“Come artisti non abbiamo altra scelta se non di guardare nell’oscurità. Se Platone nel mito della caverna racconta di come gli uomini si evolvano scoprendo la luce, Freud invece ci intima di guardare nella profondità della caverna, dove ci sono l’oscurità, il buio, il terrore. L’oscurità, la grande intuizione dello psicoanalista viennese, è il luogo che l’artista deve oggi più che mai esplorare”. Lo ha scritto Anish Kapoor, tra i maggiori artisti contemporanei, celebre per aver sperimentato i limiti del mondo visibile con opere che letteralmente trascinano lo spettatore verso un mondo ignoto e pieno di emozioni contrastanti. Il grande scultore plasma le sue opere con una sensibilità pittorica stupefacente, creando atmosfere visionarie che incantano e sgomentano.
Kapoor all’Accademia
Le Gallerie dell’Accademia, da tempo in prima linea con mostre-evento di portata mondiale, in occasione della 59a Biennale d’Arte di Venezia, hanno organizzato un’imperdibile esposizione dedicata all’artista, inaugurata in aprile e fruibile sino al 9 ottobre.
Chi è Kapoor
Nato in India a Mumbai nel 1954, Anish Kapoor vive e lavora a Londra. Stregato dal fascino della città lagunare ha detto alla stampa: “È un grande onore essere invitato a confrontarmi con le collezioni delle Gallerie dell’Accademia di Venezia; forse una delle più belle collezioni di pittura classica di tutto il mondo. Sento un profondo legame con Venezia”.
Sentimento d’affetto che lo ha portato a comprare casa nella zona di San Polo e non solo
Il settecentesco Palazzo Manfrin, vicino al Ponte delle Guglie, poco lontano da Palazzo Labia sede della Rai, è stato recentemente acquistato dalla Anish Kapoor Foundation. Il superbo edificio ospita un altro importante segmento dell’esposizione. Difficile spiegare con la parola scritta l’effetto delle opere di Kapoor, fondamentale quindi interagire con le sue dinamiche visitando la mostra. Tuttavia, le splendide fotografie di Attilio Maranzano e David Levene esprimono alla perfezione l’alchimia del suo lavoro. Osservando il colore dal caratteristico rosso sangue che sembra esplodere sulle pareti come lava incandescente, ci sentiamo travolti dal magma, oppure inghiottiti da un buco nero. Allo stesso tempo altre composizioni completamente diverse e metafisiche ipnotizzano lo sguardo grazie un effetto ottico travolgente tra pieno e vuoto.
Cosa visitare prima, le Gallerie o Palazzo Manfrin?
Consentita la piena libertà di scelta, l’avventura è in ogni caso avvincente e soprattutto il collegamento tra questi antichi spazi blasonati è strepitoso se pensiamo che il più celebre dipinto di Giorgione: “La Tempesta”, simbolo delle Gallerie dell’Accademia, un tempo era custodito a Palazzo Manfrin. Immagino la sensazione di Anish Kapoor nel vivere idealmente questo passaggio e infatti lo vediamo fotografato davanti all’iconica tela del grande Giorgione.
Meglio indagare quindi sulla storia di Palazzo “Priuli Manfrin”
Molti anni fa nel suo immenso parco c’era anche il cinema all’aperto, ci sono stata, una meraviglia. Affacciato scenograficamente sul Canale di Cannaregio, ha una originaria struttura gotica modificata in seguito dalla famiglia Priuli e trasformata profondamente nel 18esimo secolo. Pochi anni prima della caduta della Repubblica Serenissima viene acquistato dall’ imprenditore Girolamo Manfrin che lo trasforma in una specie di centro culturale con una collezione di opere d’arte così prestigiosa da attrarre visitatori eccellenti come Antonio Canova, Lord Byron, John Ruskin, Edouard Manet.
Chi era Manfrin
Girolamo Manfrin era nato a Zara nel 1742 e aveva conseguito un’immensa fortuna grazie al mercato, molto fiorente all’epoca, del tabacco. Una sfacciata ricchezza ben spesa, l’acquisto del Palazzo, già appartenuto ai Priuli-Venier, e di straordinarie opere d’arte. Alla sua morte la collezione venne dispersa, ma le Gallerie dell’Accademia acquistarono ventun dipinti.
Veri capolavori: “La Tempesta” e “La Vecchia” di Giorgione, “San Giorgio” di Andrea Mantegna, “Ritratto di giovane uomo” di Hans Memling.
Mente illuminata quella dell’allora Presidente dell’Accademia Pietro Selvatico, ecco come spiega le opere da acquistare che dovevano: “principalmente tornare giovevoli agli studiosi di pittura entro l’Accademia e perciò fermammo in particolare l’attenzione o sopra autori dall’accademia non posseduti, o sopra quelli di cui essa possiede esemplari infelici”. Così scarta Veronese e Tiziano privilegiando il pittore di Castelfranco: “i cui autografi sono ora pochissimi e nessuno sicuro in commercio”. Propone l’acquisto de La Vecchia “un Giorgione e de più belli” definisce La Tempesta: “un Giorgione indubbio e di prima bellezza”. La misteriosa e iconica tela non viene subito trasferita alle Gallerie rischiando di passare ai musei di Berlino.
Kapoor e le sue avventure nelle sale
Quante avventure nelle sale di questi edifici! Palazzo Manfrin diventerà nuovamente un centro culturale, un laboratorio per l’arte contemporanea, grazie alla Anish Kapoor Foundation diretta dal veneziano Mario Codognato curatore di progetti e grandi mostre a livello internazionale.
Kapoor e il mondo al rovescio
Nel palazzo possiamo ammirare le altre installazioni dell’artista anglo indiano, una sorta di mondo capovolto, sommerso da una massa grondante di silicone e vernice che avvolge lo spettatore attraverso un dedalo di stanze. Tutte le strade portano all’installazione centrale di un sole che tramonta (o sorge), che aleggia su una massa di cera rossa esangue, un conflitto primordiale tra la vita e la morte.
La mostra di Kapoor
La mostra è curata dallo storico dell’arte Taco Dibbits, Direttore del Rijksmuseum di Amsterdam, uno dei massimi esperti mondiali del lavoro di Rembrandt e della pittura fiamminga del XVII secolo. Comprende 60 opere, ha un carattere retrospettivo, presentando i momenti chiave della carriera di Kapoor accanto ad un corpo di lavori inediti. Per la prima volta sono esposte le nuove opere, fortemente innovative, create utilizzando la nanotecnologia del carbonio, così come i recenti dipinti e le sculture che testimoniano la vitalità e la spinta visionaria della sua attuale produzione artistica. Sicuramente uno degli scultori più influenti della sua generazione. Le opere, grazie ai materiali utilizzati, sono vere prodezze di ingegneria
L’unicità di Venezia
Determinante per l’artista, l’unicità della luce veneziana che indubbiamente influisce sulle visioni specchianti che alterano la percezione. Paradiso, inferno, terra e mare, tutti evocati e totalmente mescolati o capovolti, inondati da vorticose acque dal colore rosso. Kapoor ha paragonato la topografia di Venezia al liquido amniotico della nostra psiche. Una città che evoca le acque buie del nostro inconscio, emerge e sprofonda allo stesso tempo con inquietante e luciferina bellezza.
Credits: La foto di Kapoor con “La Tempesta” è di Luca Zanon
ANISH KAPOOR Gallerie dell’Accademia e Palazzo Manfrin,
Venezia 20 aprile – 9 ottobre 2022
Gallerie dell’Accademia Campo della Carità, Dorsoduro 1050,
Palazzo Manfrin Fondamenta Venier, Cannaregio 342,
www.gallerieaccademia.it
Dott.ssa Elisabetta, grazie per averci fatto conoscere questo importante artista, così ricco di culture diverse, che ha voluto dimostrare il Suo affetto, concretamente, alla Città di Venezia e alla Biennale d’Arte. L’acquisto del Palazzo Manfrin da parte dell’Anish Kapoor Foundation, assicurerà alla Città sia la cura dell’antico edificio, sia costanti manifestazioni culturali. Dalle foto che illustrano l’articolo vedo che le opere di Anish Kapoor non passano inosservate, sia per dimensione, sia per i colori di queste masse. Il viaggio nell’oscurità, nell’inconscio, sicuramente offrirà all’artista, ma anche ad ognuno di noi, argomenti che possono essere rivelati e mediati dalle opere d’arte. Una mostra con una sessantina di lavori sicuramente permetterà di conoscere la storia artistica di Anish Kapoor, con i vari snodi e vari momenti della sua arte. Qui vedo tecniche e materiali meno innovativi, ma immagino che ci saranno anche supporti tradizionali come il marmo, i metalli, la tela con colori e l’uso di pennelli. Sicuramente sarà una mostra da vedere per lo stupore e il coinvolgimento che susciterà.
Stupefacente mostra che andrò a vedere. Grazie. E per me, sconosciuta la storia incredibile di Girolamo Manfrin e di quanto gli dobbiamo per la cultura. Complimenti gentile Elisabetta per queste ricerche illuminanti. Buon ferragosto a tutti. Paolo
Venezia sa rinnovarsi e stupire, oltre gli stereotipi che ancora la avvolgono.
Grazie, Elisabetta, ancora una volta, per la tua opera divulgativa.