Tra pochi mesi, se non settimane, saremo tutti a piangere e frignare attorno alla grande ammalata. Venezia, centro storico, scenderà sotto, la fatidica e simbolica cifra dei 50 mila abitanti. E via con le colpe: del sindaco, dei prezzi, dei b&b, dei radical-chic, del Covid, del Mose.
Era già successo nel secolo scorso durante la grande paura di Caporetto
La città allora con 160 mila abitanti, si trovò con meno di 50 mila residenti, per lo più poveri o poco abbienti, che non sapevano dove fuggire. Nobili e ricchi si trasferirono nelle campagne verso Padova e chi poteva verso le grandi città. Novembre 1917 come un lockdown del Novecento. Una Caporetto, appunto.
L’altra volta sotto i 50 mila
Altra data significativa, il 1951, ovvero dopoguerra, ovvero inizio della ricostruzione. Il boom industriale e il benessere devono ancora arrivare. Venezia centro storico raggiunge il massimo di 174.808 abitanti. All’epoca non c’era il video della Farmacia Morelli a segnare in vetrina il numero dei residenti in presa diretta. Mestre, al tempo, stava raggiungendo le 100 mila anime, era partita pochi anni prima, da 16 mila. Ma nel dopoguerra molti residenti veneziani abitavano nei pianiterra, spesso al limite igienico, con pantegane e addirittura senza acqua corrente. Mi ricordo dove abitavo a San Canciano, Cannaregio, Rio terà del Prezzemolo. C’era una coppia di vecchi pensionati che viveva ancora con il lume di petrolio e al mattino presto, per non farsi vedere, con un secchio di legno, andavano a buttare i loro bisogni in canale. Poi ci pensò l’ufficio d’igiene a trasferirli a….Mestre.
Comincia così il grande esodo
Nel 1957 i residenti scendono già a quota 158 mila, nel 1961 a 137. Botta tragica dopo l’alluvione del 1966 con migliaia di appartamenti dichiarati inabitabili. Nel 1981 siamo scesi a 93 mila, dieci anni dopo a quota 76 mila, nel 2001 siamo a 66 mila superstiti. Trend inesorabile. Nel frattempo comincia a calare anche Mestre. Molti preferiscono l’entroterra. Un esempio? Santa Maria di Sala, ridente paesotto del veneziano, passa da 1700 abitanti nel 1970, ai 17 mila attuali.
Bisogna leggere i dati anche con considerazioni storiche e sociali ampie
Il centro storico di Milano, per esempio, ha appena 90 mila residenti su un totale di un milione e 400 mila abitanti. Bologna e Firenze, quasi come Venezia. Rispettivamente 53 e 52 mila nei centri storici. La City di Londra ha appena 7.300 residenti, ogni giorno arrivano mezzo milione di pendolari a riempirla. Il quartiere più antico e popolare di Parigi, il Marais (IV arrondissement) aveva nell’800 quasi 200 mila abitanti, oggi ridotti a qualche migliaio. Anche il gobbo di Notre Dame si è trasferito nelle banlieu…
Il dramma di una Venezia sotto i 50 mila
Il dramma di Venezia, tra l’altro, è che non è un centro storico, in senso geometrico, ma un de-centro. Con un lungo ponte divisore dal vero centro attuale che è…Mestre. Costo della vita, attività economiche differenti, mentalità e logiche di campanile, mobilità, fanno il resto. Ma la proiezione storica ci spinge più in là. Durante la terribile peste del 1630 Venezia contava 140 mila residenti, furono ridotti a metà. Il record però lo aveva raggiunto nel ‘500. In Europa solo quattro metropoli (Londra, Parigi, Napoli e Venezia) raggiungevano i 200 mila abitanti. All’epoca Roma era ridotta appena a 30 mila.
50 mila e la mobilità storica
Nella mobilità storica lagunare capiamo un sacco di cose. Aquileia, terza città dell’impero romano, dopo Milano, non esiste più. Altino, Venezia prima di Venezia, e poco più di un museo. Arrivò a 30 mila abitanti. Una metropoli per l’epoca. Più importante della romana Patavium. Poi la situazione, soprattutto ambientale, precipitò. Fino a tre secoli fa, i veneziani continuarono a trasferire mattoni (le cosiddette altinelle) e le pietre, direttamente a Venezia. Tipo riciclaggio o furto legalizzato da esigenze edilizie. La città è piena di reperti altinati.
Il sito internet
C’è un sito, Venessia.com, che insiste periodicamente su questa piaga di calo demografico. Ne ha fatto una bandiera. Ma i numeri sono numeri. Nel 2019 si sono registrati 896 decessi e 240 nascite, nel 2022 scenderemo sotto quota 200 nati. Mentre i morti si avvicinano a mille. Per fare un esempio: a Burano nel 2000 nascevano 28 bambini, nel 2020 appena dieci.
In Italia l’anno fatidico fu il 1964, con 526 mila nati. Poi iniziò il calo, modernità e controllo delle nascite, hanno avuto il loro peso. Adesso siamo a quota 380 mila, ma dobbiamo ringraziare milioni di immigrati che fanno figli. Il tasso di fertilità è passato da 2,66 all’attuale 1,24.
Altro dato storico impressionante. La vecchia Europa un secolo fa contava un quarto degli abitanti del pianeta. Ora con 8 miliardi di persone, siamo a un ventesimo del globo. L’Africa nel dopo guerra aveva circa 300 milioni di abitanti, oggi superano il miliardo. Sono numeri destinati a cambiare il mondo nell’immediato futuro.
Sotto i 50 mila. Qualche analisi
Triste considerazione: Venezia come metafora dell’Europa.
Allora torniamo alla Farmacia Morelli di campo San Bortolomio. Tutti noi che passiamo per di là tiriamo un sospiro di disperazione.
Tutti pronti ad aspettare il video con numeri rossi con la scritta 49 mila…
Venezia fino a quando? Scriveva nel 1967 il grande giornalista Giulio Obici. “Noi ci auguriamo – scriveva oltre mezzo secolo fa – che questa pubblicazione serva a divulgare, ancora una volta, una verità su Venezia: sia un primo passo per un effettivo recupero della città..”.
Un eccesso di ottimismo? scriveremmo oggi. Oppure: se non ora, quando?