La pandemia del Covid19, iniziata ufficialmente l’8 marzo 2020 con il lockdown che ci ha tenuti praticamente chiusi in casa per due mesi e da allora, fino ad oggi, ha limitato la nostra libertà in modi più o meno diversi a seconda dell’andamento del contagio, in certi casi, paradossalmente, ha dato buoni frutti. Uno di questi è di certo il libro di Stefano Brugnolo dal titolo Nuove forme di critica. Del buon uso della letteratura su facebook e pubblicato per i tipi di Prospero Editore nel settembre scorso.
Post di Facebook
Si tratta di una selezione dei post che l’autore, professore di teoria della letteratura all’Università degli Studi di Pisa, ha pubblicato sul suo profilo Facebook dal 2 novembre 2019 (quando eravamo tutti ignari di ciò che ci attendeva) fino al 10 giugno 2021. Una sorta di diario intellettuale in pubblico, nel quale Brugnolo riflette sul presente, su temi d’attualità ma anche su questioni letterarie che vi si collegano e/o che suscitano le sue argute e mai banali argomentazioni. Chi ha frequentato, e continua a frequentare la pagina di Brugnolo sul social network (https://www.facebook.com/stefano.brugnolo.1), dove i post continuano quasi quotidianamente, troverà qui riuniti alcuni di quei piccoli saggi (ma non affatto proni alla consuetudine della rete che richiede testi brevi e dal periodare non troppo complesso: qui nulla si concede alla semplificazione del pensiero). Avrà modo di rileggerli con calma, anche se sarà privato dei commenti che sotto a ciascuno sono fioriti, all’epoca, corredati di risposte dello stesso autore, dando vita ad una discussione corale e appassionante, alle volte anche infiammata da toni accesi, ma sempre civili.
I primi titoli dell’indice non risentono ancora della contingenza pandemica
La visione del film Joker si arricchisce di associazioni al Victor Hugo del racconto Uomo che ride, oltre che al personaggio di Quasimodo di Notre-Dame de Paris. La ricerca in rete di una citazione tratta dal Macbeth diventa occasione per ragionare sui meccanismi derivanti dalla pubblicità online, rumore di fondo al quale dovremmo saperci sottrarre (“Che grande Carnevale è la rete!”, p. 16).
Ma già il 31 gennaio 2020 si comincia a capire cosa sta per accadere, quando l’informazione ci racconta dei grandi ospedali costruiti in tutta fretta in Cina per arginare l’epidemia che crediamo lontana, e offre lo spunto per analizzare una società “che coniuga il peggio del comunismo con il peggio del capitalismo” mettendo in luce, se ce ne fosse bisogno, i diritti dei lavoratori.
Un fenomeno non recente
Sull’autobiografismo di massa che i social non solo permettono, ma in qualche modo stimolano, Brugnolo ci ricorda che questo, in realtà, non è un fenomeno recente. Già Rousseau, nelle sue Confessioni, aveva aperto la strada alla rivendicazione del diritto a raccontarsi, a scrivere della propria vita non perché straordinaria, ma in quanto unica e irripetibile.
La pandemia come occasione di critica costruttiva
La pandemia diventa anche occasione per contestare una lirica sul tema di Mariangela Gualtieri, che Brugnolo considera brutta perché proclama dei Valori e delle Verità, anche se giusti, trasformando la poesia in un megafono. Come dargli torto, del resto? “Il contagio può servire, invece, a testare i poteri della letteratura?”, p. 36. Poteri che ci risuonano, ad esempio, nel racconto più breve del mondo, di Augusto Monterroso: “Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì”, che sintetizza in modo magistrale la nostra tendenza alla rimozione o negazione verso le cose che ci dispiacciono, che non vogliamo accettare. “Per quanto le neghiamo, quelle si ripresentano cocciutamente, proprio come quel dinosauro” , p. 139.
Dalle rivendicazioni di genere al cambiamento climatico
Il dibattito intellettuale di quei mesi irrompe attraverso alcune questioni molto discusse come ad esempio le rivendicazioni identitarie di genere e la tendenza a disconoscere e a negare gran parte della tradizione culturale occidentale, che alcuni movimenti vorrebbero cancellare: Via col vento è razzista, Iliade è violenta e sessista, ecc. A questo proposito Brugnolo ci invita a contestualizzare, affermando inoltre “Quali artisti e quali opere si salverebbero perché prive di macchie e di disonore?” p. 79 e segg. E ci invita a considerare il fatto che anche noi contemporanei non siamo senza colpa. E anche il nostro mondo meriterà di essere giudicato ed eventualmente condannato da coloro che verranno. Non lo sta facendo, del resto, già Greta Thunberg?
Tanti riferimenti: da Dante a Maradona
Impossibile qui citare tutti i riferimenti, gli echi letterari, culturali e d’attualità oggetto delle riflessioni di Brugnolo che rendono questo libro ricchissimo di spunti: il mito di Maradona, Dante spiegato nelle carceri, l’estate svelata dalla canzone Azzurro di Conte, il simpatico fondamentalismo ortodosso condito di irresistibile ironia di Shtisel, Breaking Bad, la didattica a distanza, insomma, il nostro presente fatto di cinema, serie televisive, notiziarî, romanzi, poesia, saggistica, rete, tutto ciò in cui siamo immersi, visto e analizzato da una mente lucida, mai accondiscendente verso il mainstream, spesso critica ma sempre garbata e problematizzante, che ci offre uno sguardo originale sulle cose e sulla vita.
L’esaltazione del dubbio
Un libro che ci invita ad esercitare l’arte del dubbio, ad accogliere la complessità, a considerare nelle discussioni anche punti di vista diversi o magari opposti al nostro, invitandoci a ragionare. Un libro da leggere, un libro prezioso. Perché ci ricorda, se ce ne fosse bisogno, che la letteratura continua a parlarci, in essa ci possiamo riconoscere sempre, perché la letteratura ci viene in soccorso e ci sostiene, soprattutto mettendo in luce i nostri lati più nascosti e indicibili, ci svela la natura umana ripulita da ogni retorica, quando è buona letteratura, naturalmente. E il professor Brugnolo, docente universitario, ha il merito di aver portato la critica letteraria più seria fuori dalle aule di un ateneo, di averla messa a disposizione, su un social network, di chiunque abbia voglia di confrontarsi con essa e con lui, anche se magari non sempre si concorda con le sue posizioni. Ma è questo il bello.
Chi è l’autore
Stefano Brugnolo è docente di Teoria della letteratura presso l’Università di Pisa. Ha scritto vari saggi tra cui ricordiamo La tradizione dell’umorismo nero (1994) e La letterarietà dei discorsi scientifici (2000), entrambi pubblicati presso Bulzoni; L’impossibile alchimia: saggio sull’opera di Joris-Karl Huysmans (1997), presso la casa editrice Schena; L’idillio ansioso.“Il giorno del giudizio” di Salvatore Satta e la letteratura delle periferie, (2004) presso la casa editrice Avagliano; Strane coppie. Parodia e antagonismo dell’uomo qualunque (2013), presso il Mulino; Con Giulio Mozzi Ricettario di scrittura creativa (Zanichelli 2000, 2. ed.) e L’officina della parola. Dalla notizia al romanzo: guida all’uso di stili e registri della parola (2014) presso Sironi. Per conto dell’Associazione Malatesta ha coordinato un seminario di studi dedicato a La letteratura e il piacere del Male nel Novecento (settembre 2014).
Stefano Brugnolo, Nuove forme di critica. Del buon uso della letteratura su facebook, Novate Milanese, (MI), Prospero Editore, 2021, Collana scripta.
Lettura veramente attenta del saggio e ottima recensione, grazie all’autrice per questa sua prospettiva di lettura!
Grazie!
Interessante articolo, scritto con il consueto stile disteso ma ricco di spunti di riflessione.
Grazie!
Ringrazio davvero Annalisa Bruni per questa sua recensione che non mi aspettavo del mio libretto. Un regalo! Lei è una mia grandissima amica ma insomma è soprattutto una grande lettrice curiosa di libri e cultura in generale. Quel che dice del mio testo aiuta davvero a capire cosa ho voluto, potuto, saputo fare scrivendo qui i miei post e poi raccogliendoli nel volumetto. L’arte della recensione è sempre meno praticata ed è un peccato, Annalisa la pratica con grande abnegazione e dedizione. Si mette al servizio dei lettori. Cioè li legge davvero i testi che recensisce e ci aiuta a orientarci, ci dà degli spunti a cui poi noi possiamo decidere di dare corso. Se poi il giudizio che lei porta sul mio libretto è positivo io mi illudo che non sia solo per il bene che mi vuole. Grazie Annalisa!
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Grazie!