Il merito è merito. Studiare per la maturità nelle nostre memorie scolastiche è la prima prova dura della vita. Solo, davanti ad una commissione che ti scruta, valuta il tuo percorso dei cinque anni e che vuole capire con la logica spietata dei numeri se vali 60 oppure 100, oppure la lode. In pratica un marchio esistenziale.
Di bocciature oggi non se ne parla più. Praticamente tutti promossi. Già, tra chi ha studiato duro e chi ha preferito girare in motorino, “solo” 40 punti di differenza. La valutazione, poi, ti resterà indelebile a vita.
Scusa, con quanto sei uscito alla maturità?
Sarà una patente esibita nella strada professionale, nell’Università, nel posto di lavoro. Qualche azienda poi picchierà duro. “Accettiamo solo domande di lavoro con diploma da 80/100 in su”. Oppure: centini assumensi immediatamente. Insomma il voto della maturità è come un tatuaggio. Non si cancella più.
Scorrendo i dati statistici forniti dal Ministero, leggo dei numeri che fanno pensare seriamente. La valutazione è anche un fatto geografico. Regionale. Come spiegare che la Lombardia, ha quattro volte centini in meno, rispetto alla Puglia e alla Calabria?
La maturità e i test invalsi
La storia è lunga e un po’ pelosetta. Da tre anni non si facevano più le prove invalsi per colpa del Covid e della didattica a distanza. Quest’anno i test hanno coinvolto 2.4 milioni di studenti, dalle elementari alle superiori. In molte regioni del Mezzogiorno oltre la metà degli studenti non ha raggiunto nemmeno la soglia minima di competenze in italiano, matematica e inglese. Soprattutto in matematica le percentuali di studenti ben al di sotto del livello minino crescono ancora. Il Ministero parla di “contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli.
Il paragone con l’Europa
La media Invalsi italiana, che poi viene paragonata a quella dei paesi europei è 61% per l’italiano, 56 per la matematica e per l’inglese rispettivamente 78 (reading) e 62 (listening). Calabria, Campania, Sicilia e Puglia sono ben sotto il 50%. Gli esperti a Roma ammettono “che nello specifico, l’esito medio conseguito nelle regioni del Mezzogiorno, non è sempre in linea con le indicazioni nazionali e si evidenza una marcata disuguaglianza educativa sia in termini di diversa capacità della scuola di attenuare l’effetto delle differenze socio-economiche-culturali sia in termini di differenze tra scuole e soprattutto tra classi”.
Roberto Ricci e la maturità
Il giudizio del presidente nazionale Invalsi, Roberto Ricci, è molto critico e tranchant, dopo i dati ufficiali dei voti alla maturità (99,9% di promossi). La didattica a distanza ha di fatto ridotto la preparazione formativa. “In Calabria si è ripetuto il miracolo degli anni scorsi – denuncia Ricci – ovvero nelle stesse classi dove 6 studenti su dieci erano sotto il livello Invalsi base, si è riscontrato il record con il massimo dei voti alla maturità. In Calabria un centino su 15 studenti, in Lombardia uno su 66. Riflessioni?
La spiegazione di Sollazzo
Per il sociologo prof. Sollazzo: “Al sud gli elementi di elevate capacità sono più numerosi che al centro-nord, per cui a fronte di una massa di allievi mediamente meno preparata, vi sono al sud più elementi di spicco”. Insomma i novelli Leonardo Da Vinci sono una prerogativa del Meridione. Per le odiate prove Invalsi invece Campania, Calabria, Sicilia e Puglia, non raggiungono gli standard europei. Sotto il 50% in italiano, tra il 55/60% in matematica, catastrofico l’inglese, 35/40% in reading, appena sufficiente in listening.
Infine la statistica nazionale dei centini: ultimi posti a Valle D’Aosta e Lombardia (9,5%), Piemonte 11,7, Friuli, Liguria e Abruzzo (12), Trentino e Veneto (12,2), Lazio (12,4) Sardegna (12,5).
Ma un voto può cambiare davvero la vita?
Vista la disparità tra apprendimento reale e valutazioni dei singoli istituti, la domanda è d’obbligo: è giusto bollare a vita con un numero da 60 a 100 il futuro di un ragazzo a seconda della regione di appartenenza? I centini avranno poi la fortuna di non pagare le tasse universitarie allo Stato.
Un segreto
Una dirigente scolastica mi informa: in Veneto verranno nominati quasi esclusivamente presidi provenienti da altre regioni. Il motivo? Durante gli esami di selezione al nord, gli idonei alla professione di dirigente scolastico sono stati molto pochi, perché c’è stata una rigida selezione per chi avrà in futuro la responsabilità didattica e formativa dei ragazzi. Altrove manica larga.