Un giardino deve essere ascoltato, nutrito, protetto. Solo così può diventare luogo d’incontro, un terreno dove seminare segni, suoni e parole. È lo specchio della nostra vera anima: i contemplativi percepiscono profumi e colori a occhi chiusi, i clandestini rubano i semi, come fece Goethe quando si portò via semi e foglie disseccate di alcune piante trovate sulla spiaggia del Lido di Venezia. Le descrive tutte salde e forti, piene di succhi tenaci per via della salsedine. Che siano così anche i veneziani? Indubbiamente hanno quel bagliore bizantino che amalgama le creature marine a quelle terrestri producendo una scia di mistero che in economia potremmo definire valore aggiunto. Maggio è il mese ideale per visitare i giardini e Venezia, città d’acqua, ne è piena, una foresta galleggiante che profuma di glicini, pitosfori, olea fragrans.
Giardini che portano echi della foresta
Nei pressi di Piazza San Marco esiste un’oasi di verde che si affaccia sul Bacino: i Giardini Reali. Un’area incantata di circa 5000 metri quadrati, circondata dall’acqua e costeggiata dal Museo Correr e dalla Biblioteca Marciana. Un vero prodigio della natura e della cura dell’uomo che offre prospettive insolite e originali, solo da qui possiamo vedere il Campanile di San Marco che svetta avvolto da alberi altissimi.
La nascita
I Giardini Reali nacquero come progetto di riforma napoleonica dell’Area Marciana con la decisione, sancita l’11 gennaio 1807 dal decreto di Bonaparte, di destinare le Procuratie Nuove a sede del Palazzo della Corona. Per tutto l’Ottocento rappresentarono un luogo di grande pregio, con il pergolato in ghisa, il ponte levatoio, la cancellata, il Padiglione neoclassico realizzato da Lorenzo Santi.
Il progetto
Nel 2014 a Venezia, nasce la “Venice Gardens Foundation”, presieduta da Adele Re Rebaudengo. La Fondazione ha lo scopo di restaurare e conservare parchi, giardini e beni di interesse storico-artistico. Ha promosso e curato il restauro dei Giardini Reali restituendo alla città uno spazio fantastico inaugurato nel dicembre 2019. Poi la pandemia ha sconvolto le nostre relazioni sociali e chiuso anche i cancelli del giardino, che però ha continuato a vivere e fiorire grazie alla cura del capo giardiniere: narcisi, tulipani, glicini, alberi ad alto fusto, arbusti e rampicanti. Una scelta che ha privilegiato piante con radici robuste e forti che non necessitano di irrigazione nemmeno durante l’estate.
Gli echi della foresta dopo la Pandemia
Un anno di immensa, silenziosa bellezza, poi finalmente il 18 maggio 2021 l’inaugurazione con pubblico della mostra: “Echoes of the Forest” Maria Thereza Alves – Jimmie Durham – collettivo LABINAC. Adele Re Rebaudengo e la curatrice Chiara Bertola, hanno invitato gli artisti ad esporre le opere selezionate dal collettivo di progettazione LABINAC durante la Biennale di Architettura 2021, nella serra dei Giardini Reali, “The Human Garden”.
Come nasce la mostra
Così nasce la mostra dal titolo evocativo: Echoes of the forest che comprende le creazioni di Maria Thereza Alves. Otto vasi, tutti pezzi unici, realizzati in diversi laboratori di vetro e attraverso un processo di sperimentazione tra l’artista e i maestri vetrai. È ispirato agli alberi, il lampadario in acciaio e frammenti di vetro di Murano di Jimmie Durham. Disegnati dagli artisti anche dei tavoli elaborati proprio per i Giardini, metafora di luogo d’incontro, nascita e fioritura di idee. Lavori che, per scelta dei materiali e colori, sprigionano sensazioni di movimento, quasi potessimo sentire i suoni e il respiro della foresta.
Gli echi della foresta arrivano anche dal Brasile
“Noi umani abbiamo sempre bisogno di sapere che il resto della natura è vicino” ha detto Jimmie Durham artista statunitense Leone d’oro alla carriera alla Biennale 2019. Performer, saggista e poeta, è da tempo impegnato in politica e nei diritti civili. Maria Thereza Alves è originaria di San Paolo del Brasile, realizza lavori site-specific su arte ed ecologia. Studia la migrazione della vita vegetale, grazie al progetto Seeds of Change che si occupa del tema della zavorra nei vari porti europei in relazione ai cargo che attraversano gli oceani.
Quando gli echi vanno oltre il silenzio e la bellezza
La terra usata come zavorra per ancorare le navi mercantili, veniva scaricata una volta giunti in porto. Era una terra ricca, proveniente da svariate zone. Era trasportata involontariamente, ma una volta depositata poteva, grazie ai semi, germogliare e modificare il paesaggio europeo.
Nel suo lavoro l’artista si concentra su tipologie di piante e semi locali, spesso trovati nelle vicinanze di grandi cantieri, che poi coltiva in serre. I suoi esperimenti mostrano che i semi possono sopravvivere come dormienti anche per decenni.
Il concetto di migrazione delle piante è davvero affascinante, gli echi della foresta esposti ai Giardini Reali vanno oltre la bellezza di una installazione artistica, suggeriscono al mondo la necessità di costruire un nuovo rapporto con la natura, seminando armoniosamente ogni luogo dell’attività umana.
ECHOES OF THE FOREST
19 maggio – 5 giugno 2021
3 settembre – 17 settembre 2021
Da martedì a domenica dalle 10,30 alle 17,00.
Giardini Reali di Venezia – Piazza San Marco.
Dott.ssa Elisabetta, i Suoi articoli sono sempre interessanti. Parlare di giardini a ridosso di piazza San Marco, avere cura di questi angoli, la mostra ecc. Ma quello che mi ha più incuriosito e che non sapevo è la migrazione delle terre e della zavorra. Sapevo di viaggi in nave di piccoli animali, topolini, insetti, uccelli, ma addirittura semi con la sua terra originale, mai sentito: “La terra usata come zavorra per ancorare le navi mercantili, veniva scaricata una volta giunti in porto. Era una terra ricca, proveniente da svariate zone. Era trasportata involontariamente, ma una volta depositata poteva, grazie ai semi, germogliare e modificare il paesaggio europeo”. Complimenti Venezia offre tante pagine di storia e cultura, basta frequentarla.
Elisabetta carissima, con i tuoi articoli sai sempre creare nuove sorprese argomentando di storie nuove ed originali facendomi scoprire nuovi mondi con riferimenti storici che mi attirano fortemente. È bello seguirti nel tuo impegno per il quale non posso che complimentarmi con piacere. Sempre tuo devoto lettore.
Che interessante questo excursus sui Giardini Reali veneziani!.I tuoi articoli sono sempre ricchi di informazioni stimolanti che inducono il lettore ad approfondire ulteriormente i temi trattati.
Gentile Elisabetta, sì, riesci sempre a mettere addosso una gran voglia di toccare con mano.
Grazie.u
Cara Elisabetta, non è facile trasformare le parole in immagini. Tu ci riesci magistralmente. Sai bene quanto io sia innamorato di Venezia, Ed anche se vivo a più di cinquecento chilometri di distanza, leggerti, mi permette di rivivere luoghi e vicende conosciute, ma soprattutto di imparare fatti per me nuovi. Tutto ciò non fa altro che aumentare il desiderio di tornare presto nella tua meravigliosa Città. Grazie.