Qualcuno, in queste settimane di passione, ha detto in toni decisamente gravi di temere che la guerra spietata contro gli europei dell’Ucraina stia facendo dimenticare un pericolo di altra dimensione: l’intero pianeta Terra sotto minaccia. È la visione tragica di un collasso che potrebbe far finire la Storia. Ambientalisti in prima linea, e politici sensibili alle problematiche ambientali, dicono che un male “regionale”, cioè il fuoco che divampa a Kiev, non deve oscurarne un altro di livello mondiale.
E qui torna il pensiero al nostro mondo. Sottolineo per gli sbadati quel “nostro”. Lo sappiamo ormai per esperienza, è scosso da crisi continue che rischiano di diventare mortali. I segni della malattia ci pervengono ogni giorno: la storia della Terra si specchia nelle notizie del giorno: il pianeta è in sofferenza, non si può lasciare che si aggravi; l’Uomo deve farsene cura. In parallelo, sentiamo qualche voce di piazza che mormora, ahimè,contro “queste cassandre della tv”.
Pensierino di un umano del XXI secolo e del Vecchio Mondo: la nostra Terra è come un’arca di salvezza, vi siamo dentro ma non siamo soli: altre creature vi sono raccolte, e siamo tutti conviventi, homo sapiens e animali di ogni specie nel contesto vegetale e minerale. Qualcuno, poeticamente, suggerisce di cercare e scoprire “la nostra parte animale”.
Ma dice molto di più, basta leggere quella favola selvaggia che si intitola L’assemblea degli animali pubblicata nel 2020 in piena pandemia da Einaudi. L’autore, lo straordinario e visionario Filelfo, ci spiega che, sulla Terra, “i capelli, le foglie e le piume degli uccelli sono un’unica cosa”. Utopia, romanzo filosofico, poesia, religiosità… Un libro che incanta.
Un’isola nel futuro
In un libro di fantascienza, anzi di narrativa fantastica, intitolato Cronache dell’arcipelago (1996, Il Cardo editore), curato dagli scrittori veneziani Carlo della Corte e Renato Pestriniero, l’arcipelago è quello delle isole veneziane dove l’immaginazione di tanti scrittori ha ambientato racconti straordinari. Un’antologia di sogni a occhi aperti che rende omaggio alla magia aliena di Venezia, alla sua bellezza fiabesca ma anche misteriosa.
Oggi su Venezia ci sono sogni nuovi: si legge nelle cronache, infatti, che una Fondazione internazionale presieduta da Patrizia Sansonetto Re Rebaudengo sta per ri-dare vita all’isola disabitata di San Giacomo che, dopo un profondo restauro, diventerà un complesso culturale, anzi “un avamposto dei sogni” che sono in realtà eventi d’arte internazionali, di cinema, teatro ecc. In altre parole, un motore di cultura contemporanea.
Ma perché sogni? Lo dice la presidente della fondazione Re Rebaudengo che ha assunto l’impegno della riqualificazione dell’isola e perciò di un futuro al complesso di edifici che furono polveriere napoleoniche: “I miei sogni sono progetti. Ogni iniziativa cresce da una visione che si fa spazio nella realtà, diventando terreno di condivisione”. L’isola del silenzio diventa un cantiere dei sogni dove per soni si intendono complesse visioni di futuri possibili. E Venezia ringrazia.
La voce di Tucidide
Luigi Lambertini, critico d’arte e narratore di rara sensibilità, venendo a parlare di pandemia e letteratura ha confessato la sua predilezione per il Decameron (ma senza ignorare I promessi sposi). E ha aggiunto una chicca: ha recuperato dai ricordi del classico la descrizione di un’epidemia di uno scrittore molto più antico di Boccaccio e Manzoni, cioè Tucidide. Forse è la prima epidemia raccontata, e si trova nel libro secondo della Guerra del Peloponneso.
Cerco fra i miei libri e trovo citato il testo nella collana dei Grandi Libri Garzanti. Ed ecco il “selvaggio male”, cioè una misteriosa epidemia, “serpeggiare” e poi esplodere in un’attonita Atene del 430 a. C. Il resoconto di Tucidide è drammatico, lucido e coinvolgente (e la mente va alla nostra primavera del 2020 d. C.…). Il morbo senza nome fa subito strage, con azione fulminea crea “una messe tanto ampia di morti”.
La città non ha memoria di un simile flagello, è terrorizzata e in lutto l’avvolge nelle sue cupe spirali. Il destino è implacabile. Cito: “Le suppliche rivolte agli altari, il ricorso agli oracoli e ad altri simili rimedi riuscirono completamente inefficienti: desistettero infine da ogni tentativo e giacquero, soverchiati dal male”.
Il vento nel cuore
So l’ora in cui la faccia più impassibile
è traversata da una cruda smorfia:
s’è svelata per poco una pena invisibile.
Ciò non vede la gente nell’affollato corso.
Voi, mie parole, tradite invano il morso
secreto, il vento che nel cuore soffia.
La più vera ragione è di chi tace.
Il canto che singhiozza è un canto di pace.
Eugenio Montale
Ossi di seppia, I poeti dello Specchio, Mondadori 1948