Un numero che non dimenticheremo facilmente, questo 2020, un anno che rimarrà come uno spartiacque tra un “prima” e un “dopo”. Per tutti noi ha significato paura, solitudine, preoccupazioni, problemi, lutti, ma anche tempo, un tempo dilatato che non eravamo abituati a gestire, presi come eravamo da una vita colma di impegni, vissuta sempre, o troppo spesso, di corsa. Qualcuno ha saputo riempire questo tempo sospeso, impiegandolo in modo creativo facendo di quest’esperienza davvero straordinaria un’occasione per riflettere e restituire agli altri sensazioni, pensieri, ricordi, speranze e magari qualche illusione. È il caso degli autori di questo piccolo ma denso libro che in venti testi e venti disegni ci racconta un luogo (Marghera), un locale (Al Vapore), la famiglia che l’ha creato nel 1952 dandogli il nome di Bar Stop (i Pesce), e ci parla di musica, tanta musica, soprattutto il Jazz che l’ha caratterizzato fin dalla sua rinascita nel 1986, e di spunti di lettura, di ascolti radiofonici.
Il jazz di sottofondo
Ma non solo: in questa settantina di pagine accade anche di ritrovarsi riflessi come in uno specchio, perché qui ci siamo tutti noi che abbiamo frequentato il Vapore in questi decenni e molti dei ricordi di Stefano sono un po’ anche nostri. Il sogno di avere una Città della Musica, per esempio, accarezzato per anni e mai decollato; le serate estive al Village; i concerti straordinari di Archie Shepp, Steve Lacy, Airto Moreira, Manu Dibango, e poi di Finardi, De Piscopo, Fresu, Rava: serate indimenticabili.
Stefano e il suo ottimismo
Di Stefano Pesce mi ha sempre colpito il sorriso, aperto e spontaneo, con il quale ti accoglie appena entri nel locale, e questo sorriso si percepisce tra le righe, quando scrive, anche quando ricorda momenti tristi o situazioni commoventi e problematiche che a Marghera non sono certo mancate e di cui troviamo testimonianze partecipate nel testo. La fatica del lavoro in fabbrica, gli incidenti che potevano cancellarci dalla faccia della terra e sventati per miracolo, le malattie causate dal Petrolkiller, l’inquinamento alle “Terre rosse” dove negli anni ‘70 i ragazzini scorrazzavano in bicicletta ignari del pericolo, ma anche vicende più private, la perdita del padre Alfredo e della madre Maria, o la scomparsa prematura del cognato portato via dal Covid.
Anche Marghera può rinascere a ritmo di jazz
Ma su tutto questo il suo sguardo è sempre positivo, guarda al futuro con l’ottimismo della volontà, riuscendo a immaginare, per esempio, un destino “verde” per una Marghera nuova, rigenerata, che descrive nel capitolo Dieci. Cronaca dal futuro o alla fine del capitolo tre, dedicato alla darsena che parla dell’importanza dell’acqua e che si conclude con queste parole: “Da qualsiasi altra parte del mondo la rinascita delle periferie è ripartita proprio dall’acqua e da luoghi così. Anche a Marghera, nonostante questo fantastico flusso vitale sembri disperso, succederà, ne sono certo, è solo questione di tempo” (p. 21).
Il lockdown
Un ottimismo che, nonostante tutto, ha portato Stefano a non piangersi addosso per la chiusura della sua attività durante il lockdown, ma l’ha spronato a inventarsi modi alternativi di gestirlo, non solo con la proposta del delivery e/o del take away (come hanno fatto in molti), ma anche con i collegamenti on line che hanno portato a casa nostra la musica dal vivo a cui siamo affezionati.
Un jazz positivo che si snoda tra le pagine di un libro
Tra un capitolo e l’altro le linee essenziali, spesso continue, dei disegni di Cristina Cervesato fanno da contrappunto alla narrazione, narrazione di estrema sintesi anch’esse, molto evocativa ed efficace. Volti stilizzati che incrociano pezzi di realtà: panni stesi, un cormorano, un sax, l’elica del DNA. Nel volume trovano spazio anche una poesia di Ferruccio Brugnaro, momento di forte intensità, e la prefazione di Gianfranco Bettin, che conosce bene Marghera a la racconta da tempo, con l’intelligenza e la sensibilità che conosciamo.
Stefano Pesce e Cristina Cervesato, La linea del 2020. 20 scritti e 20 scarabocchi dove Mar ghe gera e dove Mar ghe sarà, Venezia Marghera, Helvetia Editrice, 2021 (Rosso veneziano. Narrazioni, n. 26).
Grazie Annalisa! Una bella recensione per un libro che sta, fortunatamente, incontrando il gusto dei nostri lettori.
Sono felice che ti sia piaciuta!
Difficile commentare una recensione cosi bella.
Come autore sono lusingato oltre che immensamente felice. Non posso che ringraziare Annalisa Bruni per essere entrata in profondità riuscendo a cogliere l’essenza del lavoro, leggendo e interpretando le 20 linee delle storie e dei disegni anche – e soprattutto – col cuore.
❤️
Grazie Annalisa per aver colto in profondità “La Linea del 2020”: siamo davvero felici che il nostro messaggio ottimistico sia giunto diretto attraverso parole e linee essenziali e sincere!
Arrivato dritto al cuore! 🙂