Ora che i candidati alle elezioni del 25 settembre sbarcano su TikTok, la campagna del voto assume connotati sempre più sorprendenti e curiosi. Ma anche imbarazzanti. Sono circa 200 mila in Veneto i votanti della generazione Z, ovvero quelli che votano per la prima volta. Bombardati anche loro dai sondaggi un giorno si è l’altro pure. I diciottenni sono informati soprattutto dai social. E sono tanto indecisi per chi votare e se votare. Sono tre le grandi novità di queste prime elezioni d’autunno. Per la prima volta il rosatellum, ovvero la riforma elettorale del 2017, si incontra (o meglio scontra) con la forte riduzione di candidati che passano da 945 parlamentari a 600. Quasi il 30% in meno sono un valore forte anche per i più sofisticati calcoli matematici.
Gli effetti del rosatellum
In più nel 2018 il rosatellum, un misto di proporzionare (2/3) e maggioritario (1/3) ha prodotto effetti distorti con partiti “piccoli” svantaggiati. Per esempio al sud il M5S con il 43% dei voti ottenne il 59% dei seggi. Mentre al nord, il centro destra con il 41% dei consensi, ottenne il 44% dei seggi. Altro esempio bizzarro del Rosatellum: se a Milano 15 mila elettori avessero deciso di votare Forza Italia, avrebbero ottenuto un seggio in più a…Cagliari! Togliendolo a Forza Italia che a sua volta avrebbe guadagnato un seggio in più in…Basilicata, però togliendolo alla Lega. Quindi gli elettori di Milano non contribuiscono direttamente all’elezione dei loro candidati locali, ma possono provocare effetti altrove.
I grandi esclusi
È il cosiddetto effetto “flipper” dei parlamentari. Ecco il motivo principale del fenomeno dei catapultati, alla ricerca dei collegi sicuri. Ne sanno qualcosa gli onorevoli Andrea Ferrazzi e Nicola Pellicani, ben radicati e attivi nel territorio veneziano, ma che hanno dovuto consegnare il loro collegio a due “foresti”, il torinese doc Piero Fassino e la romana doc Beatrice Lorenzin. Enrico Letta, toscano, si presenterà a Vicenza. Per fortuna che secondo lo spirito dei padri fondatori della neonata repubblica, gli onorevoli dovevano rappresentare i territori.
Uguale la situazione per la Lega in Veneto
Il presidente Luca Zaia, ha ammesso pubblicamente che “lui non ha messo becco” sulle candidature e non sia stato nemmeno ascoltato dal comitato elettorale voluto da Salvini. “Comunque pancia a terra!”, ha concluso democristianamente Zaia. Il risultato è che i candidati leghisti nella terra di San Marco sono quasi tutti “salviniani”. Malumori a parte dei vecchi iscritti, a Treviso Fratelli d’Italia ha piazzato un centravanti da gol sicuri, l’ex giudice delle cooperative rosse e scandalo Mose, Carlo Nordio. Intellettuale sottile e politico scomodo, oltre che importante “firma” del Gazzettino.
Dal rosatellum ai social
L’impressione generale è che la politica la decidano drasticamente i partiti lasciando poco spazio agli elettori. La campagna elettorale ha per il momento livelli bassi. Gli slogan sono più propensi a denigrare l’avversario o la politica dei partiti avversi, al posto dei contenuti. Qualche volta si punta in modo indecente sul “body-shaming” soprattutto delle candidate. Il giudice Nordio è stato beffeggiato sui social perché così senza capelli sembra il ritratto di Mussolini. Fassino per la sua magrezza, un altro ministro per le sue numerose contraddizioni, Draghi per la sua incompetenza politica, i no-vax non si capisce se siano più di destra o di sinistra…
Rosatellum, social e grandi temi
I grandi temi: gas, inflazione, guerra in Ucraina, invecchiamento della popolazione, burocrazia, mafia, svuotamento delle classi elementari, cambiamenti climatici trovano meno spazio delle risse tra candidati. A Luigi Di Majo sono stati contestati i 32 voli di Stato degli ultimi mesi. Gli avversari hanno esibito le immagini del biglietto di seconda classe per il suo volo in Cina e il momento topico quando dalla finestra di Montecitorio annunciò la fine della povertà.
La campagna elettorale a pochi giorni dal voto non sembra entusiasmare i cittadini e l’esempio Brugnaro
È ancora altissima la percentuale di indecisi, per non parlare delle astensioni. Di chi non ha nessuna intenzione di recarsi alle urne. Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, si è gettato con coraggio nella mischia della politica nazionale e viene osservato con grande curiosità come “moderato”. Leggendo i social, che di solito sono di una cattiveria unica, non si sa se incontra più critiche che elogi. Certo che in Calabria il suo “leggero” accento veneto non aiuta.
Il giorno dopo il voto si faranno i conti. C’è chi si leccherà le ferite, chi griderà alla vittoria, chi si prenota la poltrona.
Una cosa è certa: nessun politico davanti ai microfoni e alle tv ammetterà di aver perso.