Ci mancava pure il caso “Mogliano” in questa stagione dove il caldo sembra aver superato ogni record. Elezioni amministrative caratterizzate sì dal clima torrido, ma anche dalla caduta della Lega che nel giro di quattro anni dimezza i consensi. Come se non bastasse “piove” (gli agricoltori sarebbero felicissimi) sul bagnato. A Mogliano Veneto quinto comune della Marca Trevigiana dove la Lega è tornata al governo dal 2019, il sindaco Davide Bortolato (ex orange di Giovanni Azzolini) restituisce la tessera, a seguirlo nella sua azione ben cinque consiglieri comunali: Enrico Cerello, Edoardo Bison, Roberto Zanardo, Martino Michielan e Francesca Morè consorte del primo cittadino. A questi si aggiungono gli assessori Martina Cocito ed Enrico Maria Pavan.
Il caso Mogliano
Nel comunicato emerge “il disappunto per non essere ascoltati dalla Segreteria provinciale dopo tre anni di ottimo lavoro portato avanti nel territorio moglianese e riconosciutosi anche fuori”. Ma da indiscrezioni questa è una motivazione riduttiva. Nel comunicato si legge anche: “Alcuni militanti di Mogliano, che di certo non hanno compiuto azioni esemplari ma anzi hanno screditato il partito in città e continuano a farlo, oggi paradossalmente godono della totale fiducia della Segreteria provinciale”. A molti questo passaggio non è piaciuto, per qualcuno sa di “lezioncina da primi della classe” e c’è chi ha ricordato che negli anni scorsi il sindaco, con altri consiglieri, ha incassato una condanna per firme false sui moduli elettorali. In quel caso pena pecuniaria, va ricordato.
Torniamo indietro di qualche mese
La miccia infatti era già accesa. Forse Mogliano è già diventato il “laboratorio” per le prossime guerre del Carroccio. I congressi sono iniziati e dovranno concludersi entro l’anno. A Mogliano il congresso lo avrebbe vinto a man basse tale Albanese….ma tutto non è filato liscio. Perche? Pare che il sindaco Davide Bortolato abbia la vita complicata da una specie di cintura di sicurezza che gli ha impedito il contatto diretto con la sua base elettorale. Per evitare il successo scontato di Albanese, il primo cittadino avrebbe bypassato il commissario provinciale Gianangelo Bof rivolgendosi direttamente al vertice regionale l’on. Alberto Stefani il quale ha sospeso il congresso moglianese. Una situazione che ha creato imbarazzi e arrabbiature nel Carroccio moglianese e che ha messo in evidenza le insicurezze del sindaco allarmato da un congresso del quale non poteva controllare il risultato.
Il caso Mogliano. Dalla Lega a FdI o ai fucsia?
Da tempo la maggioranza che amministra la città dal 2019 stava scricchiolando. C’erano voci di sfaldamento della maggioranza con esponenti leghisti pronti a traslocare in Fratelli d’Italia. Certo, tutte voci da verificare, come quella che dice che Bortolato avrebbe avuto contatti con Luigi Brugnaro per un apparentamento con la formazione politica del sindaco di Venezia presente in sede nazionale e già con un numero consistente di parlamentari. Soprattutto, la vicenda di Mogliano mette in risalto la stanchezza di una certa base del Carroccio. La necessità di una spinta diversa da quella avvertita fino ad oggi. L’urgenza di scelte che diano in Veneto un’indicazione precisa che eviti raggiri dello statuto, interruzioni di congressi. Mogliano è un test importante, è una grossa realtà tra Mestre e Treviso. In passato è stato laboratorio significativo sia per il centrosinistra sia per il centrodestra. E adesso?