Il Doge di Venezia era anche chiamato Principe, nonostante Venezia fosse, fino alla sua caduta avvenuta nel 1797, una repubblica. Ma i principi di cui narra la scrittrice Antonella Benvenuti, principi che danno il titolo al suo nuovo libro, I principi di Venezia, pubblicato da poco per i tipi di Linea edizioni, sono Hans, Giovanni e Giancarlo Stucky, gli imprenditori svizzeri che tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento riuscirono a diventare i più ricchi e influenti della città.
I vecchi post
Chi segue la pagina Facebook dell’autrice forse ricorderà che vennero da lei pubblicati, nel 2017, diversi post nei quali riportava la trascrizione di documenti relativi a una ricerca che stava conducendo attorno alla figura di Giovanni Vincenzo Bruniera, l’uomo che, la mattina del 21 maggio 1910, con un fendente alla gola, uccise Giovanni Stucky, sulle scale della stazione ferroviaria di Santa Lucia.
Un romanzo sui principi
Ora queste ricerche sono approdate a un romanzo che ricostruisce non solo queste due vite e la storia di una dinastia che costruì a Venezia il mulino più grande e all’avanguardia dell’epoca, ma un’intera società, un mondo fatto di contrasti: la ricchezza e l’opulenza dei magnati accanto alla miseria dei contadini che morivano di fame e di pellagra, l’emigrazione di chi cercava e trovava davvero la sua fortuna e quella dei poveracci che, dopo viaggi infernali e interminabili, finivano per essere sfruttati brutalmente nelle Americhe.
La famiglia Stucky
Nei nove capitoli che costituiscono il romanzo, si alternano la narrazione in terza persona della storia della famiglia Stucky e quella in prima persona dell’assassino, che prima nel carcere di Portolongone (Porto Azzurro, all’Isola d’Elba) e poi nel manicomio giudiziario di Montelupo Fiorentino, parlando da solo rivolto verso il muro della sua cella, ripercorre la sua dolorosa e sfortunata vita, immaginando di avere di fronte a sé personaggi importanti come il Presidente della Corte d’Assise, il Giudice, l’Avvocato, lo psichiatra o altre autorità.
Il primo dei principi
Nelle prime pagine incontriamo subito il sedicenne Hans Stucky (1813-1887), figlio di mugnaio svizzero, perduto in un bosco come nelle favole, mentre sta affrontando il rito iniziatico di un viaggio di tre anni in solitaria, viaggio di formazione che i maschi della sua classe sociale dovevano affrontare e che anche il figlio Giovanni (1843-1910) e il nipote Giancarlo (1881-1941) ripeteranno senza interrompere la tradizione.
L’arrivo a Venezia
Dopo molte avventure Hans approderà a Venezia, dove inizierà l’avventura degli Stucky che in tre generazioni, partendo dal nulla, creeranno un impero esteso fino a Mogliano e Portogruaro, costruiranno – come si diceva – il mulino più grande e innovativo d’Europa, conquisteranno i mercati internazionali, riusciranno ad acquistare uno dei palazzi veneziani più belli e famosi della città, Palazzo Grassi, si imporranno come i notabili più ambiti, ricercati e influenti di Venezia, anche per merito dei matrimoni pilotati delle tre figlie di Giovanni con personalità molto in vista nell’ambiente finanziario cittadino.
I principi di Venezia
L’ascesa inarrestabile degli Stucky, che presto divennero i più ricchi di Venezia, la loro vita dorata per quanto dedita agli affari e al costante miglioramento dei macchinari e delle procedure industriali, contrasta ferocemente con quella di Bruniera, che potremmo definire una vera e propria Via Crucis, costellata di privazioni, di miseria crescente e di umiliazioni. Un’esistenza che si interseca con quella di Giovanni Stucky, quando viene assunto in una delle sue imprese, venendo però presto licenziato, anche per le sue intemperanze.
L’autrice racconta la vera storia dei principi
Antonella Benvenuti riesce a restituire al lettore con grande efficacia gli ambienti lussuosi delle dimore della famiglia Stucky, lo sfolgorio del Teatro La Fenice, ma anche il fervore e la fatica del lavoro negli stabilimenti, mulini, pastifici o nelle campagne ecc., oppure la “boscalia” (così la chiama sempre Bruniera) teatro del lungo viaggio in Brasile e poi la solitudine e la disperazione della cella di un ergastolano senza speranza.
L’autrice si rivela ancora una volta, dopo Mala aria (Spinea, Helvetia, 2005) e Calce viva (Venezia, La toletta, 2013) maestra del romanzo storico, dimostrando di saper gestire con disinvoltura del materiale incandescente, recuperato con una ricerca lunga e meticolosa, come si evince dalla bibliografia e dalle numerose note (406 in 355 pagine!) che approfondiscono molti aspetti della narrazione.
L’empatia per gli ultimi
Antonella Benvenuti è maestra anche nell’infonderci una forte empatia per gli “ultimi” (“il mondo dei poveri”, p. 145), quei tanti che hanno sacrificato la loro salute e la loro vita per creare la ricchezza di pochi, venendo sfruttati e trattati con crudeltà spesso gratuita, come per esempio la detestabile contessa trevigiana Linda Onigo, anche lei assassinata da un suo contadino, il “pisnente” (o “bisnente”, cioè due volte niente) Pietro Bianchet, di cui si narrano le vicende nel sesto capitolo (p. 190).
Empatia anche per i principi lasciati soli
Si estende anche a Giovanni Stucky, che si adoperò sempre per dare decenti condizioni di vita ai suoi operai e dipendenti e che, nonostante le reiterate minacce di morte di Bruniera, non volle mai denunciarlo e anzi, cercò di aiutarlo. Empatia anche nei confronti del figlio di Giovanni, Giancarlo, che, dopo la morte violenta e tragica del padre, assistette impotente al tradimento degli amici che lentamente, negandogli credito e aiuto, lo portarono al fallimento e alla perdita dell’intero patrimonio.
La scrittura
L’autrice ha una voce potente, una scrittura precisa e curata nei dettagli che sa ricostruire un mondo, tenendo ben salde le fila di una storia complessa, ricca di implicazioni non solo storiche, ma anche economiche, politiche e sociali, una storia che alla fine riserva anche una sorpresa clamorosa, proprio nell’ultima riga. A voi il compito di scoprirlo.
Chi è Antonella Benvenuti
Antonella Benvenuti è nata a Meolo (VE) nel 1957 e vive a Venezia dove ha lavorato presso la Corte d’Appello. Ha pubblicato i romanzi Mala aria. Il Veneto della carestia e della valigia (Spinea, Helvetia, 2005) e Calce viva. La storia di un amore assoluto nell’inferno della prima guerra mondiale (Venezia, La toletta, 2013) e il libro di racconti Una di sette (Padova, Linea edizioni, 2019).
Antonella Benvenuti, I principi di Venezia, Padova, Linea Edizioni, 2022.
Un sentito ringraziamento alla dott.ssa Bruni per questa splendida recensione che ha colto i passaggi chiave, la lunga ricerca storica dell’autrice e potenza dello stile… buona lettura a tutti!
Grazie. Il romanzo è davvero bello.
Grazie Annalisa! La tua recensione mi ha commosso sino alle lacrime! Anche perché io so che tu sai quanto lavoro c’è dietro, quanta insicurezza, stanchezza, senso di inadeguatezza e, più di qualche volta, panico totale. Sapere che qualcuno, competente, sa riconoscere il valore del tuo lavoro, al di la dei risultati commerciali, conforta e rincuora! Grazie di cuore! Hai saputo cogliere e riassumere tutti gli aspetti significativi di questa incredibile storia
Grazie a te per questo bel romanzo!