“Da oggi la pittura è morta”. Se è vero, in quanti lo hanno notato e quando è successo? La devastante sentenza è attribuita al pittore francese Paul Delaroche, si dice che l’abbia esclamata nel 1840 dopo aver visto per la prima volta un dagherrotipo. Siamo nel terzo millennio e ancora non è stato celebrato un solenne funerale per quest’arte che sembra più viva che mai. Anche nelle esaltanti occasioni di autolesionismo o negazione, dipingere si è rivelato sempre un atto rivoluzionario. Ecco perché non dovete perdervi la mostra: “Stop Painting” concepita da Peter Fischli e allestita in modo superbo a Ca’ Corner della Regina, storico palazzo sul Canal Grande, sede veneziana della Fondazione Prada. L’artista ha definito l’ambizioso progetto “un caleidoscopio di gesti ripudiati” individuando i più importanti momenti di crisi nella storia della pittura, provocati da eventi sociali e tecnologici nell’arco di 150 anni.
Stop! Mi sento come Sherlock Holmes
Passeggiando per le sale di questa magnifica dimora nobiliare mi sono sentita come un detective alla ricerca dell’assassino: è tutta colpa dell’invenzione della fotografia? Ci sono impronte, tracce di Dna, fantasmi del passato che invadono il nostro presente? Quali sono le colpe dell’era digitale, possiamo concedere delle attenuanti?
L’artista
È stata definita una missione impossibile quella dell’artista svizzero Peter Fischli che conosce molto bene l’Italia (ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Urbino e Bologna). Da anni grande interprete nel panorama artistico internazionale, ha vinto con David Weiss il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 2003: un’installazione multimediale composta da 405 diapositive, 5 proiettori, 2 unità di dissolvenza, poliuretano dipinto e un letto.
Un grande STOP!
Il suo talento espositivo travolge subito lo spettatore grazie ad un monumentale “Stop” collocato nel punto di fuga prospettica dello scalone, un propiziatorio benvenuto di pura anarchia.
L’impatto visivo è coinvolgente e scenografico, ottanta artisti e più di cento opere, un’immensa collettiva rappresentata dai nomi più interessanti dell’arte moderna e contemporanea.
Dove si trova
Il Palazzo settecentesco si trova nel sestiere di Santa Croce. Venne costruito per la famiglia patrizia dei Corner di San Cassiano, sulle rovine del leggendario edificio gotico in cui nacque Caterina Cornaro, futura regina di Cipro. Un’infanzia serena la sua, tra le meraviglie di un Palazzo sul Canal Grande. Tuttavia, appartenere all’insigne casata Corner del ramo di San Cassiano aveva un prezzo: un matrimonio per procura a quattordici anni con il re di Cipro, frutto di un’astuta operazione economico commerciale nonché di alleanze strategiche. Come è noto Caterina dovrà in seguito abbandonare l’isola di Cipro per cedere il suo regno alla Repubblica Serenissima che in cambio le regalerà il Castello di Asolo. Nella sua nuova terra asolana, la sovrana in esilio dorato aveva gli stessi poteri del Doge, ma non poteva ospitare chi non fosse gradito alla Serenissima. Lei comunque sapeva scegliere bene gli invitati: Giorgione, Lorenzo Lotto, Pietro Bembo.
Ca’ Corner
Da ammirare gli affreschi del piano nobile di Ca’ Corner che rappresentano alcuni episodi della vita di Caterina Cornaro. Questi saloni esaltano in modo stupendo la contaminazione tra l’arte antica e quella contemporanea. Lo stile architettonico richiama la vicina Ca’ Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna, possente struttura progettata da Baldassarre Longhena. L’interno di Ca’ Corner è strepitoso grazie alle scenografiche scale simmetriche e i piani nobili decorati con splendidi stucchi e affreschi. Nel 1800 il palazzo diventa proprietà del Papa Pio VII che lo assegna alla congregazione dei Padri Cavanis. Fino al 1969 è la sede del Monte di Pietà, mentre dal 1975 al 2010 ospita l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia. Dal 2011 diventa la sede veneziana della Fondazione Prada che ha promosso il restauro conservativo.
STOP! Fermatevi e ammirate
Le alchimie lagunari stupiscono i “foresti” che non riescono quasi mai a trovare l’ingresso di un edificio perché si orientano sempre con la spettacolare porta d’acqua e l’affaccio sul Canal Grande. Invece come per magia, imboccando una segreta e nascosta calle veneziana, il Palazzo appare all’improvviso come un miraggio.
È un miraggio anche Stop Painting?
Grazie al progetto di Peter Fischli in queste sale ci sono 150 anni di turbolenze, tra opere, video e installazioni. Lo racconta lui stesso: Provai a tracciare il vago profilo di una struttura narrativa per una mostra sul tema “smettere di dipingere”. Qualcosa come “le cinque crisi della pittura”. In seguito, decide di sostituire la parola “crisi” con “rottura”, un sentiero composto da lacerazioni e fenditure che hanno provocato mutamenti epocali. Il più deflagrante è indubbiamente l’avvento della fotografia, da qui la disperazione di Paul Delaroche che era un eccellente ritrattista e universalmente noto per i suoi soggetti storici: “ma perché dipingere Napoleone che valica le Alpi quando si può produrre un’immagine con una macchina fotografica?”
Il percorso
Peter Fischli ha concepito la mostra come una pluralità narrativa, realizzando 10 sezioni. Il percorso espositivo inizia al piano terra con un modello in scala dell’intero progetto definito dall’artista: “Una scultura di una mostra di pittura”. Oltre alla rottura provocata dalla fotografia, ci sono altri elementi di crisi come il collage e l’invenzione del ready-made, anglicismo che sta per “già fatto”, quando l’artista si appropria di un oggetto e lo fa diventare opera d’arte, come fece Duchamp con il celebre orinatoio “Fontana” del 1917.
Lo scolabottiglie
Ma il suo primo ready-made risale al 1914, si tratta di uno scolabottiglie. Gustoso aneddoto: l’originale non esiste più, dato che la sorella di Duchamp lo gettò via durante un’accurata pulizia generale dell’appartamento, mentre il fratello era negli Stati Uniti.
In questi ultimi 150 anni sono tante le insidie che la pittura ha dovuto affrontare, dall’osteggiato concetto di arte bene di consumo degli anni Sessanta, alla crisi della critica nella società tardocapitalista.
STOP. Per scoprire tante anime e tanti generi
Nei meravigliosi saloni di Ca’ Corner della Regina si incrociano e si scontrano tante anime, dalla negazione della tela, al cinematografico “Die Hard” Duri a morire, artisti d’avanguardia sedotti dal potere del figurativo nonostante tutto. Una mostra imperdibile e piacevolissima. Come tutte le cose realizzate con intelligenza, più che dare risposte, ha il pregio di suscitare domande e accendere tante lampadine.
“Nel contesto dei nuovi media la pittura acquista un nuovo potere di irradiazione e beneficia dell’illuminazione più di ogni altra disciplina artistica. Un’illuminazione simulata che si produce con l’ausilio della tecnologia contemporanea. Stavo guardando sul mio laptop un collage di Schwitters del 1947 su cui è scritto Don’t be a dim bulb. Grazie allo schermo, il collage era illuminato e ho avuto la sensazione di contemplare simultaneamente il passato, il presente e il futuro. Ho visto la luce della lampadina spenta”. Peter Fischli
STOP PAINTING AN EXHIBITION BY PETER FISCHLI
Fondazione Prada – Venezia Ca’ Corner della Regina Santa Croce 2215,
22 maggio – 21 novembre 2021
Tutti i giorni, tranne il martedì, dalle ore 10 alle 18
Fermate vaporetto: Linea 1 – San Stae / Rialto Mercato
Sei unica! Sai decrivere partecipando con i tuoi sentimenti e conoscenze!
Dott.ssa Elisabetta, i Suoi articoli sono ben organizzati, perché c’è spazio per il presente, per il fatto, ma non mancano notizie storiche sui luoghi e sui personaggi. A questo aggiunge anche leggerezza con pennellate che fanno sorridere. Per esempio a me è piaciuta molto il racconto di Caterina Cornaro e il suo successivo trasferimento a Asolo dove dove stare attenta agli ospiti: “Lei comunque sapeva scegliere bene gli invitati: Giorgione, Lorenzo Lotto, Pietro Bembo”. Il racconto della mostra è molto “ermeneutico”, però ci fa riflettere sulle cesure, chiamate crisi, che hanno caratterizzato l’arte moderna dopo la fotografia. Complimenti, Lei, Dott.ssa Elisabetta, fa amare Venezia e tutto ciò che accade in questa straordinaria città Serenissima.
Elisabetta come al solito riesci a stupire con il tuo lavoro davvero straordinario.
Cara Elisabetta penso che entro il 21 novembre dovrò assolutamente trovare il tempo per andare a Palazzo Corner per visitare la mostra “Stop painting” che tu con la solita capacità di coinvolgimento hai presentato con tanta maestria. Chissà che nell’occasione ci si possa incontrare.Da Auronzo per ora ti abbraccio e ti ringrazio per le tue solerti comunicazioni.
Bellissimo articolo di Elisabetta Pasquettin