Einaudi, secondo presidente della Repubblica italiana, primo eletto dal Parlamento, raccontato da un cittadino italiano nato in Sri Lanka. Il libro “Einaudi presidente” (editore Raineri Vivaldelli) riassume la tesi di laurea in scienze storiche a Torino, ma è stato presentato dal Piemonte al Veneto. L’autore è Sunil Sbalchiero, insegnante di lettere e studioso di storia dei partiti e dei movimenti politici. Sunil, 30 anni, vive a Mestre con il padre Giuseppe e con il fratello Anthony, anch’egli originario dello Sri Lanka, ed è attivo alla casa dei volontari terzo mondo, dedicata alla figura di Charles De Foucauld, in via Monte Grappa a Mestre.
Sunil, come è nata in te la passione per lo studio della politica? Qual è il tuo percorso di studi?
“La storia è stata una mia grande passione fin da bambino. Sono nato in Sri Lanka, ma sono stato adottato dai miei genitori Giuseppe e Lorella quando avevo quaranta giorni, da allora vivo con la mia famiglia a Mestre. La passione per la storia mi è stata trasmessa dai miei genitori, in particolare da mia madre Lorella, che era docente di lettere, e da mio padre laureato in storia, nonché dalla professoressa di italiano delle scuole medie. A questa passione per la storia, già nel corso degli ultimi anni del liceo Stefanini, si è aggiunta quella per i partiti politici. Proprio negli anni del liceo mi sono interessato alla figura di Pier Paolo Pasolini e in occasione dell’esame di maturità ho approfondito il pensiero di questo intellettuale, anche grazie alla lettura del libro Il paese mancato dello storico Guido Crainz.
Un ruolo importante nella mia formazione è stato svolto anche dal padre gesuita Silvio Zarattini, che mi ha trasmesso la passione per lo studio degli aspetti sociali e politici. Nel mio percorso di studi per la laurea triennale in storia all’università Ca’ Foscari, sono state importanti le letture dei saggi storici di Luisa Mangoni, Mario Isnenghi, Giovanni Miccoli. Durante la stesura della tesi dedicata a Wladimiro Dorigo e al Popolo del Veneto, sotto la guida del professor Giovanni Vian, ho cominciato ad approfondire la storia dei partiti politici e ho avuto così modo di avviare un interessante confronto anche con il giornalista Leopoldo Pietragnoli e il professor Maurizio Rebershak. Queste occasioni sono state molto importanti per scegliere poi di continuare i miei studi all’università di Torino”.
A Torino hai cominciato ad approfondire quindi la storia della politica italiana…
“L’esperienza all’Università di Torino è stata molto importante, in particolare, ho potuto frequentare i corsi di storia delle dottrine politiche con i professori Francesco Tuccari e Giovanni Borgognone; storia contemporanea con il professor Bruno Bongiovanni; il corso teoria e storia della democrazia con il professor Angelo D’Orsi e infine il corso di Storia dei partiti politici con il professor Paolo Soddu, sotto la guida del quale ha redatto la mia tesi di laurea.
Nello stesso periodo a Torino, grazie ad un progetto al Polo del Novecento, ho potuto partecipare attivamente a diverse esperienze culturali e ho frequentato il Centro studi Piero Gobetti, approfondendo le culture politiche del secolo scorso, partecipando a conferenze e seminari di politica e seguendo i consigli del direttore Pietro Polito. Non ritengo di avere un interesse per la politica, ma per lo studio delle culture politiche e dei partiti politici. In questo momento sto cercando di studiare la figura di Piero Gobetti e, in particolare, il rapporto con il suo maestro Luigi Einaudi; un altro tema che mi interessa è il federalismo di Silvio Trentin”.
Sunil, il tuo libro sul presidente Luigi Einaudi nasce dalla tua tesi di laurea. Cosa ti ha spinto ad approfondire lo studio di questa figura? Cosa rappresenta per te?
“La mia tesi di laurea è composta da due sezioni: una prima parte in cui approfondisco l’evoluzione della figura del capo dello stato, dalle costituzioni ottocentesche alle costituzioni contemporanee, una seconda parte in cui mi soffermo sul settennato del presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Lo studio della figura di Luigi Einaudi è stata l’occasione per avvicinarmi allo studio del pensiero liberale e della fase costituente dell’Italia repubblicana”.
Qual è il messaggio che il presidente Einaudi ci trasmette ancora oggi?
“È difficile riflettere sull’attualità e sull’eredità del messaggio politico e economico di un personaggio come Luigi Einaudi. Che durante la sua vita, ha ricoperto ruoli diversi. Professore di scienze delle finanze, giornalista, governatore della Banca d’Italia, deputato all’assemblea costituente, ministro del bilancio e infine presidente della Repubblica. Un altro aspetto da tenere presente è che il suo modello non è stato molto seguito dai suoi successori al Ministero del Bilancio e alla Presidenza della Repubblica”.
Sunil, tra i Presidenti della Repubblica chi si è ispirato a Einaudi?
“Certamente il modello presidenziale descritto da Einaudi nella sua opera Lo scrittoio del presidente è stato preso fonte di ispirazione dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi durante il suo settennato. Il Presidente Ciampi, nella conversazione con il giornalista Arrigo Levi, intitolata Da Livorno al Quirinale, sottolinea in più occasioni, come Einaudi sia stato un modello riguardo la moral suasion per intervenire sulle politiche del governo. E perfino riguardo il ruolo della moglie del Presidente della Repubblica interpretato da donna Ida, moglie di Einaudi. Un ulteriore aspetto di grande attualità, come ho messo in evidenza anche nel mio libro, è la critica di Einaudi al mito dello stato sovrano. E il suo contributo al processo di integrazione europea”.
Che differenza c’ è tra i principi liberisti sostenuti da Einaudi e il liberismo attuale?
“Come ha fatto Norberto Bobbio nel suo libro «Quale socialismo?», credo sia importante porsi la domanda «Quale liberismo?». Il liberalismo di Einaudi è diverso da quello dei classici del pensiero liberale. Ma è diverso anche da quello di Croce, dalle idee del partito liberale del secondo dopoguerra e dal neoliberismo attuale. Einaudi, e ancor più Piero Gobetti, inseriscono il concetto di lotta all’interno dei classici principi liberali”.
Dal tuo punto di vista di giovane ricercatore, come vedi oggi la situazione politica del nostro paese? Quali sono i rischi? Quali invece i valori emergenti in grado di creare nuove opportunità?
“L’idea che mi sono fatto è che negli ultimi trent’anni, con la fine della Repubblica dei partiti, nessun nuovo modello è stato in grado di prendere il posto del partito di integrazione di massa. I mali della nostra politica sono quelli già individuati da Einaudi, Salvemini, Sturzo e Gobetti. Cercare continuamente il compromesso (in senso deteriore del termine) e troppo spesso non occuparsi delle questioni concrete. Non penso che esistano culture politiche e partiti emergenti in grado, in questo momento, di dare risposte convincenti. Credo anche che sia necessaria una revisione di alcune culture politiche del Novecento come quella liberale, popolare/ cristiano sociale e azionista”.
Sunil, quali sono i tuoi sogni?
“Qualche tempo fa sognavo di tornare a Torino, ora non più. Il mio sogno per l’Italia e per il mondo è quello di risolvere le questioni più urgenti come le emergenze ambientali, sociali ed economiche. Che, negli ultimi anni, sono emerse con maggiore forza”.