Ivo Prandin continua a riflettere con i suoi pensieri virali nuovi. In libertà ragionando su questa situazione che ci vede lottare ogni giorno di più contro un nemico invisibile. Pochi pensieri ma densi di spunti. Mentre i vaccini scarseggiano siamo tornati arancioni. Ma quanto durerà? Nessuno ha la sfera di cristallo ma intanto ecco cosa Ivo ci regala questa settimana. Aspettando in coda la vaccinazione….
Noi e le stelle dei prati
A tutti, oggi, tocca mettersi in fila, dove proviamo la nostra resistenza e la disciplina, atteggiamento che non dobbiamo a nessun altro che a noi stessi perché il nemico è cieco e di noi non gliene importa. In coda, dunque, guardiamo il tablet o il giornale, oppure giriamo lo sguardo intorno. E scopriamo qualcosa. Per esempio: esterno di un Centro di medicina, poche persone in attesa sedute su muriccioli di cemento, altre in piedi. Io all’ombra di un alberello sono attratto da un rettangolo di verde pallido, un’aiuola erbosa che misura 10 passi per 2, e contiene 95 margherite (le ho contate!), belle e piene, vere stelle dei parati incastrate fra le automobili parcheggiate e il marciapiedi. L’erba tende al giallo, un po’ trascurata, ma la Natura non ha chiesto il permesso per esibire le sue gloriose creazioni. Vogliamo leggere questo frammento di realtà come un esempio?
Geografia arlecchina
Noi e la pandemia? Abbiamo instaurato un rapporto che si può riassumere in una definizione geo-psicologica, che fa parte del linguaggio figurato e consiste in tutto di cinque parole: “Siamo confinati dentro un colore”. Ecco, viviamo in sofferenza nell’Italia arlecchina dove la nuova geografia, questa in cui viviamo, conquistata dalle forze d’occupazione del coronavirus, ha annullato i confini del mondo…. Nel nostro caso, però, non parliamo di Stati nazionali, ma di abitazioni: i confini che ci legano sono le misure di sicurezza e lo scudo sanitario, cioè confini armati contro un invasore micidiale. Esistono tanti tipi di geografia.
Vaccinati e rivelati
“… e ti chiamano per nome. No, niente numero, come in altri presidi: qui si rivolgono a te”. C’è un po’ di emozione, di sorpresa e forse di meraviglia fra gli over80, come si intuisce da queste parole di un’amica appena vaccinata all’ospedale della sua città: “Non devi prendere il numero…”: la signora è desiderosa di raccontare la sua nuova esperienza. “Vaccino Pfizer” precisa spontaneamente per completare il quadro.
Ha ragione lei: nei rapporti con le istituzioni pubbliche, che non sono poche, il numero sostituisce spesso la persona. Oggi la chiamata, voce e gesto, ti fa entrare in scena nel punto dove convergono gli sguardi degli altri convocati dall’Usl; la voce dell’infermiera ti distingue e, mentre ti nomina, la tua persona si rivela: è l’identità, signori, tu sei quel nome!
Verbo di vicinanza: avvacinarsi
Scherzosamente, corrispondendo con una nipote lontana, la signora N. auspica il ritorno alla vicinanza e rassicura che si può farlo grazie al vaccino, e dunque nasce un verbo inusuale, “avvacinarsi”, verbo riflessivo, tempo infinito presente.
Ma dietro lo scherzo c’è la dura, e ancora tragica, attualità del genere umano incalzato e oppresso dall’attacco dei coronavirus (al plurale). Avvaciniamoci dunque.
Haiku
Pallidi lampi entrano
dalla finestra
a mezzogiorno
Sono voli di colombe
Commossa, Ivo…. quando, nel rettangolo di prato, ti accorgi dei fiori. Piccola grande bellezza, e condivisione. ❤️
Ciao Ivo è sempre bello ascoltarti!!! Complimenti per i tuoi pensieri sempre molto profondi.
Grazie Ivo
La tua sensibilità e saggezza ci ricorda che anche nei momenti più difficili la bellezza della vita ci accompagna sempre … basta saperla guardare e sapere farsi guardare
Come sai fare tu …