qualche cosa che hai costruito dal nulla non ha prezzo.
Burlini e il suo più grande errore o rammarico
Tantissimi, ma forse quello che nel 2008, quando eravamo veramente agli albori, avrei dovuto prendere tutto quello fatto e andare negli USA, Silicon Valley. Infatti nonostante Londra fosse leader in molti settori, stranamente quello dell’educazione online non lo era. Tutte le grandi piattaforme mondiali che adesso conosciamo, da Coursera a Udemy, nacquero nella Silicon Valley proprio in quegli anni. Forse, se fossi andato adesso la nostra realtà sarebbe una di quelle piattaforme valutate miliardi, chi lo sa!
Burlini e l’impresa in Italia
Gli Italiani hanno delle risorse enormi e sono da sempre imprenditori. L’unica cosa che manca chiaramente è un mercato strutturato per le Start-Up. Ci sono tentativi adesso, ma siamo distantissimi dagli investimenti che fanno in UK o in Germania. Non mancano i soldi, manca l’incontro strutturato tra domanda e offerta di capitali. E soprattutto la coscienza collettiva che devi fondare 100 imprese per avere un cavallo vincente che diventa un campione mondiale. Chi fallisce si riprende e riparte con altre idee e bagaglio culturale. La cosa peggiore è restare ancorati a modelli di business ormai decotti, invece di abbracciare il futuro. Quello resta un nostro grande limite.
Entrare nel mercato oggi
“L’esperienza è un pettine per i calvi” diceva Oscar Wilde. Ogni persona è diversa, ogni periodo ha la sua parte vincente e perdente. Per questo l’esperienza è unica ed irripetibile. Ci sono troppi falsi guru in giro che ti dicono, se fai come me o come tizio e caio sicuramente fai i soldi. Se fosse così tutti sarebbero ricchi.
Diamo troppa importanza alle certezze e troppo poca al caso, ma in realtà è proprio nel caso che si nascondono le perle che ci possono far cambiare la nostra vita. Quindi sperimentare sempre, anche se fai un lavoro di un certo tipo, ritagliati del tempo per fare esperienze completamente scollegate. Nel peggiore dei casi impari qualche cosa di nuovo!