Qualche giorno fa ci ha lasciati Umberto Pascali. Pascali il poeta, il sodale. Pascali, l’amico. Di quel siciliano bello e roccioso, nato a Roccapalumba (Palermo) e giunto a Venezia nel 1960, ricordiamo lo stile, la profondità delle relazioni umane, la stoffa dell’outsider. Troppo discreto per sapersi imporre su scala nazionale, ma alto nel fraseggio poetico, che aveva attirato l’attenzione di Mario Luzi.
La mia esperienza con Pascali
Leggeva splendidamente, Umberto, e mi aveva fatto l’onore grande di portare alcuni miei lavori all’Ateneo Veneto, di accompagnarmi in reading e presentazioni. Io esordiente, lui artista maturo. Con la sua compagna, la pittrice Ewa Sieroslawska, era uno dei punti di riferimento della comunità veneziana (ma soprattutto mestrina).
Che dagli anni Ottanta all’inizio del nuovo secolo ha trasformato radicalmente il panorama letterario e artistico della città lagunare e del suo immediato entroterra: dal geniale Alfio Fiorentino a Laura Pierdicchi, a Maria Grazia Galatà (poeti di ricerca, con una visuale ampia sulla situazione internazionale). Artisti visuali come Franco Rossetto, Carlo Marconi ed Elio Jodice, quest’ultimo anche instancabile promotore di eventi e manifestazioni.
La poesia di Pascali
I versi di Pascali, a rileggerli ora, possiedono una maturità indiscussa, un respiro del tutto personale; nascono e cristallizzano nella coscienza, sono un distillato psichico di luce. Umberto amava (anzi ama, per noi che non ci rassegniamo alla sua perdita) semitoni dal timbro rapido, costanti figurative fulminee come affilati haiku: «cos’è che ci risplende / – canta nella raccolta Dispersioni del 2000 – se la totalità del buio / ci ossida i tronchi / schiuditi al rimando del grido / in una sola notte …».
La nominazione
Il perno attorno a cui ruota la ricerca formale del poeta si cela, però, più in profondità, nel cuore della nominazione. È una parola che ha già in sé, per utilizzare una traccia luziana, il suo zenit e il suo nadir, biologicamente viva, quindi destinata a mutare al tocco dei ricordi.
Pascali, il poeta controcorrente
Troppo spesso s’insiste ad affermare che la nostra non sarebbe epoca di poeti forti, ma piuttosto di minimalisti monodici. Ebbene, Umberto Pascali – con la sua frequentazione di palcoscenici, la teatralità gestuale, la potenza icastica delle immagini – ha affermato per decenni tutto il contrario. Un uomo vigoroso, schivo e gentile, con forti ali alla sommità delle scapole. Col dono del volo, come gli suggerii io stessa d’intitolare una sua raccolta del 2005: «mezzi potenti per guardare dall’alto – scrissi nella Prefazione – e vento con sé (un vento da nord, che rischiara)».
Un aviatore con la rotta ben tracciata
Nessuna concessione all’estemporaneo: un simbolista, Pascali, in epoca post-ermetica. Un aviatore che conosce le rotte: affinata la tecnica notturna delle correnti, a volo radente o in picchiata sul mare. Lo spazio, nei suoi versi, diventa protagonista assoluto: «da quali abissi / la tua infanzia / che non leggo / cocci di parole / senza suoni / per altra luce / radice diversa / stagioni / vietate all’azzurro».
Pascali riesce, senza troppi compiacimenti lessicali, ad ordire sintesi liriche. La vita stessa, allora, la vita di noi tutti, i suoi risvegli faticosi e le notti immobili, divengono simbologia del sacro: come se il poeta vedesse, vedesse oltre e la visione si facesse vitrea percezione futura.
Pascali. Una voce che riecheggia in questo Natale
Cos’è che ci risplende, Umberto, in questo Natale incerto, con la speranza che preme e la paura che frena negli abbracci. La tua voce che resta, oltre la vita fisica, probabilmente.
Che meraviglia!!!! Umberto è tutti noi ti siamo grati per questa tua testimonianza. Umberto meritava molto di più ma ciò che per lui ha contato è stata soprattutto la forza dell’amore, che ha prodigato a tutti e soprattutto alla sua amata. Grazie Francesca, sei unica.
Grazie Laura 🙏
Ricordo intenso e affettuoso. Brava, Francesca!
Per me è stato più che un semplice zio, una guida che non mi ha mai abbandonato…e anche il giorno del suo funerale l’ho sentito..così vicino a me come mai prima…
Meravigliosa persona sempre garbato; gentile e attento al prossimo poeta nel cuore e nell’anima. E volato via un amico. Ciao Umberto non sara’ dimenticato.