In questi tempi di crisi diffusa e generalizzata, ovvero a fronte di una Pandemia non completamente debellata e di una guerra i cui confini sembrano potersi persino allargare, ritengo che gli imprenditori e i manager del vino – ma anche tutti quelli che a vari livelli operano all’interno della filiera vitivinicola – si trovino sovente/costantemente/scrupolosamente ad analizzare e valutare il persistere di un trend decisamente positivo comunque registrato nelle vendite di questo settore. Pur in presenza di un notevole rincaro dei prezzi delle materie prime, dopo un 2021 di grande ripresa, che ha registrato un boom del vino senza precedenti in termini di export, anche il primo quadrimestre del 2022 conferma questa linea di tendenza. Esclusi taluni cedimenti verificatisi di recente nella Grande Distribuzione Organizzata. Nondimeno vi è motivo di temere che la crisi globale in atto e la pesante inflazione profilatasi, ossia la consistente perdita del potere di acquisto del denaro, abbiano ad incidere pesantemente anche questo mercato.
L’analisi del boom del vino
Occorre dunque chiedersi se questi numeri, questi risultati, questi successi rilevati fino ad oggi siano un segnale dell’anomalia di questo mercato esclusivo, del suo essere sovente in controtendenza, della sua storia anticiclica. Oppure se vi siano già elementi oggettivi, rilievi, segnali che lascino presagire a breve una sua flessione. O, finanche, un suo crollo. E’ chiaro che si tratta di una valutazione estremamente complessa, impegnativa, alla quale non ci si può affatto sottrarre. Su questa verte il futuro dell’intero settore.
Boom del vino e i segnali da cogliere
E’ pacifico che compiere un’analisi complessiva dell’andamento del business implica compiere innanzitutto un’analisi della realtà vitivinicola italiana che è la più frammentata e diversificata al mondo. Ora, se, da un canto, giungono importanti, positive conferme da parte di Aziende affermate e solide, d’altro canto, altre imprese denunciano uno stato di seria difficoltà. Per questa ragione rischia di risultare falsato un giudizio generalizzato. Non dettagliato rispetto all’andamento delle nostre imprese del vino in Italia e sui mercati esteri.
Le imprese
E’ evidente che le imprese meglio strutturate e organizzate sia sul piano della produzione che su quello della commercializzazione, siano quelle che nell’ultimo biennio hanno registrato esiti notevoli. E possono guardare al futuro con ragionevole ottimismo. Ma è indubbio che anche gli imprenditori e i manager con maggior esperienza faticano oggi a elaborare certezze. A delineare una visione nitida non tanto dello scenario attuale quanto di quello prossimo futuro.
Il boom del vino. Mera illusione o vera realtà?
Ne consegue che oggi, ancor più che nel passato, dobbiamo chiederci se siamo in possesso di tutti gli strumenti. E le informazioni necessarie a comprendere al meglio la sua evoluzione. Purtroppo le rilevazioni statistiche ad oggi sovente incomplete e/o parziali, talora carenti o lacunose, non sistematiche o continue, non consentono dunque uno studio rigoroso. O rappresentativo della realtà effettiva. Vale a dire il nostro settore non si è ancora dotato di quegli osservatori economici capaci di leggere in profondità le linee di sviluppo dei mercati. In particolare, i nuovi orientamenti dei consumi e le nuove tendenze del gusto dei consumatori. E sono proprio questi che andrebbero costantemente, analiticamente monitorati.
I consumatori
Di fatto, conosciamo davvero poco quali sono i comportamenti dei consumatori nei confronti del vino. In particolare non siamo in grado di conoscere le aspettative delle generazioni più giovani rispetto al vino. Altri comparti risultano invece avere informazioni ampie e approfondite. In tal senso, ci attende un lavoro impegnativo, ma imprescindibile. E non solo.