La sesta medaglia d’oro per l’Italia arriva dal ciclismo su pista nell’inseguimento a squadre. Dopo essere saliti sul tetto del mondo, ieri con il record mondiale, oggi l’inseguimento italiano ha regolato gli ex detentori la Danimarca del primato del mondo. Filippo Ganna, Simone Consonni e i nordestini Jonathan Milan (di Buja) e Francesco Lamon (di Mirano) hanno battuto, per la prima volta la Danimarca fissando il nuovo record del mondo in 3’42”032. Partiti forte, gli azzurri hanno condotto la prova nella parte iniziale. Poi, a tre chilometri, è venuta fuori la maggiore regolarità dei nordici, che hanno recuperato ed incrementato il vantaggio fino ad 8 decimi. Quando mancano 500 metri parte la riscossa degli azzurri caratterizzata con una delle più incredibili rimonte mai viste in pista ad opera di Filippo Ganna, che ha fatto tre giri in testa, in una delle migliori versioni “Top Ganna”. Anche le bici sono di una fabbrica del Nordest, la Cicli Pinarello è di Treviso. Le scarpe di Filippo Ganna sono dell’azienda Nortwave, di Pederobba (Tv). Una vera Frecciazzurra!
Il Presidente Dagnoni: “E’ una gioia incredibile”
E’ una gioia incredibile – dice il presidente Cordiano Dagnoni subito dopo il successo – che abbiamo condiviso con il presidente Giovanni Malagò. Ci ho sempre creduto e sapevamo che nei metri finali Ganna avrebbe fatto la differenza. Pippo è un atleta incredibile, ma questo successo è merito di tutti. Lamon che parte nel modo migliore, Milan che ha un motore pazzesco per un ragazzo della sua età e Consonni che mette il cuore in questo progetto coinvolgendo tutti. Sono ancora giovani: a Parigi saremo ancora protagonisti”.
“Voglio ricordare Marco Villa, costruttore di queste impresa – fa presente il presidente Dagnoni – e tutto il suo staff, che ha lavorato con passione e competenza, come Diego Bragato e Fabio Masotti”. All’elenco aggiungiamo anche i nordestini Michele Scartezzini (di Verona) e Liam Bertazzo (di Padova), che hanno contribuito in questi anni a far crescere la specialità.
“Credevo che restasse un sogno, ci speravo ma dentro di me ero sempre dubbioso – sono le prime parole di Marco Villa – ai ragazzi non l’ho mai detto, perché non volevo instillare dubbi, ma i danesi in alcuni momenti, in questi anni, mi sono sembrati inarrivabili. Ieri è stato determinante, li abbiamo annichiliti con il nostro record del mondo. Quando sono andati avanti pensavo che avrebbero spinto ancora, invece erano ancora lì e quando Pippo è passato in testa, allora ci ho creduto veramente”.
Chi sono i quattro dell’ oro
Francesco Lamon, 27 anni di Mirano (Venezia) delle Fiamme Azzurre. Chilometrista, tocca a lui la partenza. Simone Consonni, 26 anni, bergamasco del Team Cofidis. Il direttore: gestisce il ritmo del quartetto. Jonathan Milan, 20 anni, di Buja (Udine) figlio di Flavio, ex corridore ciclista, del Team Bahrain. Il più giovane: mantiene il ritmo. Filippo Ganna, 25 anni, piemontese di Verbania del Team Ineos. Anche il preparatore atletico e tecnico è nordestino: Diego Bragato, che non è potuto andate a Tokyo, è di Motta di Livenza (Tv).
Filippo Ganna, un missile
La chiave: negli ultimi 2 chilometri è devastante. “Sapevamo di essere competitivi. Volevamo fare qualcosa di grosso e non ci siamo accontentati dell’argento. Conoscevamo i danesi, le loro caratteristiche e che nell’ultimo chilometro noi avremmo potuto recuperare. Non parlate solo delle mie tirate, perché io faccio il mio, ma i ragazzi che sono qui con me sono ancora più bravi a mettermi nelle condizioni per riuscirci”.
Jonathan Milan, friulano di Buja come la Maglia Rosa De Marchi
Milan è dello stesso paese di Alessandro De Marchi che è stato per due giorni in maglia rosa all’ultimo Giro d’Italia. “Soddisfatto del lavoro fatto in questi mesi. E’ un sogno di cui non mi sono ancora reso conto. So che abbiamo lavorato tanto e tutti insieme e credo che alla fine questo sia il risultato di tutto questo. So che mio padre (Flavio, ex ciclista) sarà al settimo cielo”.
Il bergamasco Simone Consonni
“Ho avuto difficoltà ad addormentarmi per l’emozione ma alla fine, partita la gara, non ho pensato ad altro. La cosa importante è divertirsi, come abbiamo fatto noi in questi anni”.
Francesco Lamon, il veneziano di Mirano
“La partenza è un momento complicato nel quale bisogna dosare le forze sempre per non disunire il quartetto. Nella prima, due giorni fa, penso di non aver dato il meglio, ma nei giorni successivi sono riuscito a trovare il giusto equilibrio”.
La medaglia d’oro nel quartetto 61 anni dopo Roma con i padovani Testa e Vallotto
L’Italia è tornata sul gradino più alto delle Olimpiadi dopo 61 anni, quando i padovani Franco Testa e Mario Vallotto, Luigi Arienti e Mario Vigna trionfarono a Roma. Ma l’Italia aveva vinto nel quartetto anche alle Olimpiadi di Anversa nel 1920, di Parigi (1924) con il vicentino Dinale, Amsterdam nel 1928, Helsinki nel 1952 e Melbourne con i veneti Faggin (Padova) e Gasparella (Vicenza).
Domani scende in pista Elia Viviani
Domani è il giorno dell’Omnium maschile e di Elia Viviani che scenderà in pista per la prima prova dell’Omnium alle ore 8,30 in Italia. La seconda prova (tempo race) è prevista per le ore 9,27. Alle 10,07 l’eliminazione e alle 10,55 partirà la corsa a punti finale.
Il grazie di Luca Zaia al veneto Lamon e a tutta la squadra “Chiamiamoli Frecciazzurra”
«Da oggi chiamiamoli Frecciazzurra, perché sono un treno di potenza, tecnica, coordinazione, amalgama di squadra. Francesco Lamon, il nostro campione di Mirano, Simone Consonni, Jonathan Milan e Filippo Ganna sono campioni olimpici di inseguimento a squadre con il nuovo record del mondo. Bravi, bravissimi, inarrivabili anche per i favoriti danesi e, ciliegina sulla torta, su avveniristiche biciclette marchiate Pinarello, il brand della bicicletta che ha fatto la storia della Treviso che vince. Il Veneto” aggiunge Zaia “manda un abbraccio particolare al miranese Francesco Lamon che, a 27 anni, raggiunge l’apice di una progressione di risultati incredibile ed entra di forza nella storia del ciclismo della regione più ciclistica d’Italia. Un abbraccio che accomuna anche gli altri tre campioni di uno sport spettacolare e difficile”. “In quei quattro minuti – conclude Zaia – si sono concentrati anni di lavoro e di preparazione ed è bello pensare che a spingerli sia stato anche il ricordo delle imprese dei venetissimi Beghetto, Bianchetto e Gaiardoni alle Olimpiadi di Roma ’60. Abbiamo vissuto emozioni uniche in meno di 300 secondi. Anche per questo grazie ragazzi».