Simonetta Rubinato, nata a Treviso, laureata in Giurisprudenza a Padova, di professione avvocato, si è affacciata quasi per caso all’esperienza politica nel 2002, diventando coordinatrice della Margherita in provincia di Treviso. Nella primavera del 2004 Simonetta Rubinato è diventata la prima donna sindaco di Roncade. Riconfermata nel 2009. Autonomista da sempre, tenacemente federalista, fortemente legata al territorio, eletta Senatrice nella lista della Margherita nel 2006 ha accettato con entusiasmo di far parte del Gruppo Per le Autonomie. Nel 2008 è stata eletta deputata, riconfermata nel 2013. Nel 2018, cessato ogni incarico istituzionale e politico, non rinnovando l’iscrizione al Partito democratico, ha costituito Veneto Vivo, una libera associazione civica, apartitica e laboratorio politico-culturale, per rappresentare proprio l’aspirazione all’autogoverno dei veneti.
Simonetta Rubinato, cosa l’ha spinta a candidarsi alla Presidenza della Regione?
“La mia non è una corsa personale ad un posto di potere. Non ambisco nulla per me. E non ho alcun partito alle spalle. Io sono la portavoce di un comitato di cittadini del Veneto che crede da sempre nei valori dell’autonomia e del federalismo per riformare in chiave democratica e di semplificazione, responsabilità e modernità lo Stato italiano. Dopo aver dato una spallata forte al sistema, con la grande vittoria dei Sì nel referendum del 22 ottobre 2017 (oltre quattrocentomila in più di tutti i voti raccolti da tutti i partiti alle scorse elezioni regionali), il fatto che a tre anni da quel voto democratico che stava dentro la Costituzione non sia arrivato alcun risultato concreto, ci ha fatto rendere conto che quella forte e legittima aspirazione dei Veneti all’autogoverno non poteva e non può essere lasciate in mano solo alle forze politiche nazionali di destra o di sinistra che siano.
Abbiamo capito che serve un movimento regionale, determinato a portare a casa il risultato attraverso un negoziato che dia forza politica alla volontà espressa a maggioranza assoluta dagli elettori. Ora o mai più, ci siamo detti. E così abbiamo deciso di scendere in corsa per le elezioni regionali perché è qui in Veneto, prima che a Roma, che si gioca la partita dell’autonomia. Anche se per noi questo è solo l’inizio di un percorso, l’avvio di un cantiere dal basso, dal territorio, per superare la politica degli apparati e cominciare a far conoscere il nostro progetto”.
Rubinato, Quali critiche muovete all‘amministrazione uscente?
“Noi, a differenza di quasi tutti gli altri candidati in corsa, non siamo stati in Consiglio regionale in questi anni. Per noi questo è l’anno 0. Certo, se dopo oltre 1039 giorni la volontà dei veneti espressa con forza al referendum del 22 ottobre 2017 non ha ancora trovato risposta dalle forze politiche nazionali tutte, qualche responsabilità ci sarà. Nessuno può dirsi senza responsabilità perché in questo arco di tempo a Roma abbiamo avuto Governi con la Lega di Salvini, i Cinque Stelle e il Pd. E i nostri parlamentari sono stati del tutto ininfluenti. Ci preoccupa l’astensione figlia di una certa delusione dei veneti anche e proprio sulla mancata attuazione dell’autonomia e temo chi ancora oggi usa l’autonomia come una bandiera solo per prendere voti”.
In che cosa i vostri programmi si differenziano dagli altri?
“Diciamo che l’aver fatto il sindaco di un medio comune del Veneto e l’aver poi provato la dura vita del parlamentare semplice mi ha arricchito di un’enorme esperienza. E ora voglio mettere a disposizione della mia gente sul tema che più ci preme: l’autonomia. Il nostro è un movimento di idee che parte dal basso. Non abbiamo segretarie romane o milanesi a cui rispondere. Gli unici a cui dobbiamo rendere conto sono i Veneti. Con i quali intendiamo stringere un patto per fare di questo nostro splendido territorio un modello di autonomismo solidale e responsabile.
Siamo nella terra della sussidiarietà. Dove la società non ha mai aspettato lo Stato per risolvere i problemi. Ma quando e lì dove ce n’era bisogno lo ha rimpiazzato. Come nel caso delle scuole materne paritarie, costruite per i bambini poveri quasi un secolo prima. Siamo la terra del volontariato, dell’iniziativa privata, dell’innovazione, del sapere e della cultura policentrica. Abbiamo una risorsa straordinaria per lo sviluppo che è il turismo. Fatto di mare, montagna, laghi, città d’arte, terme, piccoli centri. Da sostenere e rilanciare. La nostra idea è che l’autonomia contrattata con lo Stato e gestita con responsabilità possa rappresentare la chiave di volta di un nuovo modello di sviluppo sostenibile e inclusivo”.
Qualcuno ha detto che Zaia ha cavalcato l’onda del Covid per farsi campagna elettorale….
“Diciamo che sul Covid si sta facendo troppa campagna elettorale. A tutti i livelli di governo. Dimenticando che c’è gente che ha perso i propri cari. Chi ha perso il lavoro e la serenità, c’è chi è in apprensione per l’istruzione dei propri figli. Certo la gestione dell’emergenza ha offerto ampi spazi di visibilità che non sempre sono stati utilizzati con la dovuta parsimonia. Anche ora che dovremmo essere in regime di par condicio nella comunicazione. Forse qualche conferenza stampa in meno non avrebbe nuociuto anche agli stati d’animo delle persone subissate da troppe e alle volte contrastanti informazioni”.
Simonetta Rubinato, se domani si svegliasse da nuovo Presidente della Regione, cosa farebbe per prima cosa?
“Le cose da fare sarebbero tante. Credo che prima di tutto al Veneto serva una strategia comune. Dobbiamo imparare dai nostri vicini di casa di Trento e di Bolzano. Che quando è ora di tutelare gli interessi del territorio arrivano a Roma sempre uniti. Se guardo a tutti coloro che metteranno nel simbolo, nel programma, negli spot la parola ‘autonomia’ non dovremmo aver problemi a creare una forza anche in Parlamento. Che si batta per riconoscere al Veneto quanto la Costituzione prevede.
E fare squadra con chi chiede altrettanto per la Lombardia, l’Emilia Romagna e le altre Regioni che si stanno muovendo. Il federalismo che abbiamo in mente non è divisivo del Paese. Quindi per rispondere alla sua domanda, la prima cosa che farei è convocare tutti gli eletti attorno ad un tavolo. Al fine di sottoscrivere un comune impegno con i Veneti a favore dell’autogoverno responsabile. Un patto per il lavoro e la semplificazione burocratica, un piano per rafforzare la sanità territoriale e il welfare per famiglie”.