La diffusione del Coronavirus ha imposto al mondo intero nuove sfide. Il nostro Paese sta affrontando la peggiore crisi economica dal Dopoguerra. Le stime dell’Istat confermano nel periodo aprile-giugno 2020 una riduzione del Prodotto Interno Lordo senza precedenti (-12,4% rispetto al primo trimestre). Ora siamo nel terzo, che farà registrare una variazione positiva del PIL. Secondo il Centro Studi Confindustria, tuttavia, la risalita è incompleta. Lo dimostra la produzione industriale, che a giugno ha segnato appena un +3,9%. Un dato comunque lontano dal periodo pre-Covid, rispetto al quale si osserva un calo del 16,9%.
Nuove sfide vs contrazione
Anche in Veneto l’indagine condotta da Unioncamere fotografa tale situazione di crisi. L’effetto dell’emergenza ha determinato, nel secondo trimestre, una contrazione dell’attività manifatturiera regionale tre volte maggiore rispetto a quella rilevata nel primo (-22,4% vs -7,6% su base annua).
Unioncamere
La riduzione della domanda, a causa delle difficoltà logistiche e del parziale arresto dei principali mercati commerciali, ha comportato la cancellazione degli ordini e il blocco delle filiere internazionali. Secondo Unioncamere, nel periodo aprile-giugno 2020 gli ordinativi totali hanno segnato una performance fortemente negativa, pari al -23,6%. Nello specifico, la domanda estera ha registrato un -24,7%. Un dato allarmante per questo territorio, che presenta una quota export del 39%.
Nuove sfide: tornare a produrre
Da tale situazione deriva una drastica diminuzione del fatturato, che determina la flessione del Prodotto Interno Lordo e quindi l’aumento del rapporto deficit-Pil. Questa dinamica pone con urgenza il problema della sostenibilità del debito italiano. Per ridurlo il nostro Paese deve tornare a produrre.
Nuove sfide? Anche le aperture estive straordinarie
Nello scenario fin qui descritto si inserisce un fenomeno che ha fatto molto discutere nelle scorse settimane: le aperture estive straordinarie. Per le imprese che si sono fermate durante il lockdown, o che sono rimaste attive solo in parte, lavorare nel mese di agosto non è stato opzionale. Ha rappresentato, al contrario, una necessità, quella di portare a termine gli ordini inevasi, al fine di rispettare gli impegni presi con i committenti.
Lavoro e famiglia
Non dobbiamo dimenticare, poi, che alla salute del tessuto industriale sono legate le vite delle nostre famiglie. Basti osservare che oggi, nelle province di Venezia e Rovigo, sono attivi ammortizzatori per 16.491 dipendenti di nostre aziende associate.
Nuove sfide. Soluzioni coraggiose
In questo contesto, occorre disegnare soluzioni competenti e coraggiose. Confindustria Venezia da tempo sta promuovendo l’istituzione della Zona Logistica Semplificata “rafforzata” nell’Area Metropolitana di Venezia e Rovigo. Attraverso le agevolazioni fiscali e gli strumenti di semplificazione burocratica previsti, la Zls permetterà di valorizzare le nostre imprese e di attrarre capitali italiani ed esteri. La sua realizzazione, infatti, potrebbe generare nel nostro territorio ben 2,4 miliardi di investimenti e 26.600 nuovi posti di lavoro, tra diretti e indiretti. Per questi motivi essa rappresenta un laboratorio di grande interesse, a vantaggio dell’intero Paese.
L’aiuto dello Stato
Anche a livello nazionale serve un piano concreto e credibile per investire le ingenti somme messe a disposizione dal Recovery Fund. In questo percorso lo Stato deve abbandonare l’approccio ideologico più volte dimostrato in passato. Pensiamo, ad esempio, alla questione del Mes. È fondamentale accettare quei 36 miliardi dei quali abbiamo bisogno per colmare le criticità del nostro sistema sanitario. Auspichiamo dunque che il Governo rifletta seriamente sulle proposte avanzate dal mondo produttivo, vero motore dell’Italia, fonte di ricchezza e di occupazione.