“Stiamo vivendo (…) uno di quei momenti in cui l’antico modo di agire non funziona più”. Così scrive Z. Bauman nella prefazione di Modernità Liquida (Crea Link) (Edizioni Laterza, 2011). Secondo il compianto professore di Sociologia, tra i più noti e influenti pensatori del mondo, non sono state messe in atto nuove modalità per affrontare le sfide, modalità adeguate alle condizioni in cui ci troviamo a vivere oggigiorno. A quanto pare, e mi trovo più che d’accordo, l’unica costante della vita di una persona è il cambiamento, dove l’incertezza è la sola certezza.
E tu che ne dici?
Pensa al mondo del lavoro. Molti sono ancorati all’idea di posto fisso, di lavoro sicuro, di garanzia dello stipendio a fine mese. E quando dico e scrivo queste parole penso a mia figlia, Giulia, che ha 3 anni e mezzo e che ogni giorno sfida l’incertezza, il cambiamento, l’elasticità. E mi chiedo: cercherà nel mondo la stabilità a noi tanto cara o sarà abituata a questa (usando parole non mie) “modernità liquida”? Come vivrà il mondo del lavoro? E, prima ancora, quale sarà il suo approccio nei confronti delle novità?
Non dico che sia meglio o peggio
Dico che la situazione è questa e è meglio vivere il presente per costruire il futuro anziché maledire un passato per distruggere un avvenire. Fin dai primi giorni di vita di mia figlia, ho iniziato, insieme a mia moglie, a trasmetterle l’esempio, a essere coerente e flessibile, seguendo il pensiero dello stesso Z. Bauman e di C.Darwin: “non è il più resistente a vincere, ma il più flessibile”.
Non funziona più il vecchio modo di agire
Lo dicono tutti e si trovano tutti d’accordo. Eppure, quando parli con un adulto, la cornice dei suoi discorsi (almeno per la maggioranza di essi) è orientata al problema e le parole ricorrenti sono: crisi, difficoltà, stress. Tutto più o meno corretto. Hai ragione: esiste la crisi, ci sono difficoltà, e si attraversano fasi di stress. Come ci sono opportunità, risorse e prospettive di serenità.
Non funziona più come prima?
Mentre scrivo queste righe mi rendo conto che è vero quanto sostengono i grandi pensatori del passato e del presente, e è vero anche che tutto è sempre stato lì. Che se facessi le stesse cose, o meglio, se ci comportassimo come quando eravamo bambini, forse, la vita sarebbe migliore.Dov’è finita la curiosità? E la voglia di imparare? E la felicità nel giocare?
Ok Luca, molto bello, ma da grandi i problemi sono altri
Aspetta, facciamo chiarezza. E ho bisogno che tu mi segua attentamente in questo processo affinché abbia la massima efficacia. Torna a quando eri un bambino e stavi imparando a camminare. Ci sei? Bene. Cadi una volta, due, tre, dieci, cento, mille… e ogni volta ti risollevi. Imparare a muovere i primi passi sulle tue gambe, senza appoggiarti a qualche mobile, è tutto ciò che desideri. Lo vuoi così tanto che ci provi per una, due, tre, dieci, cento, mille volte e anche di più. E ci riesci. All’inizio muovendo passi incerti, ma poi sempre più sicuro. Cammini. E hai accesso a un mondo di cose che prima non potevi avere. Questo è tutto il tuo mondo. È una cosa immensa. Hai 11 o 12 mesi e hai compiuto un’impresa enorme.
Sei ancora sicuro che non funziona più?
Ci sei ancora? Lo hai capito? Pensi ancora che le sfide, suscitate dal cambiamento nell’età adulta, siano più grandi di quelle che hai affrontato da bambino? Hai ancora voglia di dire “sì ma…”? Beh, sai che ti dico? Che sei libero di pensarla come vuoi, e continuare a ripeterti “si ma …” non farà di certo in modo che le cose migliorino. Resta pure fermo lì, ancorato, piantato, cementato (ecco, forse sarebbe questo il termine che userebbe Bauman se fosse ancora vivo) a terra anziché renderti “liquido” ed entrare nel flusso.
Sei tu a dire che non funziona più
Certo, il famoso pensatore faceva anche notare il limite di questa rincorsa frenetica alla novità (ma ti sto parlando di cambiamento, non di esasperarti nel ricercare il nuovo): dove il lavoro è diventato un camping e la società un guardaroba. Ma prendiamoci la parte utile delle cose perché a voler trovare problemi, li trovi ovunque. La merda esiste, e la vita gioca a fare a palle di m… con la nostra faccia. Per questo ti devi allenare. Devi agire. Devi fare.
Non funziona più? Pensaci. La sorte non è il destino
Ti suggerisco qui un’ultima riflessione: prendi le distanze da quel che alcuni chiamano “sorte”. Distinguila dal destino, affinché il destino stesso, che puoi costruire in buona parte (forse tutta) con le tue forze, ti aiuti vincere questa partita. Dipende da te. Proprio come quando hai imparato a camminare.
Dai il tuo meglio. Anche per lasciare in eredità ai più giovani un mondo migliore.