Adesso vanno di moda i selfie, per ricordare un momento felice, la nascita di un’amicizia, una serata insieme. Qualcun altro – come Claudio Ronco e Arrigo Cipriani – preferisce le parole. Entrambi le sanno usare bene: Ronco è uno dei massimi esperti al mondo nel campo delle malattie renali, direttore del Dipartimento di Nefrologia dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza, docente universitario a Padova ed in altri prestigiosi atenei all’estero, fondatore dell’IRRIV (International Renal Research Institute of Vicenza). Scrive per ricerca, per competenza, anche per passione. Cipriani (e chi non lo conosce?) è uno dei ristoratori italiani più famosi del pianeta: un nome, una garanzia. Anche ad Arrigo, scrivere piace, per raccontare, per spiegare la propria meravigliosa filosofia di vita. Una filosofia legata al suo famoso “Harry’s Bar”.
Come si sono conosciuti
I due si sono conosciuti a Sandrigo, dove hanno ricevuto l’Onorificenza della Venerabile Confraternita del bacalà alla vicentina, e si sono subito piaciuti. Forse li ha uniti quel connubio felice, e raro, tra impegno e leggerezza, per cui ogni cosa – nel lavoro, nel quotidiano – va eseguita al meglio. Con amore, con dedizione. Come sostiene Ronco, essere medico vuol dire soprattutto amare, e servire (che è un’arte o, come ribadisce da sempre Arrigo, un privilegio) significa lo stesso: ancora una volta, amare.
Un libro che nasce in un bar
È nato così, da una sintonia perfetta tra la qualità e la cultura di Cipriani e la visione umanistica di Ronco, un libro lieve ma profondo: Una sera al BAR, appena uscito per i tipi di Mazzanti Libri. Lo firma Ronco, con contributi altrettanto illustri: la prefazione è affidata ad Arrigo Cipriani, l’introduzione a Carlo Cambi (giornalista, l’autore de Il gambero rozzo) e la postfazione allo scrittore e giornalista Giandomenico Cortese. Racconta, in una prosa gioiosa e sincera, la cronistoria dell’incontro con Cipriani, la scoperta di un’affinità profonda, il desiderio di approfondire la conoscenza, fino all’occasione per ritrovarsi: Claudio e signora con Arrigo, ad un tavolo del BAR. Il BAR per eccellenza, l’ineguagliabile Harry’s Bar di Venezia.
Ronco e il suo ricordo nel bar davanti a un prosecco
Lo spunto è leggero, ma l’autore ne fa scaturire una cascata di evocazioni, memorie, considerazioni sulla vita da far riflettere su ciò che conta davvero, sul godimento fisico e psichico che deriva dalla buona compagnia. Un racconto infinitamente più efficace del miglior sito web, con una tale quantità di link da meravigliare anche il più smaliziato dei giramondo. Perché nulla è delizioso quanto una pasta al burro e formaggio che sa di casa, un bollito affidabile, un intramontabile Bellini. Nulla disseta come una caraffa di Prosecco, con buona pace dei consigli medici.
Tutto intorno al tavolo di un bar
Non a caso Cambi ringrazia l’autore per aver composto, con il suo libro, un manuale sulla felicità, un concerto dei sensi così vicino all’Inno alla gioia della Nona Sinfonia beethoveniana. Il miracolo si compie attorno ad uno dei tavoli rigorosamente rotondi (perché nessuno si senta lontano o trascurato) del BAR, in una sinestesia completa tra i piatti della tradizione ed i colori soffusi di stoviglie e menu. Racconta Ronco: «Sai Arrigo – gli dico – spesso giudico un ristorante dalla dimensione dei tovaglioli. Mai meno di sessanta centimetri, ma ho avuto orgasmiche esperienze di quadrati di lino finissimo con ottanta centimetri di lato …». La musica del silenzio, nello stile sommesso del BAR, grazie ad un’insonorizzazione efficace, fa il resto.
L’emozione
«Che bello, che onore, che emozione, che … bello», è il commento di Claudio: non si può fare a meno di chiamarlo per nome, tanto è genuina, commovente la sua reazione. Lui, conteso tra tutti gli Istituti di Ricerca, che ha conosciuto persone straordinarie e ha saputo creare terapie innovative, è commosso dall’ospitalità raffinata e diretta del grande Arrigo. Del resto, e nel libro ne abbiamo la prova, Ronco è chiamato Il connettivista: gli piace, da sempre, mettere insieme le competenze; umanesimo e tecnologia, sviluppo sostenibile e progresso scientifico, medicina ed etica. Continua a prendersi cura di ogni malato, come un tempo faceva suo padre Aldo, con coscienza ed empatia.
I ricordi
Tra una portata e l’altra, conversando con Arrigo, vengono a galla il legame con la montagna (dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza), la passione per la Fender Vintage, per la moglie, compagna di una vita, e per l’eleganza delle linee parallele.
Una cena al BAR, per raccontare una verità umana, complessa, ma sempre coerente, agita sotto l’impulso delle passioni, ma con una grande serietà di fondo. Anzi, le verità sono due, perché gli fa da controcanto la semplicità anch’essa complessa, ma limpida di Arrigo. La differenza tra curare sommariamente e prendersi cura, in una tiepida serata d’autunno a Venezia: «A volte sono i luoghi, a volte sono le emozioni, – scrive Claudio – ma il più delle volte sono le persone a farci vivere momenti straordinari». Qualche volta sono anche i libri, come questo.