Nella copertina sta un Gesù Bambino benedicente nella mangiatoia. La rivista “per le donne e le figlie”, nasce già come settimanale, con 12 pagine in bianco e nero, tra cui un timido spazio pubblicitario di una nota marca di macchine da cucire. All’interno poche “brevi” d’attualità, molte rubriche, ricette e consigli per la vita spirituale e la vita in casa. Al costo di 20 centesimi, viene diffusa in 12 mila copie, in Piemonte e Lombardia. Nasce così Famiglia Cristiana, giusti 90 anni fa, senza alcun supporto promozionale, quasi in sordina. Chi l’avrebbe mai detto allora che negli anni sarebbe diventato uno dei più popolari settimanali d’Italia, di gran lunga la rivista d’ispirazione cristiana (ma per nulla confessionale) più letta nel Paese e in Europa, un vero e proprio “caso giornalistico”, un unicum nel panorama editoriale nazionale?
Lo storico primo numero di Famiglia Cristiana
Il primo, storico numero della rivista è datato 25 dicembre 1931. Nello stesso giorno andava per la prima volta in scena al Teatro Kursaal di Napoli un capolavoro di Eduardo De Filippo che diventerà un classico: Natale in Casa Cupiello. «Siamo nati nella paglia, come a Betlemme», confidò don Pier Luigi Occelli, detto Pietro, sacerdote della Società San Paolo, scrittore e partigiano, uno dei pionieri di quell’avventura editoriale, nell’anno in cui sono nati Mikhail Gorbaciov e Desmond Tutu. Il papa allora era Achille Ratti, Pio XI; il re era Vittorio Emanuele III; a capo del governo stava Benito Mussolini.
Nel 1931 in Germania Hitler preparava la scalata al potere, mentre a New York veniva inaugurato l’Empire State Building, allora il grattacielo più alto del mondo. Gli italiani erano poco più di 41 milioni, di cui ben 5 di analfabeti. La crisi economica, conseguenza del crollo di Wall Street del 1929 negli Stati Uniti, mordeva più forte che mai. Tempi difficili, dunque, per lanciare un giornale. Eppure ci aveva visto lungo don Giacomo Alberione, vulcanico sacerdote piemontese, classe 1884, mente e anima della nuova rivista: i mezzi di comunicazione di massa, in primis la stampa, stavano diventando sempre più importanti, e, se la Chiesa voleva dialogare col popolo, avrebbe dovuto usarli. Per questo aveva fondato, nel 1914, la congregazione religiosa “Società San Paolo” ad Alba.
Una Famiglia Cristiana porta a porta
Ai primi tempi Famiglia Cristiana veniva distribuito dalla suore e dai paolini, a volte a anche a dorso di mulo, porta a porta. Il target della nuova rivista è prettamente femminile. L’idea è quella di un giornale come prolungamento della parrocchia. Una “parrocchia di carta”, appunto, come sarebbe stata definita dallo stesso Alberione.
Durante la guerra la pubblicazione del giornale non si ferma, anzi negli anni cresce in diffusione tanto che nel 1944 tocca il traguardo delle centomila copie. La formula piace: giornale d’informazione, ma soprattutto di formazione.
La rivoluzione
Ma l’artefice del salto di qualità della rivista è quel geniale giornalista che fu don Giuseppe Zilli. Figlio di una famiglia di pastori abruzzesi, professore di filosofia, sacerdote paolino dal 1947, diventa direttore di Famiglia Cristiana nel 1954, subentrando a don Luigi Zanoni. Con lui crescono le pagine dedicate all’attualità, ma resta ampio lo spazio dedicato alle domande dei lettori. Nel 1961, il giornale tocca, a colpi di centomila copie d’aumento all’anno, il milione di copie stampate, avviandosi ben presto a diventare il primo settimanale d’opinione italiano e il terzo della classifica europea. Sacerdote con il piglio da imprenditore, è lui a trasferire la redazione principale da Alba a Milano e ad aprire la prima sede romana.
I 50 anni di Famiglia Cristiana
Nel 1971, in occasione di uno speciale sui cinquant’anni di Famiglia Cristiana, la rivista viene diffusa con una tiratura di due milioni di copie. «Don Zilli l’ha fatta uscire dai recinti ecclesiali e da una concezione artigianale, accettando le sfide del mondo moderno e della comunicazione», scrive don Antonio Sciortino (direttore dal 1999 al 2016). Paolo Murialdi in “Storia del giornalismo italiano” spiega che “Giuseppe Zilli, riesce a dare ai contenuti e al linguaggio del periodico un’impronta più consona ai mutamenti di mentalità della società italiana”.
La ricerca della professionalità giornalistica nei suoi collaboratori laici sarà uno dei chiodi fissi del direttore. E la redazione del giornale si avvarrà di giornalisti, fotoreporter, disegnatori e tipografi di provata esperienza. «Un perfetto apostolo deve essere anche un perfetto professionista», sosteneva Zilli. «Libri, giornali, film, dischi oltre che fatti a scopo di bene devono anche essere fatti secondo tutte le regole».
Quasi un confessionale
Un altro dei punti di forza del giornale” è, senz’altro, la rubrica i “Colloqui col padre”. La rubrica più seguita dai lettori. Ed è sempre Zilli, per primo a darle un’impronta memorabile. «Risposte vere a lettere vere, che sapevano di vita vissuta, di drammi e tormenti familiari. Come in un “confessionale”, macerandosi per trovare le parole più consone. Mai verità preconfezionate», annota ancora don Sciortino. Una rubrica che diventa uno spazio franco di dialogo puntuale con i lettori, quasi precorrendo le community dei siti giornalistici dell’era digitale.
Famiglia Cristiana apre all’estero
Quando don Zilli muore, improvvisamente, nel marzo del 1980, gli succede don Leonardo Zega, marchigiano, giornalista di razza, che per quasi vent’anni guida la rivista in tempi politicamente tumultuosi, carichi di sconvolgimenti sia in Italia che nel mondo, dalla caduta del Muro di Berlino a Tangentopoli. Tra i meriti, quello indiscutibile di intuire che una grande testata nazionale non poteva non avere “occhi” in tutto il territorio italiano e “finestre” all’estero. Con lui il numero delle sedi redazionali si amplia, comprendendo nuove sedi di corrispondenza a Bologna, Torino e Venezia, e, all’estero, a Parigi, Londra e, con la fine dell’Unione Sovietica e l’avvento di Gorbaciov, anche a Mosca.
Il successo
Nel 1981 la “parrocchia di carta” conta quasi 6 milioni di lettori con una tiratura che raggiunge un milione e 200 mila copie. Con lui cresce ancora la redazione che può avvalersi di tecnologie all’avanguardia per confezionare un prodotto sempre più ricco di servizi e di rubriche. Un giornale sempre dalla parte della gente, capace di confrontarsi senza pregiudizi con tutte le posizioni; voce critica e politicamente indipendente, mantenendo fede al motto originario del “parlare di tutto, cristianamente”.
Un occhio di riguardo ai più deboli
L’attenzione alla cronaca italiana e agli esteri, con particolare evidenza per il continente africano, raccontando in presa diretta, gli eventi più importanti, è uno dei “marchi di fabbrica” del giornale diretto da Zega. Sulle pagine della rivista, oramai venduta anche nelle edicole, c’è spazio per grandi reportage in Italia e nel mondo. Una volta, ad Algeri, l’inviato del settimanale Roberto Zichittella, si sente dire da un inviato del Corriere della Sera: «Incontriamo voi di Famiglia Cristiana in tutte le parti del mondo». Ed era vero.
Continua, nel frattempo, la fortuna dei “Colloqui” in cui trovano voce persone di ogni età e condizione sociale che offrono uno spaccato della realtà italiana. Don Zega spiega: «La famiglia italiana che si confessa è una famiglia d’oggi, credente ma non bigotta, seria ma non chiusa alle istanze del mondo che la circonda, cristiana ma non per ciò immune dalla fatiche, ansie e angosce degli altri, né meno carica di tensioni, attese, speranze».
Anche il mondo laico si inchina
«Nelle risposte c’è una capacità di ascolto – scrive Zichittella – un’apertura e a volte un pizzico di spregiudicatezza che non si trovava nelle gerarchie. Nulla, sia chiaro, che non si allontanasse in modo sostanziale dal magistero della Chiesa, ma a volte era il tono della risposta a fare la differenza. Questo viene apprezzato anche dal mondo laico. Michele Serra scriverà, parafrasando Benedetto Croce, che in Italia “non possiamo non dirci lettori di Famiglia Cristiana”».
Le iniziative editoriali
Ma gli anni ’90 si caratterizzano anche per le tante iniziative editoriali lanciate dal giornale, ad iniziare dalla Grande Bibbia per la famiglia, con il commento del biblista Gianfranco Ravasi: ogni settimana esce un allegato con il testo biblico accompagnato da immagini, commenti e un riassunto per i bambini. Ogni fascicolo ospita un intervento di grandi intellettuali italiani (tra gli altri Erri De Luca, Beniamino Placido, Claudio Magris, Giuseppe Pontiggia, Giovanni Raboni, Umberto Eco, David Maria Turoldo, Ermanno Olmi, Dacia Maraini, Natalia Aspesi, Gillo Dorfles, Vittorio Gassmann, Enzo Bianchi, Carlo Bo). L’altra grande iniziativa sarà La Divina Commedia di Dante, presentata con il testo originale, a cura del critico Giorgio De Rienzo con le illustrazioni dei fratelli Nino e Silvio Gregori, che curavano l’altra fortunatissima rubrica dei “Fatti del giorno”.
Famiglia Cristiana e il Papa
Famiglia Cristiana, inoltre, segue tutti i viaggi del Papa con il vaticanista Renzo Giacomelli e il fotografo Giancarlo Giuliani. Ed è protagonista di grandi scoop giornalistici. Famose, poi, restano alcune copertine e campagne sociali lanciate dal giornale, come quelle contro le mine anti-persona, per i diritti degli indios in Amazzonia, per la rinascita di territori devastati da sciagure naturali o da guerre. Non mancano, a partire dagli anni ’90 anche importanti riconoscimenti e premi in più occasioni attribuiti ai suoi giornalisti per inchieste e reportage. Vi collaborano personalità illustri come Claudio Marazzini, Vittorino Andreoli, Adriano Sansa, Eugenio Corti, don Antonio Mazzi, Mario Rigoni Stern.
Un giornale libero
Nel 1998 don Zega lascia la direzione in seguito a contrasti con i vertici della Conferenza Episcopale Italiana. Il giornale viene per un breve periodo “commissariato” dalla Santa Sede. Quindi, nel 1999, tornata la pace tra Paolini e Vaticano, subentra alla direzione il braccio destro di Zega, don Antonio Sciortino, il quale mantenendo fede all’indipendenza del giornale, non risparmia nei suoi editoriali, interventi critici su aspetti della società e scelte politiche poco “cristiane”.
Prese di posizione scomode da parte di un giornale libero, che hanno causato più d’una volta reazioni isteriche da parte del partito o del politico di turno criticato e perfino campagne di boicottaggio del giornale. Restano agli annali, ad esempio, i duri attacchi ai governi Berlusconi negli anni Duemila.
Anni difficili
Sono anni difficili per l’editoria e la carta stampata, sia quotidiana che periodica. Alcune testate nazionali, anche gloriose, chiudono i battenti con l’acuirsi della crisi delle vendite. Famiglia Cristiana, pur risentendo anch’essa della congiuntura negativa, nel 2001 inaugura un importante rinnovamento, non solo grafico, della rivista. Ma resta invariato, comunque, l’ambito da sempre presidiato dal settimanale: l’informazione e la formazione della famiglia, l’attenzione alla persona, alle istanze cristiane, ai diritti civili, cercando di essere sempre “microfono” aperto per “dare voce a chi non ha voce”.
Famiglia Cristiana digitale
Sotto la direzione di Sciortino si sviluppa anche la piattaforma digitale per il giornale online www.famigliacristiana.it e la presenza sui social network.
Dal dicembre 2016 gli subentra l’attuale direttore don Antonio Rizzolo. E siamo arrivati all’oggi. Raccontare la pandemia nel modo più chiaro ed esaustivo possibile, nonostante il lockdown e la lontananza dalle redazioni, è stata l’ultima sfida accolta dai giornalisti del settimanale.
Compiere 90 anni, anche per un giornale, non è impresa da poco. E allora: buon anniversario Famiglia Cristiana.